Dopo l'incidente di 10 anni faEcco perché le condizioni di salute di Michael Schumacher restano segrete
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29.10.2023
Dal suo incidente sugli sci, nel 2013, ci sono state continue speculazioni sulle condizioni di Michael Schumacher. Ora l'avvocato della famiglia ha spiegato perché non ci sarà un rapporto definitivo sullo stato di salute dell'ex campione di Formula 1.
bb
29.10.2023, 06:00
29.10.2023, 09:50
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Da quando, dieci anni fa, ha avuto un incidente sugli sci, il mondo si interroga sulle condizioni del sette volte campione del mondo di Formula 1 Michael Schumacher.
È ancora più sorprendente che l'avvocato di Schumacher, Felix Damm, stia ora commentando in dettaglio il caso in un'intervista.
«Abbiamo valutato se un rapporto finale sullo stato di salute di Michael possa essere il modo giusto di procedere», afferma Damm.
La notizia ha fatto il giro del mondo in pochi secondi: Michael Schumacher ha avuto un grave incidente mentre sciava a Méribel, in Francia, il 29 dicembre 2013.
Sono passati ormai dieci anni da quel giorno e né i suoi fan né i suoi amici sanno quali siano realmente le condizioni di salute di Schumi. La famiglia e i suoi avvocati proteggono infatti completamente il sette volte campione del mondo di Formula 1 e non lasciano trapelare alcuna informazione.
Ma quello che forse è ancora più sorprendente è che negli scorsi giorni l'avvocato di Schumacher, Felix Damm, abbia commentato il caso in un'intervista dettagliata al «Legal Tribune Online» (LTO).
Felix Damm: «Michael non aveva problemi con le critiche»
L'avvocato in questione rappresenta i diritti degli Schumacher da 15 anni. Il suo principale obiettivo, dice, è proteggere la privacy della famiglia. «Michael non aveva problemi con le critiche nei suoi confronti. Ma ciò che gli è sempre importato è proteggere la sua cerchia famigliare, la sua privacy», spiega Damm.
Alla domanda sul perché fino ad oggi non siano state fornite al pubblico notizie concrete sullo stato di salute di Michael Schumacher, Damm ha risposto così: «Abbiamo valutato se un rapporto finale sulle sue condizioni potesse essere la strada giusta da percorrere. Ma a nostro avviso non sarebbe stata la fine della storia, ma ci sarebbero dovuti essere rapporti aggiornati regolarmente».
Secondo Felix Damm, non spetta a lui chiedere ai media di non parlarne più. Ma quindi essi potrebbero riprendere ripetutamente la notizia e chiedersi: «E come sta adesso?». E in questo caso, l'avvocato spiega qual è il problema legale: «Se poi volessimo agire contro queste segnalazioni, dovremmo affrontare l'argomento dell’autodivulgazione volontaria».
Ecco perché non sappiamo come se la passa Schumi
Felix Damm spiega questa «autodivulgazione volontaria» al «Legal Tribune Online» come segue: «Nessuno può invocare la privacy su fatti che egli stesso ha volontariamente reso pubblici». In concreto, ciò significa che se la famiglia fornisse informazioni sullo stato di salute attuale di Michael Schumacher, dovrebbe anche convivere con le notizie che ne derivano.
Questo è stato un problema nei giorni successivi all'incidente. All'epoca i medici dello sportivo tennero diverse conferenze stampa. «In realtà si trattava di contenuti classificati come privati. Fino ad allora, questo era completamente un tabù. E la famiglia correva il rischio di aver reso possibile una successiva denuncia».
In seguito un tribunale stabilì che le informazioni erano così generiche da non giustificare speculazioni sulle condizioni di Schumacher.
Copertina di cattivo gusto: «Non è più con noi»
Alla domanda se potesse capire che i fan di Michael Schumacher vogliono sapere come sta l'ex pilota, Felix Damm risponde: «Certamente. Ma credo anche che la stragrande maggioranza dei fan sia in grado di gestire bene la cosa e di rispettare il fatto che l'incidente abbia messo in moto un processo in cui il rifugio privato è necessario. E continuerà a essere rispettato».
L'avvocato si è però detto sorpreso, a volte, dalla copertura della stampa. «Sono rimasto stupito di come molti media riportino notizie anche se non ci sono informazioni affidabili. Di come si possano creare presunte storie a partire da zero informazioni».
E cita l'esempio di una rivista che, in copertina, ha scritto a chiare lettere: «Non è più tra noi». Questo «dava l'impressione che Michael Schumacher fosse morto, una cosa di cattivo gusto». Questa frase è costata alla rivista 100.000 euro.
«Non sono a conoscenza di nessun caso in cui sia stato necessario pagare un risarcimento monetario più alto per la pubblicazione di una frase».