Il musicista italo-albanese ha confessato a Verissimo che il suo amore per la musica è stato fortemente disciplinato dalla madre violinista.
Ermal Meta è stato a lungo un «bambino ribelle».
Carattere disciplinato dalla pazienza e l’insegnamento della madre violinista, che ha sempre appoggiato le ambizioni musicali del figlio anche a costo di grandi sacrifici.
«Volevo fare musica e lo sapevo. Ho iniziato a suonare il piano a 6 anni e ho smesso a 7. In Albania erano severi, ti bacchettavano quando sbagliavi. Visto che ero molto ribelle, decisi di non andarci più. Ho ripreso a suonare a 17/18 anni. Andai a vedere un concerto e decisi che volevo rimettermi a suonare. Dopo è arrivata la chitarra», ha dichiarato Ermal Meta a Verissimo, secondo Radio 105.
«Ha fatto tante cose bellissime per me. Volevo una tastiera ardentemente ma non potevo permettermela. Un giorno tornai a casa e mia sorella mi accolse con un ghigno. Andai in camera mia e trovai la tastiera. Mi sono sentito malissimo perché mia madre non poteva permetterselo e aveva acceso un finanziamento. Mi viene da piangere ancora adesso. Dopo un po’ di tempo l’ho rivenduta e quello che ho ricavato l’ho restituito a mia madre».
Meta sarà uno degli ospiti di punta del Radio City Milano, festival in programma dall’1 al 3 giugno in piazza del Cannone e alla Triennale: evento che vedrà sul palco anche Lo Stato Sociale, Fabrizio Moro, Eugenio Finardi e Almamegretta.
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