«Everybody loves diamonds»Parla la mente del memorabile furto nel caveau del Diamond Center di Anversa
Covermedia
13.10.2023 - 13:00
Leonardo Notarbartolo, 71, racconta la sua versione sul memorabile furto nel caveau del Diamond Center di Anversa, in Belgio, dove svuotò 123 cassette di sicurezza.
13.10.2023, 13:00
13.10.2023, 13:16
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Kim Rossi Stuart sarà il palermitano Leonardo Notarbartolo nella serie tv «Everybody loves diamonds», in uscita il prossimo 13 ottobre, diretta dal torinese Gianluca Maria Tavarelli.
La pellicola racconterà il memorabile furto del Lupin italiano avvenuto nel caveau del Diamond Center di Anversa, in Belgio, dove svuotò 123 cassette di sicurezza nel 2003.
«La banda era formata da quattro persone, tutte specializzate in un settore. Prima del colpo non ci conoscevamo neanche. Ci vollero tre anni per organizzare il furto, ma poi ne uscimmo con un bottino da 200 milioni di dollari in diamanti e gioielli», dice Leonardo Notarbartolo, 71 anni, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
«Ognuno aveva la sua mansione, io dovevo occuparmi dei sistemi di antifurto del caveau. Usai una lacca per coprire il sensore che coglie calore e movimenti, uno scudo isolante per ricreare un tunnel protetto dagli infrarossi, e un altro sistema per rendere inutile il campo magnetico. Parliamo di più di mille giorni di programmazione, un vero lavoro. Quando pensavamo di essere vicini alla soluzione, la sorveglianza cambiava. Diverse volte abbiamo pensato di lasciar perdere, sembrava davvero impossibile, invece alla fine ci siamo riusciti. «Il mostro» sapeva fare tutto, mentre «Il genio» era un autentico hacker. Del quarto non voglio nemmeno dire il soprannome, mentre io ero «L’artista»».
Il colpo è durato tutta la notte. «Dalle 23.30 alle 5 di notte. Dovevamo concludere tutto prima del via vai del mattino, nonostante fosse una domenica. Il lucchetto da 100 milioni di combinazioni possibili ci diede qualche problema, ma rispettammo i tempi. E la polizia ancora oggi non è in grado di spiegare come abbiamo fatto. Andammo via in auto, uscendo dai box sotterranei, dopo l’ultima beffa: abbiamo sostituito le cassette del sistema video con un paio di film porno».
Purtroppo non ci fu il lieto fine per via di una distrazione. «Il dopo furto del secolo fu meno geniale della preparazione e dell’azione finale. Io e i miei soci ci dividemmo: una parte verso l’Olanda, l’altra in Italia. Gettammo in un contenitore dei rifiuti dell’autostrada, in una piazzola, i resti del cibo consumato nel caveau. La polizia recuperò quei rifiuti e ne trasse tutti i nostri profili genetici. Così fummo arrestati pochi giorni dopo. Ho scontato 6 anni di carcere prima di essere rilasciato nel marzo del 2009 per buona condotta».