Nuovo singoloFabri Fibra: «Il rap deve crescere. E se dici quello che pensi, ne paghi il prezzo»
Covermedia
23.5.2025 - 16:30
Fabri Fibra
Nel nuovo singolo con «Tredici Pietro», il rapper osserva la realtà post-illusione tra social, influencer e musica senz'anima. Ma non rinuncia alla provocazione, nemmeno dopo la sentenza contro Scanu: «Non è censura. È libertà, con conseguenze».
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23.05.2025, 16:30
23.05.2025, 16:35
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«Siamo tutti cantanti, ma non ci sono canzoni»: con questa frase, nel suo nuovo singolo «Che gusto c'è», Fabri Fibra fotografa un'Italia dominata dall'amatoriale, dalla confusione tra talento e visibilità nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Un Paese dove, racconta, «persone normali e non artisti preparati vengono vendute come forme di intrattenimento», alimentando un'unica emozione dominante: l'invidia sociale.
Per Fibra, è l'effetto collaterale inevitabile di una società che ha perso i riferimenti. «Nel momento in cui l'intrattenimento propone chiunque come artista, tutti si chiedono: «Ma allora perché non io?"». Il rap, però, per lui deve restare una cosa seria: «Voglio cercare di dargli una certa credibilità e un certo taglio adulto. Ho quasi 49 anni, sono più di 20 che lo faccio».
Lo dimostra anche la scelta del feat con Tredici Pietro, figlio di Gianni Morandi: una collaborazione che Fibra difende con convinzione.
«È bravo e ha una forte passione per l'hip hop che lo salva tantissimo da tutto il panorama musicale italiano. Fa rap in modo elegante e anche intelligente, non come questi che oggi fanno la trap». Del cognome, confessa, se n'era quasi dimenticato: «Io lo vedo come Tredici Pietro, punto. Il forte amore che ha per l'hip hop lo rende differente».
Inquietudini interiori
Nel disco in arrivo, «Mentre Los Angeles brucia», Fibra ha riversato anche le sue inquietudini interiori. «È un incendio personale. Mentre il mondo va a puttane, ognuno di noi va avanti con la propria vita e con il proprio inferno».
Una visione apocalittica, lucida, che non risparmia nemmeno il Festival di Sanremo: «Vuole i rapper ma non vuole il rap. Vuole la fanbase, ma non il motivo per cui quella fanbase ti segue. Ti dicono: portaci il tuo pubblico, ma vestiti bene, copriti i tatuaggi, possibilmente non rappare. Canta».
Poi c'è il capitolo Valerio Scanu e la sentenza di risarcimento. Fibra non si nasconde. «Io sono stato liberissimo di dire quel che volevo dire. Non è vero che non puoi dire le cose, ma logicamente ci sono quelle che ti faranno pagare un prezzo. Se sei un artista, la domanda è: dici le cose perché le puoi dire o non le dici perché hai paura delle conseguenze?».