Festa Roma, Murray tra ritardi e ironia
Appello ai romani, amate la vostra città. Ma non si fa tradurre
ROMA, 19 OTT – L'intemperante, imprevedibile, eclettico Bill Murray, sempre un po' 'Ghostbuster', a Roma preferisce il pigiama ai premi. Forfait nel pomeriggio per l'incontro stampa ristretto con i giornalisti («è ancora in pigiama in albergo» dice imbarazzato il direttore artistico Antonio Monda) e in grande ritardo in serata (40 minuti) nella sala Sinopoli per ricevere il premio alla carriera della Festa di Roma dalle mani di Wes Anderson, ovvero il regista che più di ogni altro ha contribuito a renderlo un'icona.
E non finisce qui. Murray impedisce all'interprete, Olga Fernando, di tradurre domande e risposte. Alla fine recita solo se stesso, ricordando parte della sua carriera come quando sul set di Moonrise Kingdom di Anderson «lavoravamo come pazzi e mangiavamo solo a mezzanotte». Alla fine un singolare appello dedicato alla città: «Roma è una città bellissima, ma la parte più bella della sua storia l'hanno fatta gli altri, quelli che sono venuti prima. E i romani oggi devono avere cura di questa città, amarla».
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