Flavio Bucci, la mia vita a teatro
Maestri, donne ed eccessi in E pensare che ero partito così bene
ROMA, 16 GEN - "Rifarei tutto. Potessi, ricomincerei subito da capo". A 71 primavere, Flavio Bucci non si nasconde. E se qualcuno, scorrendo la sua vita fatta di successi, grandi incontri, ma anche infiniti eccessi tra donne e droga, pensasse a un passo indietro, si sbaglia di grosso. Anzi, l'attore torinese divenuto celebre grazie al Ligabue dello sceneggiato Rai del '77 - e ai tanti maestri che lo hanno diretto come Petri, Monicelli, Magni, Nanny Loy e Sorrentino - ora quella vita ha deciso di raccontarla a teatro con E pensare che ero partito così bene..., testo scritto con il regista Marco Mattolini, al Belli di Roma fino al 20/1 e poi in tournée. Con lui in scena, Almerica Schivo e Alessandra Puglielli. Più una galleria di aneddoti e confessioni, senza trionfalismi ne' vergogna, ma con tutta la sua la proverbiale spregiudicatezza. "Sono stato un uomo vizioso e me ne vanto - dice - Ho usato droga, ma non dovevo costruire ponti. Le donne? La più sublime resta Stefania Sandrelli".
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