Il verdetto del processo Kevin Spacey «non colpevole» di abusi sessuali a Londra

SDA

26.7.2023 - 18:22

L'attore statunitense Kevin Spacey fuori Southwark Crown Court a Londra.
L'attore statunitense Kevin Spacey fuori Southwark Crown Court a Londra.
KEYSTONE

Kevin Spacey è stato giudicato non colpevole di abusi e molestie sessuali gay contestate a Londra nel corso di un processo su vicende risalenti a un periodo compreso fra il 2001 e il 2013. Il verdetto della giuria popolare, radunata dinanzi alla Southwark Crown Court, è arrivato oggi, mercoledì, dopo circa un mese di udienze.

Il celebre attore americano – 63 anni, due volte premio Oscar per American Beauty e I soliti sospetti – si era sempre dichiarato innocente rispetto alle accuse, riguardanti una decina di episodi, rivoltegli da quattro uomini più giovani tra cui un ex aspirante attore.

Un pianto liberatorio in aula, l'abbraccio al team legale guidato dall'avvocato Patrick Gibbs (principe del foro di Londra che lo ha difeso con successo), un «grazie» mormorato col groppo alla gola verso i giurati.

Spacey ha reagito così al verdetto di piena assoluzione, destinato a mettere fine a un secondo cruciale capitolo del ciclone MeToo piovutogli addosso a partire dal 2017, dopo una prima sentenza di non colpevolezza già pronunciata mesi fa in patria, negli Usa.

Un'ancora di salvezza

L'esito del processo è arrivato come un'ancora di salvezza per Spacey, alla ricerca di una via d'uscita dall'impasse professionale patita a Hollywood e non solo in questi anni sulla scia delle ombre calate sulla sua reputazione.

Ed è stato nettissimo nelle conclusioni raggiunte dopo tre mezze giornate e oltre 13 ore di camera di consiglio effettive dai 12 membri della giuria popolare (nove uomini e tre donne) radunati di fronte al giudice togato Mark Wall presso la corte londinese.

Il celeberrimo attore e regista è stato scagionato da tutti e nove i capi d'accusa sopravvissuti in dibattimento (dei 12 originariamente presentati dalla polizia e sostenuti alla sbarra dai due combattivi pubblici ministeri donne chiamati a rappresentare l'accusa) a coronamento di un processo iniziato il 28 giugno.

«Riconoscente»

La stella hollywoodiana, vestito sobriamente di blu come in quasi tutte le udienze, ha ascoltato il dispositivo con espressione pensosa, prima di lasciarsi travolgere dall'emozione.

Libero in ultimo dal timore d'una condanna che avrebbe precipitato definitivamente nel baratro sia la sua immagine di uomo, sia il futuro di un percorso artistico punteggiato d'interpretazioni leggendarie, di trionfi globali costruiti sui set del grande cinema, sulle scene di produzioni di serie televisive come «House of Cards,» sulle tavole di teatri prestigiosi quali l'Old Vic di Londra, di cui in passato è stato direttore.

All'uscita dal tribunale l'attore si è detto «riconoscente» per l'epilogo dell'odissea, aggiungendo tuttavia di accogliere il verdetto odierno «con umiltà»: conscio d'avere fatto errori, seppur negando d'aver mai commesso reati o di essere «un mostro» e un criminale.

Sempre proclamato innocente

Le accuse contestate, rispetto alle quali Spacey si è sempre proclamato legalmente innocente, riguardavano denunce raccolte in due tranche da Scotland Yard: dapprima su episodi di presunta aggressione sessuale ai danni di un giovane aspirante attore fra il 2001 e il 2004; poi per altri asseriti abusi evocati più di recente da tre uomini (di età compresa fra 20 e 30 anni circa all'epoca dei fatti) in riferimento al periodo 2005-2013.

Episodi che i quattro denuncianti – la cui identità resta protetta dalle stringenti regole britanniche sul riserbo investigativo, ma fra i quali figurano a quanto si sa sia l'ex aspirante attore sia un ex autista della star – hanno raccontato in toni crudi in aula. Raffigurando l'imputato come «un predatore» incallito, convinto di poter far valere il proprio potere e il proprio ascendente, «viscido, spregevole e disgustoso» nei momenti peggiori.

«Un cobra che si credeva intoccabile»

«Un cobra che si credeva intoccabile», nelle parole di un accusatore riprese durante la requisitoria finale dalla pm Christine Agnew, capace di approfittare dell'atmosfera nebulosa di party ed eventi di gala innaffiati di alcol e droghe «ricreative» per fare avances pesanti o ricorrere ad asserite molestie come la mossa di «afferrare violentemente la preda all'inguine» e persino per arrivare a presunti rapporti sessuali «forzati» con «vittime» precedentemente drogate.

«Equivoci»

Un'immagine infamante dalla quale Spacey, assistito dalle arti forensi di Gibbs, si è difeso in tutti i modi. Chiamando a testimoniare in videocollegamento in suo favore amici famosi – come Elton John, il di lui marito David Furnish e altri – o ancora commuovendosi alla declamazione da parte dell'avvocato di una lettera collettiva firmata da una decina di celebrità pronte a giurare sulla sua buona fede.

E a cui ha risposto parlando di «bugie», o al massimo di «equivoci»: non senza ammettere di aver fatto uso di alcolici e stupefacenti o di essere un individuo «promiscuo», sessualmente spregiudicato, incline «al flirt», ma solo nell'ambito di corteggiamenti e interazioni «consensuali».

Comportamenti forse discutibili, talora. E tuttavia non crimini, come la giuria di Londra ha messo infine oggi nero su bianco.

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