Spettacolo La famiglia Gucci contro il film di Ridley Scott: «È un insulto»

Covermedia

1.12.2021 - 11:10

Ridley Scott
Ridley Scott

Gli eredi di Aldo Gucci si scagliano contro «House of Gucci» e la rappresentazione di Patrizia Reggiani, parzialmente riabilitata grazie all’interpretazione di Lady Gaga.

1.12.2021 - 11:10

La famiglia Gucci si scaglia contro il film di Ridley Scott, «House of Gucci», definendolo senza mezzi termini «un insulto» alla loro dignità.

Gli eredi di Aldo Gucci, a capo della maison di moda dal 1953 al 1986, hanno rilasciato un infuocato comunicato stampa all’ANSA sull’interpretazione dell’imprenditore fornita da Al Pacino e sul fuorviante racconto della storia, ben lontano dalla realtà.

«La produzione del film non si è curata di interpellare gli eredi prima di descrivere Aldo Gucci – presidente dell'azienda per trent'anni – e i membri della famiglia Gucci come teppisti, ignoranti insensibili al mondo che li circondava, attribuendo ai protagonisti delle note vicende toni e atteggiamenti che mai sono loro appartenuti. Ciò è estremamente penoso sotto un profilo umano e un insulto all'eredità su cui il marchio è costruito oggi», recita la nota.

Ai Gucci non è piaciuto nemmeno il modo in cui viene rappresentata Patrizia Reggiani, personaggio di Lady Gaga, mandante dell’omicidio del marito Maurizio Gucci, nel 1995. Sostengono che il film arrivi «a suggerire toni indulgenti nei confronti di una donna che, definitivamente condannata per essere stata la mandante dell'omicidio di Maurizio Gucci, viene dipinta come una vittima che cercava di sopravvivere in una cultura aziendale maschile e maschilista».

«Gucci è una famiglia che vive onorando il lavoro dei suoi antenati, la cui memoria non merita di essere disturbata per mettere in scena un film che non è vero e che non rende giustizia ai suoi protagonisti», legge ancora la nota.

Non è da escludere che gli eredi decidano di intraprendere un'azione legale contro il film. «I membri della famiglia Gucci si riservano ogni diritto di proteggere il nome, l'immagine e la dignità dei loro cari», conclude così il comunicato.

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