A tutto Festival Le pagelle finali di Sanremo 2025: vincono Roberto Benigni, Geppi Cucciari, Giorgia e Lucio Corsi. L'unico insufficiente è Tony Effe 

Paolo Beretta

16.2.2025

S'è chiusa la 75esima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo. Comodamente seduto sul mio divano mi sono guardato tutte le cinque serate. Cosa m'è piaciuto? Cosa meno? Quali co-conduttori, ospiti e concorrenti hanno spaccato? Quali potevano far meglio?

Paolo Beretta

Hai fretta? blue News riassume per te

  • Tra il disappunto generale dell'Ariston e di buona parte di chi come me s'è goduto il Festival dal divano, Sanremo 75 l'ha vinto Olly. Al secondo posto Lucio Corsi, al terzo Brunori Sas. 
  • Seguono Fedez e Simone Cristicchi. Esclusi davvero a sorpresa dalla Top 5 Giorgia e Achille Lauro.
  • Il mio giudizio non cambia di una virgola: per qualità al primo posto doveva esserci Giorgia, poi Lucio Corsi e Simone Cristicchi.
  • Carlo Conti sa il fatto suo e supera la sfida di riprendere da dove Amadeus aveva lasciato. Ha trasformato un Festival riuscito in un Festival di successo. Mica poca roba. Non ha però fatto tutto giusto.
  • Tra le co-conduttrici e i co-conduttori spiccano Geppi Cucciari, Katia Follesa e Nino Frassica. Malgioglio un gradino sotto. Da rivedere Mahmood e soprattutto Elettra Lamborghini.
  • Tra gli artisti in gara una spanna sopra tutti Giorgia, anche se non ha vinto. Lucio Corsi è stata una bellissima scoperta.
  • Marcella Bella e Massimo Ranieri raggiungono la sufficienza per il loro coraggio. Difficile rivederli da concorrenti all'Ariston. 
  • Come prevedibile la delusione più grande è stata Tony Effe. Il suo comportamento non è stato sopra le righe ma semplicemente maleducato. La coerenza pare non sappia cosa sia.
  • Gli ospiti Damiano David e i Duran Duran non hanno deluso. Così come non lo ha fatto il grande Roberto Benigni.
  • Sufficienza raggiunta a malapena per Antonello Venditti, meglio Zanicchi, anche se di poco, per la loro esibizione mentre ritirano il premio alla carriera.

Ventinove cantanti in gara, con generi così diversi, sono troppi? Sì, per chi come me vuole dare dei voti con cognizione di causa.

Ecco perché qui di seguito dirò la mia sulle performances del conduttore, di chi lo ha affiancato, degli ospiti e dei partecipanti che hanno offerto una prestazione degna d'essere sottolineata, in negativo o in positivo.

Le note vanno dall'uno al 10, dal peggio al meglio. Il 6 è la sufficienza.

Il conduttore Conti conduce, cos'altro avrebbe dovuto fare?

Carlo Conti: dopo 5 anni di Amadeus, in cui i record di ascolti si sono susseguiti, era difficile replicare il suo successo. Ma Conti ha raccolto la sfida e l'ha vinta, ottenendo addirittura gli ascolti migliori di sempre.

Il segreto? Non imitare nessuno. È rimasto fedele a se stesso e ha proposto la sua idea: più musica e meno polemiche, più ritmo e meno siparietti.  

A dire il vero qualcuno ci ha provato a buttarla sulle provocazioni, ma con scarso successo, complice la bravura del conduttore, anche in conferenza stampa, a smorzare i toni su qualsiasi argomento.

Ad alcuni è mancato l'elemento polemico, che da anni contraddistingue la kermesse. Quindi pochi contenuti? No. S'è parlato più di musica, di artisti, di testi e dei temi di cui parlano. Credo non sia un male, con buona pace (o forse no) di chi ha fatto delle discussioni il succo delle vicende sanremesi.

Conti è stato criticato dagli esperti e scherzosamente preso in giro dalle co-conduttrici (Follesa e Cucciari su tutte) per la velocità con cui ha diretto le serate e per il suo atteggiamento con cui ha fatto capire a chi gli stava accanto, sorridendo più del necessario o alzando leggermente il tono della voce, che si stava dilungano troppo.

In realtà, a parer mio, ha fatto solo il suo mestiere. Con garbo ha tenuto ben saldamente in mano le redini e aiutato chi era, suo malgrado, in difficoltà, come Mahmood, o chi si stava perdendo nelle sue stesse parole, come Elettra Lamborghini (sui quali tornerò più tardi). 

Certo non ha azzeccato tutte le scelte, ma in oltre 15 ore di diretta è fisiologico. Da rivedere, per quel che riguarda i contenuti non canori, per esempio la presentazione del film «Follemente» con Edoardo Leo, Pilar Fogliati e il cast sul palco, risultata caotica.

In tempi in cui la cultura woke è molto presente, qualcuno poteva vedere il gioco «dell'uomo ideale» con la «Deficienza artificiale» con le co-conduttrici Miriam Leone, Katia Follesa e Elettra Lamborghini come misogino. In futuro forse una riflessione in questo senso si imporrà.

Anche nella scelta delle co-conduttrici e dei co-conduttori, così come dei concorrenti forse ci voleva più coraggio, nel senso che, siccome è il Festival della canzone, ci si aspetta che i primi sappiano allineare tre frasi di presentazione di fila senza inciampo e che i secondi sappiano cantare. Non è sempre stato il caso.

Forse qualche «no» in più doveva dirlo. Due co-conduttori in meno avrebbero dato più spazio e più visibilità agli altri. 

Conti ha però avuto diversi pregi: ha portato sul palco temi d'attualità, senza appesantire le serate, con, per esempio, il messaggio di pace del Papa, o il disagio giovanile con la canzone di Paolo Kessisoglu e la figlia Lunita «Paura di me».

Insomma: conduzione senza sbavature e lungaggini (come giova ricordarlo, avevo sperato nelle pagelle del 2024), ha tenuto alto il ritmo e l'attenzione. Non avesse scelto Lamborghini e Mahmood come co-conduttori e Tony Effe come concorrente il voto sarebbe più alto: Voto 8.

I co-conduttori e le co-conduttrici

Gerry Scotti e Antonella Clerici erano presenti la prima serata, mentre  Alessia Marcuzzi e Alessandro Cattelan all'ultima, in cui si sono esibiti tutti e 29 i concorrenti. Hanno avuto quindi pochissimo spazio per esprimersi e lasciare un segno nella memoria. Gerry ha fatto le prove generali per una prossima conduzione della kermesse? Poco probabile. Tutti non giudicabili.

Geppi Cucciari: per chi, come me, la segue da qualche anno in TV, non è stata una sorpresa, ma per il resto del mondo dei telespettatori lo è stata. E di quelle gradite. Le sue battute a raffica, la sua pungente e forbita ironia hanno lasciato il segno, anche perché s'è presa qualche libertà sul politicamente corretto. Una vera forza della natura televisiva.

Sicuramente un valore aggiunto per tutti. Forse i tempi per dargli addirittura la conduzione intera del Festival non sono ancora maturi. Sarebbe una scelta sicuramente coraggiosa. Gli manca forse il background musicale? Le si potrebbe affiancare qualcuno per le scelte artistiche. Ma come conduttrice spaccherebbe. Spero sia solo una questione di tempo: Voto 9,5.

Bianca Balti: la supermodella, cranio a zero, cicatrici sull'addome a causa della chemioterapia e delle operazioni con cui cerca di sconfiggere il tumore alle ovaie, ha portato la sua immensa voglia di vivere e la sua straripante energia all'Ariston. Non cerca pietà o compassione. Vuole divertirsi e lo fa. E noi con lei. Voto: 8,5.

Nino Frassica: non ha proposto nulla di nuovo, ma è per quello che ha colto nel segno. La sua comicità demenziale ha reso indimenticabili diversi momenti, a partire dalla sua entrata in scena con i capelli bianchi e il ciuffo nero, a parodiare Malgioglio. Impossibile non ridere quando legge a modo suo le schede di presentazione degli artisti o quando entra in scena col pacco di «Affari Tuoi» per far salire gli ascolti. Voto: 8,5.

Katia Follesa: con l'entrata che voleva fare, scendere le scale col bob, la comica mette tutti di buon umore. Durante tutta la serata fa il suo assicurando momenti di pura ilarità, prendendo in giro pure Conti. Il momento che la immortala nella memoria collettiva di questa edizione è quando si fa baciare, vestita da sposa, dal cantante Simon Le Bon dei Duran Duran dopo avergli chiesto di sposarla, facendo un riferimento, con tanto di cartello, al film «Sposerò Simon Le Bon», commedia del 1986. Voto: 8,5.

Cristiano Malgioglio: anche lui straripante a modo suo, soprattutto con i suoi aneddoti non richiesti, che cerca di raccontare a ogni occasione, (tenuto bene a bada da Conti) da comico involontario fa lo show, anche, ma non solo, con i suoi look stravaganti e l'immancabile ciuffo bianco. Iconiche le immagini del suo strascico rosso lunghissimo (oltre 50 metri) e di quando entra sul palco con il mocio: Voto 8.

Miriam Leone: da Miss Italia 2008 ad attrice, passando per presentatrice, il percorso non è stato facile, ma il suo talento e il suo impegno l'hanno portata e la porteranno lontano. Non ha dovuto fare molto ma le sue presentazioni e i suoi interventi sono stati impeccabili. Voto 8.

Mahmood: come co-conduttore ha sbagliato quasi tutto, inciampando spesso e volentieri nelle parole. Ha dovuto essere aiutato da Conti. Si è ripreso alla grande con un'esibizione del suo medley, che ha francamente «spaccato». È meglio che continui a fare il cantante. Come presentatore non avrebbe un futuro. Voto 6.

Elettra Lamborghini: è sembrata fuori posto con le sue risatine e la sua voce acuta, ma in buona fede. La sua spontaneità non le ha permesso d'essere elegante come avrebbe forse dovuto essere su un palco così importante come quello dell'Ariston. Voto: 6.

Le e i cantanti tra belle scoperte e delusioni annunciate

Giorgia: è una sicurezza, di quelle che non deludono davvero mai. Un diamante pure. Vocalmente spaziale, non ha rivali. Non fa parte di questo mondo. È su un altro universo. Lo sanno e lo capiscono tutti. Ma proprio tutti. Per fortuna, vista la gioia che ha espresso quando ha ritirato il premio dello sponsor, lo sa anche lei. Ma perché non ha vinto? La platea gli riserva l'applauso più caloroso. 

Altro punto a suo favore? La sua voce è talmente superiore a tutto e tutti che non ha bisogno, come invece molte delle sue colleghe, di vestirsi in maniera provocatoria, con abiti iper-griffati, con costosi e vistosi gioielli. Si veste in modo «semplice», ma raffinato.

A lei basta la sua ugola. E anche a noi. Ripeto quello che ho detto fin dal principio: dovrebbe essere dichiarata patrimonio culturale dell'Italianità. Nel panorama della canzone italiana attuale è inarrivabile: Voto 10.

Lucio Corsi: all'inizio del Festival era «Lucio chi?». Ora lo sanno tutti: Lucio Corsi. L'artista che in pochi hanno visto arrivare. Il suo secondo posto, per un artista discreto e «anomalo» (in senso positivo) come lui, vale quanto una vittoria. 

È stato davvero una bella scoperta e per lui un successo comunque, fosse anche solo per il riconoscimento che ha avuto la sua arte con il Premio della Critica. La sua performance nella serata delle cover con Topo Gigio rimarrà nella memoria collettiva del festival.

Sembra un alieno all'Ariston, è poetico, anticonformista, ma soprattutto autentico. È diverso da tutti gli altri artisti. Prima lo sapevano in pochi. Oggi almeno il 90% del mondo dello spettacolo italiano. Voto 9.

Simone Cristicchi: è arrivato al quinto posto, posizione che non corrisponde alle aspettative del cantautore e di molti telespettatori, compreso il sottoscritto.

Porta a casa comunque il Premio Bigazzi e Premio Sala Stampa Lucio Dalla. In molti hanno pianto con il suo brano, ma non è bastato a portarlo più in alto, complice, a quanto si legge su altri siti, attacchi sui social per sua vecchie dichiarazioni. Sia come sia il suo testo tratta con poesia un tema difficilissimo. Voto 8,5.

Olly: lo ammetto candidamente, non l'ho mai preso in considerazione per la vittoria finale. Ma non sono stato l'unico. La sua canzone, al netto della potenza vocale che esprime l'artista, non è particolarmente originale e sa, spiace dirlo, di canzone tipica sanremese.

I bookmaker della vigilia invece ci hanno visto lungo. Ma a soli 23 anni vincere il festival è un bell'impegno, speriamo non sia troppo. Lo riascolteremo comunque con piacere a Basilea alle finali dell'Eurovision Song Contest. Voto 7.

Fedez: l'avevo in parte rivalutato dopo il secondo ascolto, ma da qui a metterlo nella cinquina finale ce ne passa. S'è visto che ci ha messo il suo dolore, il suo vissuto e la sua faccia in un momento non facile per lui. Le sue esibizioni in stile automa, più rigido e tirato di una corda di violino, sono state sotto gli occhi di tutti. Che sia stato per questo che è andato così lontano? Oppure ha dietro un ottimo team di marketing? Voto 6,5.

Massimo Ranieri: malgrado tra gli autori della sua «Tra le mani un cuore» ci siano Tiziano Ferro e Nek, la canzone non convince gli esperti e il pubblico. 

Samuele Parodi, il baby super esperto di Sanremo, a cui Conti ha dato la possibilità di presentarlo lo ha definito, beata innocenza, come: «... un veterano del festival ...». Forse, come per Marcella Bella, quello di troppo?

È un gigante della canzone italiana che meriterebbe il Premio alla carriera, quello che è stato dato a Iva Zanicchi e a Antonello Venditti. Ha dimostrato coraggio a presentarsi in gara da ultra settantenne. Ma forse è il tempo di altri palcoscenici. Voto: 6

Tony Effe: potrebbe sembrare facile e banale come sparare sulla Croce Rossa parlare male del rapper. Ma non è così. È un adulto che ha deciso di mettersi in gioco sul palco televisivo più importante d'Italia, senza però alla fine assumersi fino in fondo le responsabilità che questo comporta.

In primis il fatto di saper cantare. E lui non ne è capace. Ha mancato di coerenza fin dalla prima serata quando s'è presentato senza i suoi tatuaggi in faccia, coperti dal pesante trucco color pelle.

Ha poi proseguito arrabbiandosi perché gli hanno fatto togliere, per evitare un caso di pubblicità occulta, una collana, la cui marca era riconoscibile. Se accetti di partecipare a Sanremo ne accetti pure le regole.

Anche a Noemi è successa la stessa cosa, ma non ha fatto nessuna polemica. Anche perché lei basa il suo lavoro sulla voce (come fa la maggior parte degli artisti in gara) e non solo ed esclusivamente sull'apparire.

Altra incoerenza: perché dire subito dopo che «Il Festival per me finisce qui», salvo poi salire meno di 24 ore dopo sul palco? Con i suoi comportamenti più che un artista m'è sembrato un ragazzino maleducato, anche quando ha risposto a Conti nella serata finale, che non è abituato ad avere dei doveri, ma che pensa d'aver solo dei diritti. 

Ha dalla sua la gioventù. Potrebbe quindi maturare sia a livello canoro, anche se il lavoro è parecchio, sia a livello di carattere. Ma dovesse farlo, avrebbe ancora il seguito che ha tra le giovani generazioni? Voto: 4

Gli ospiti

Roberto Benigni: il suo intervento è stato rapido, assai divertente e molto incisivo. Ha fatto battute su tutto e tutti, politici compresi, in un periodo in cui chi sta al governo in Italia, vuoi perché l'ironia non la capisce, vuoi perché ha un ego smisurato, non è molto incline ad accettare la verve dei comici. 

Sia come sia, Carlo Conti ha detto d'aver realizzato un sogno riuscendo a portare sul palco di Sanremo il premio Oscar. Un bel colpo davvero. Con la sua passione ha illuminato tutti. Difficile ripetere un colpo simile in futuro. Di personalità come la sua in Italia non ce ne sono molte. Voto: 10.

Damiano David: ha emozionato con l'omaggio a Lucio Dalla. Interpretando «Felicità» in modo intenso ha dimostrato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che ci sa fare e che potenzialmente ha davanti a se una carriera internazionale. S'è poi mostrato emozionato a tornare sul palco che lo ha visto trionfare pochi anni fa e che ha lanciato la carriera dei Maneskin, con i quali dice di essere in pausa. Voto 8.

I Duran Duran: gli unici ospiti musicali davvero internazionali (non ce ne voglia Damiano David) hanno fatto quello che dovevano fare. Hanno deliziato il pubblico con un medley dei loro più grandi successi. Complice forse l'effetto nostalgia, tutto l'Ariston ha ballato e molti di noi con lui.

Difficile chiedere loro di più. Gli anni passano anche per loro. Dalla loro prima esibizione alla kermesse sanremese ne sono passati ben 40. E si vedono tutti. Mezzo punto in più per il divertente siparietto tra Katia Follesa e Simon Le Bon: Voto 7.5.

Iva Zanicchi: riceve il premio alla carriera, 60 anni esatti dopo aver debuttato al Festival. La sua vitalità e la sua spontaneità a 85 anni sul palco si vedono ancora tutti.

La voce, come è comprensibile, non è più quella di un tempo. Stecca in tutti e tre i suoi grandi successi, riproposti in un medley. Non se ne accorge quasi nessuno perché tutti cantavano con lei. Voto: 7.

Antonello Venditti: come Zanicchi riceve il premio alla carriera. Ha 10 anni in meno della collega, ma spiace dirlo, sembra siano coetanei. Stecca praticamente tutto quello che si può steccare ed è poco lucido quando cerca di raccontare un aneddoto.

La sufficienza è d'obbligo per chi come lui ha fatto la storia della musica leggera italiana tra gli anni '70 e '80. Voto: 6.

Arrivederci a febbraio 2026. O no?