(Cover) - IT Italian Stars - «Ho avuto una famiglia sana, papà infermiere, mamma professoressa. Mi hanno fatto conoscere teatro, musica, cinema. Mi hanno trasmesso valori senza tenermi lontano dalla strada»: c’è molto poco, in Marco D’Amore, dello spietato camorrista Ciro che l’ha reso famoso con la serie tv Gomorra.
L’attore, napoletano doc, forse è stato salvato dalla passione per la recitazione. «Ha guadagnato progressivamente spazio, nata alle elementari, dalle suore oblate, che vivevano da eremite, ma avevano un laboratorio di teatro per i bambini».
Ma in famiglia c’erano già dei precedenti, come il nonno. «Faceva 300 chilometri per esibirsi nei paesini e tornava in trionfo dicendo “c’erano dieci persone!”. Era il mio eroe - ricorda Marco -. Quando è morto, avevo 10 anni e, fino ai 18, per non lasciare sola nonna, ho dormito con lei nel lettone, io a capo, lei a piedi».
Scrollarsi di dosso la malvagità assoluta di Ciro, dopo la riprese, non è facile, ma Marco ci riesce «mantenendo vivo il gioco». «“Recitare”, in inglese è play, in francese jouer, come “giocare”», commenta.
Nella vita privata, D’Amore fa coppia con la sua compagna del liceo. La loro storia però non è iniziata sui banchi di scuola. «Daniela era la più bella della scuola. Mi piaceva assai. Ero io che non piacevo a lei. Poi sono stato via. Sette anni fa, tornato dopo il film “Una vita tranquilla”, l’ho rivista. Si era fatta ancora più bella. Sono le donne che sanno quando è il momento e accussì è stato».
La vita di coppia gli ha dato il «piacere di tornare a scrivere lettere d’amore».
«Da piccolo, scrivevo ai miei, ora scrivo a Daniela - conclude -. Ogni mattina, lascio un biglietto con il caffè. Mi emoziona anche solo l’idea che, sul comodino, possa trovare due righe mie».
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