È stato a Locarno È morto Otar Iosseliani, regista vittima della censura sovietica

SDA

17.12.2023 - 19:17

Otar Iosseliani nel 2015 al Locarno Film Festival
Otar Iosseliani nel 2015 al Locarno Film Festival
Keystone

Il regista e sceneggiatore georgiano naturalizzato francese Otar Iosseliani, autore di acclamati film dallo sguardo malinconico e talvolta sarcastico sui comportamenti umani, è morto domenica nella sua città natale di Tbilisi, capitale della repubblica caucasica della Georgia, all'età di 89 anni. È stato più volte ospite del Locarno Film Festival. Nel 2013 sulle rive del Verbano gli era stato attribuito un Pardo alla carriera.

La notizia della scomparsa è stata confermata dal quotidiano francese «Le Monde», dopo l'annuncio dato da un suo amico, il fotografo Yuri Rost, sul canale Telegram, e rilanciato dal giornale russo «Pravda».

Con i suoi film che rifiutano apertamente la trama romanzesca e la psicologia, per interessarsi unicamente alle azioni di personaggi osservati a distanza, Iosseliani è anche stato premiato per tre volte alla Mostra del Cinema di Venezia e ha conquistato i riconoscimenti dei festival di Cannes e Berlino.

A lungo vittima della censura in Unione Sovietica fin dagli esordì agli inizi degli anni '60, per la sua poetica inclassificabile e sovversiva rispetto ai canoni del realismo socialista, dal 1982 Iosseliani si era rifugiato in Francia, stabilendosi a Parigi. Da meno di un decennio era tornato a Tbilisi, dove era nato il 2 febbraio 1934.

Trasferimento a Mosca

Iosseliani studiò pianoforte al conservatorio della capitale della Georgia dal 1944 al 1953. Trasferitosi a Mosca, si iscrisse alla Facoltà di Matematica, che frequentò per due anni (1953-1955), per poi abbandonarla e iscriversi alla Vgik, l'Università di cinematografia, dove ebbe come insegnante Aleksandr P. Dovženko.

Diplomatosi nel 1961, realizzò il mediometraggio, «Aprile» (1962), che però non ottenne l'autorizzazione a circolare. Autore poetico del cinema sovietico, estraneo ai canoni del realismo socialista.

Il suo primo lungometraggio «La caduta delle foglie» (1966) venne premiato con il Fipresci al festival di Cannes; poi diresse «C'era una volta un merlo canterino» (1971) – lanciato internazionalmente nel 1974 dal Pesaro Film Festival – e quindi «Pastorale» (1976), che tuttavia fu bloccato per diversi anni in Urss.

Molti film di successo

Dopo il premio speciale a «Pastorale», proiettato per la prima volta al Festival internazionale del Cinema di Berlino nel 1982, Iosseliani lasciò l'Unione Sovietica e si trasferì in Francia dando vita a una nuova fase creativa segnata da film assai elogiati dalla critica.

Ad esempio, «I favoriti della Luna» (1984), «Un incendio visto da lontano» (1989), «Briganti» (1996), tutti e tre premi speciali della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia, e «Lunedì mattina» (2002), con il quale ottenne l'Orso d'argento per la regia al Festival di Berlino.