«Il Colibrì» La regista: «Dieci pranzi per convincere Nanni Moretti a entrare nel film»

Covermedia

14.10.2022 - 13:10

Nanni Moretti
Nanni Moretti

La regista della commedia corale si sbottona: «Ci sono voluti dieci pranzi per convincere Nanni a entrare nel film».

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Francesca Archibugi ha corteggiato Nanni Moretti per settimane. L’obiettivo era includerlo nel cast del film «Il Colibrì», una storia corale sulla borghesia che si arrovella tra amori e perdite, desideri e rimpianti.

«(Ho impiegato, ndr) dieci pranzi per convincere Nanni a entrare nel film. Quando c’è lui, qualsiasi film si morettizza, ogni ruolo che porta è ciò che rende speciale i personaggi», rivela al Corriere della Sera la regista Francesca Archibugi, prima di passare la palla a Moretti.

«È la sesta volta che Francesca mi chiedeva di interpretare un ruolo e a un certo punto ho voluto dire sì. É bello fare solo l’attore», incalza l’iconico regista che ancora una volta si cala nel ruolo di uno psicoanalista come ne «La stanza del figlio» e «Tre piani».

Un film tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi

Tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi, edito dalla Nave di Teseo, vincitore del Premio Strega 2020, «Il Colibrì» racconta un’esistenza a tinte chiaro-scure. «È un uomo come ce ne sono tanti, che se non si innamorano non si eccitano, è una mascolinità non raccontata spesso, che non ruota attorno all’ossessione del sesso e io mi ci sento in armonia», spiega Pierfrancesco Favino che nel film interpreta il protagonista Marco Carrera.

«Sono in apprensione – dice poi l’Archibugi – noi abbiamo doveri e nessun diritto, se non andrà bene sarà solo colpa nostra, si è persa l’abitudine di andare al cinema, l’altra sera c’eravamo solo e mio marito: che evento collettivo è, se le sale non sono piene, se resta un giocattolo per tredicenni? Vedere un film, per me, è ancora come leggere un libro. Vorrei che tutto questo non morisse».

Anche per Favino la questione è centrale e parte dall’imprinting educativo. «Andrebbe sostenuta l’educazione cinematografica in alcune scuole, non intendiamo per forza insegnare cinema ma i film aggiungono comprensione alle materie».

Per Nanni Moretti invece, andrebbero stabilite delle regole più rigide per quanto riguarda la diffusione delle pellicole online. «Continuo a preferire la sala, visto che ne ho una che fatica a essere in vita. In Francia c’è una distanza di 15 mesi tra uscita e piattaforme: in Italia zero. Ci vuole un clima e delle leggi».