Miglior film: «Nomadland». Nella foto l'attrice protagonista, Frances McDormand, invita il pubblico ad andare a vedere il film al cinema dopo la pandemia, sullo sfondo si intravede la regista commossa Chloé Zhao, vincitrice dell'Oscar per la migliore regia.
«Nomadland» è incentrato su di una donna, interpretata da Frances McDormand (a destra), che in seguito alla morte del marito lascia la sua vecchia vita per vagare nel sud-ovest degli Stati Uniti come nomade. (a sinistra nella foto: la regista Chloé Zhao)
Migliore attrice protagonista: Frances McDormand ha vinto anche come migliore attrice protagonista per «Nomadland».
Miglior attore protagonista: Anthony Hopkins vince a sorpresa l'Oscar per il suo ruolo nel dramma «The Father». L'83enne non era presente per ritirare il premio.
Miglior regista: Chloé Zhao per «Nomadland». La 39enne è solo la seconda donna a vincere un Oscar per la regia, dopo Kathryn Bigelow nel 2009 («The Hurt Locker»).
Miglior attore non protagonista: Il britannico Daniel Kaluuya viene premiato per il suo ruolo in «Giuda e il Messia nero».
Migliore attrice non protagonista: Youn Yuh-jung accetta il suo Oscar per «Minari» dalle mani di Brad Pitt dicendo: «Ah, Brad Pitt, finalmente!». L'affascinante sudcoreana è solo la seconda donna asiatica, dal 1957 ad oggi, a vincere un Oscar per la recitazione. La sua collega Glenn Close, candidata per l'ottava volta, è rimasta nuovamente a secco.
Miglior film: «Nomadland». Nella foto l'attrice protagonista, Frances McDormand, invita il pubblico ad andare a vedere il film al cinema dopo la pandemia, sullo sfondo si intravede la regista commossa Chloé Zhao, vincitrice dell'Oscar per la migliore regia.
«Nomadland» è incentrato su di una donna, interpretata da Frances McDormand (a destra), che in seguito alla morte del marito lascia la sua vecchia vita per vagare nel sud-ovest degli Stati Uniti come nomade. (a sinistra nella foto: la regista Chloé Zhao)
Migliore attrice protagonista: Frances McDormand ha vinto anche come migliore attrice protagonista per «Nomadland».
Miglior attore protagonista: Anthony Hopkins vince a sorpresa l'Oscar per il suo ruolo nel dramma «The Father». L'83enne non era presente per ritirare il premio.
Miglior regista: Chloé Zhao per «Nomadland». La 39enne è solo la seconda donna a vincere un Oscar per la regia, dopo Kathryn Bigelow nel 2009 («The Hurt Locker»).
Miglior attore non protagonista: Il britannico Daniel Kaluuya viene premiato per il suo ruolo in «Giuda e il Messia nero».
Migliore attrice non protagonista: Youn Yuh-jung accetta il suo Oscar per «Minari» dalle mani di Brad Pitt dicendo: «Ah, Brad Pitt, finalmente!». L'affascinante sudcoreana è solo la seconda donna asiatica, dal 1957 ad oggi, a vincere un Oscar per la recitazione. La sua collega Glenn Close, candidata per l'ottava volta, è rimasta nuovamente a secco.
La 93esima edizione degli Oscar è stata una sorta di cerimonia «intima», inusuale, con «Nomadland» vincitore di tre statuette tra cui miglior film e alcune buone ragioni per fare la storia del premio più importante del cinema.
Buone ragioni si diceva, a cominciare dalla regia a Chloe Zaho, nata a Pechino, seconda donna dopo Kathryn Bigelow e prima di origine asiatica. Ma sono diverse le sorprese e le delusioni della notte.
Il galà si è chiuso bruscamente, come se ci fosse una interruzione tecnica e l'ultimo premio non è stato, come sempre avviene, quello più atteso ossia il miglior film ma quello per i migliori attori protagonisti.
Qui le prime due sorprese: Anthony Hopkins (che peraltro non si è collegato dal Galles in cui vive, né al suo posto ha parlato la costar del film Olivia Colman) per «The Father – Nulla è come sembra» ha avuto la meglio sul favorito fino a pochi minuti prima, ossia Chadwick Boseman, l'attore di «Ma Rainey's Black Bottom» morto a soli 43 anni.
E i suoi fan hanno protestato sui social. Ann Roth, la costumista oggi 89enne del film, è invece stata la donna più vecchia ad aver mai vinto un Oscar.
Anche il premio a Frances McDormand, la sua terza statuetta per la formidabile antidiva di Hollywood (sul red carpet non si è fatta neppure vedere, come pure è entrato direttamente dal retro Brad Pitt) non era previsto, piuttosto i rumors lo assegnavano a Carey Mulligan per «Una donna promettente» di Emerald Fennell o ad Andra Day per «The United States vs Billie Holiday».
Le prime delusioni
Mank di Netflix, che aveva dominato le candidature, ben 10, ne ha convertite solo due, per scenografia e fotografia. Tuttavia, Netflix esce dagli Oscar con un bottino di sette vittorie.
Tra le delusioni Il Processo ai Chicago 7, l'acclamato film di Aaron Sorkin, che ha vinto il premio SAG ensemble, arrivato con sei nomination è stato l'unico candidato al miglior film che è andato a casa a mani vuote. È stata una sorpresa, considerando che era considerato un forte contendente per Nomadland.
Magari si rifarà il prossimo anno: Sorkin sta girando «Being the Ricardos» con i vincitori dell'Oscar Nicole Kidman, Javier Bardem e J.K. Simmons.
Delusioni italiane
Altra delusione: One night in Miami, il debutto alla regia di Regina King aveva tre candidature ma su una in particolare le previsioni della vigilia si erano concentrate, quelle per la miglior canzone originale (dove era in gara anche Laura Pausini, rimasta senza premi così come Pinocchio, dell'italiano Matteo Garrone, che aveva due nomination, per costumi e trucco).
Si scommetteva su «Speak Now», di Leslie Odom Jr. e Sam Ashworthv ma il premio è andato a «Fight for You» di «Judas and the Black Messiah», con musica e testi di HER.
Un discorso su tutti
Infine i discorsi dei vincitori: è stato permesso di prendersi il loro tempo, dando vita ad alcuni momenti divertenti. «Vi perdono per non sapere come mi chiamo», ha detto Yuh-jung Youn, accettando l'Oscar come migliore attrice non protagonista.
La star veterana sud coreana, 73 anni, ha poi continuato a fare a pezzi ironicamente la platea proprio come il suo personaggio nel film Minari.
«In memoriam»
Tra i nomi dei tantissimi personaggi scomparsi nel 2020 e ricordati nel tradizionale «In memoriam» alla 93esima edizione degli Oscar c'era anche Ennio Morricone.
Con loro l'Academy ha voluto rendere omaggio ai protagonisti del cinema internazionale scomparsi lo scorso anno, da Sean Connery a Kim Ki Duk, da Ian Holm a Max von Sydow e Giuseppe Rotunno.
Sulle note di «As» di Stevie Wonder, sono comparsi anche i nomi di Michael Piccoli e di Alberto Grimaldi. A chiudere l'"In Memoriam» l'immagine e il nome di Chadwick Boseman.