Attori Stefano Accorsi: «Scappai a Parigi, in Italia non ero più lucido»

Covermedia

31.1.2023 - 13:06

Stefano Accorsi
Stefano Accorsi

Il 51enne emiliano racconta la folle vita di un attore tempestato dai copioni, tra dinamiche surreali in stile «Call My Agent», la serie di Sky da lui interpretata diretta da Luca Ribuoli e scritta da Nur Sultan.

31.1.2023 - 13:06

Ha dovuto prendere le distanze dall’Italia, Stefano Accorsi, che in passato è stato così tempestato dalle proposte cinematografiche da rischiare il burnout.

Le dinamiche per gli attori nella vita reale, sono infatti le stesse raccontante nella serie tv di Sky «Call My Agent», dove Accorsi si cala perfettamente nel ruolo dell'attore multitasker che non dice di no a nessuna proposta, tracciando così un parallelismo con la sua vita di alcuni anni fa.

«Ero così fino a dieci anni fa, quando sono tornato in Italia dalla Francia. L’ho vissuta quell’ansia. Ero andato a Parigi perché a Roma mi proponevano quaranta copioni insieme, avevo bisogno di un distacco, non ero più lucido», ammette l’attore nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

«Mi rappresentava Dominique Besnehard, produttore della serie originale francese che si intitola Dieci percento (la percentuale degli agenti), e nell’episodio di venerdì appare in un cameo».

Errore di valutazione e sovrapposizioni

«Tornai in Italia, spiega l'emiliano, al punto di partenza, mi mancava quell’adrenalina, il buon caffè, la famiglia… Checco Zalone in «Quo vado?» descrive bene la semplicità della vita dopo che si era trasferito in Norvegia, una dimensione che gli era estranea».

Di sicuro anche Accorsi ha perso qualche buon treno cercando di arginare la bulimia di proposte: «È successo due volte con Marco Bellocchio, e mi è spiaciuto molto perché è un autore vero, un uomo curioso in costante ricerca: «La balia», dove il ruolo non mi sembrava indispensabile e fu un mio errore di valutazione, e «Buongiorno, notte», dove l’occasione si spense da sola».

Ma capitò anche di progetti sovrapposti che misero in crisi Accorsi.
«Mi proposero nello stesso momento «L’ultimo bacio» di Gabriele Muccino e «Le fate ignoranti» di Ferzan Özpetek. Ero disperato, volevo farli entrambi. Pensavo di scegliere il ruolo più distante da me, per Ferzan, e volevo anche l’altro. Gabriele me ne disse di ogni. Facendo arrabbiare tutti, riuscii ad anticipare e posticipare i due progetti».

«Venivo da una famiglia normale»

Per fortuna comunque Stefano non ha mai deragliato dalla strada maestra cedendo a tentazioni autodistruttive.


«L’esordio fu a 20 anni per Pupi Avati. Il mio book fotografico erano degli scatti al mare di quando facevo il bagnino. Ho avuto la mia gavetta. Venivo dalla piccola borghesia provincia emiliana, papà tipografo, mamma segretaria in una scuola pubblica.

Il lavoro era quella cosa lì, venivo da una famiglia normale. Il cinema è stato un salto nel buio, non avevo nessun tipo di conoscenza. A Roma a 24 anni ho avuto le mie notti brave, ma non era quello che volevo, mi ha salvato il mio pratico istinto emiliano».

«Lavorare in giro inizia a pesarmi»

Ora l’attore si gode la famiglia, con tanto di moglie (Bianca Vitali) e figli.
«Ho quattro figli, dai 2 ai 16 anni, tre vivono a Milano con me e mia moglie, autrice in tv, sono innamorato, con lei sto bene. Parliamo di tante cose extra cinema, che mi aiutano e nutrono la mia immaginazione».

«Mi piace la quotidianità con la famiglia, mi piace correre, allenarmi. Ho 51 anni, lavorare sempre in giro un po’ comincia a pesarmi» conclude l'attore.

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