Serie TV Truffe e scalata sociale in «Inventing Anna»

sifo, ats

17.2.2022 - 12:00

Julia Garner in una scena di "Inventing Anna", mini serie prodotta da Shonda Rhimes e distribuita da Netflix.
Julia Garner in una scena di "Inventing Anna", mini serie prodotta da Shonda Rhimes e distribuita da Netflix.
Keystone

Dopo «Il truffatore di Tinder» ("The Tinder Swindler") ecco che un'altra storia (vera) di raggiri fa capolino su Netflix. Questa volta si tratta della mini-serie «Inventing Anna» prodotta da Shonda Rhimes e ispirata alla scalata sociale di Anna «Delvey» Sorokin.

Keystone-SDA, sifo, ats

La serie, apparsa su Netflix qualche giorno fa, è composta da nove episodi e si basa sull'articolo di Jessica Pressler, giornalista della rivista New York, pubblicato nel 2018 e che ripercorre le truffe commesse da Anna Delvey tra il 2013 e il 2017.

La frase, ironica, presente in apertura di ogni episodio «This whole story is completely true, except for all the parts that are totally made up» (Questa storia è completamente vera, eccetto per le parti totalmente inventate), anticipa il corso della serie e il comportamento stesso di Anna.

Alcuni dei nomi delle persone e dei luoghi nella serie sono stati cambiati, come quello della giornalista Vivian Kent (Anna Chlumsky) che segue la storia di Anna, visitandola regolarmente in prigione in preparazione del suo articolo.

Scalata sociale nel mondo dell'arte

Anna Sorokin, che si fa chiamare Anna Delvey, è interpretata da Julia Garner, già nota e premiata per il ruolo di Ruth Langmore nella serie «Ozark».

Delvey, 25enne giunta a New York per fare carriera, si fa passare per una ricca ereditiera tedesca di origine russa, come suggerisce il suo particolare accento anche se non sempre imitato alla perfezione.

Connettendosi con le persone giuste nel mondo dell'arte e del business newyorkese, Delvey inizia la sua scalata sociale, partecipando a party esclusivi, soggiornando in hotel a cinque stelle e facendo shopping sfrenato in negozi firmati.

Con la pretesa di creare un'ambiziosa ed esclusiva fondazione artistica, la Anna Delvey Foundation (ADF), Delvey cerca di ottenere fondi bancari con il sostegno di un noto avvocato. Fondi che non verranno però mai versati siccome mancano informazioni per comprovare la reale situazione finanziaria di Delvey, che afferma di avere un'eredità in una banca europea.

Linea sottile fra verità e bugie

Delvey stringe amicizia con Neff, concierge in uno degli hotel in cui soggiorna per vari mesi, con una personal trainer e con Rachel Williams, che lavora da Vanity Fair.

Grazie a finti assegni e a documenti bancari falsificati Anna riesce ad ottenere prestiti bancari per soddisfare i suoi vizi mondani nonché quelli delle sue amiche. Delvey sottrarrà anche soldi a quest'ultime e ai conoscenti, promettendo di rimborsarli, cosa che non succederà mai.

Poco a poco però il sogno inizia a sgretolarsi, le sue numerose carte di credito hanno ormai raggiunto il limite e vengono declinate.

Che fine ha fatto la vera Anna?

Anna «Delvey» Sorokin viene arrestata a Malibu nell'ottobre 2017 e poi condannata a quattro anni di prigione per le numerose truffe commesse, stimate attorno ai 275mila dollari. Nel febbraio 2021 è rilasciata per buona condotta ma poco dopo viene presa in custodia dalla polizia per questioni di immigrazione a causa del visto scaduto. Attualmente è in attesa di essere rispedita in Germania.

Delvey, come si può ben intuire non è un'ereditiera ma un'immigrata russa trasferitasi in Germania con la famiglia nel 2007. I genitori, appartenenti alla classe proletaria, erano ignari delle truffe commesse dalla figlia.

Contrariamente a Simon Leviev, il cosiddetto «truffatore di Tinder», Delvey ha dovuto pagare con quattro anni di prigione i suoi raggiri ed è tuttora ritenuta dalla polizia statunitense, mentre Leviev è a piede libero.