Vera e Giuliano Montaldo, un colpo di fulmine lungo 60 anni
Ritratto coppia di vita e a artistica in docu a Festa di Roma
ROMA, 23 OTT – Quasi 60 anni d'amore e di partnership artistica in giro per il mondo dal Brasile alla Cina, per un percorso che comprende opere come Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno, L'Agnese va a morire, lo sceneggiato Marco Polo, Gli occhiali d'oro, I demoni di San Pietroburgo, L'industriale. Un legame simbiotico animato da due persone di straordinario talento e intelligenza, indipendenti e libere, che uniscono forza di carattere e humour. E' il ritratto della coppia che offre il documentario Vera & Giuliano di Fabrizio Corallo, al debutto nella sezione Omaggi della Festa del Cinema di Roma.
«Raccontare il nostro amore per noi è normale – spiega Montaldo, classe 1930 -. ma è ancora più bello raccontare quello insieme al nostro percorso lavorativo. L'abbiamo fatto con gioia e divertendoci». A unirli il colpo di fulmine che Montaldo sentì al primo incontro con Vera a inizio anni '60 nell'ufficio del produttore Leo Pescarolo, fratello della sua futura moglie. «Con i suoi meravigliosi occhi azzurri era come un principe azzurro anche se con lo sguardo un po' da matto» racconta Vera, che a differenza del regista non è stata subito 'folgorata'. «Ero un principe stregato e quel colpo di fulmine dura da 60 anni», aggiunge Montaldo.
Attraverso un un tesoro di immagini tra vita e set, il film non fiction racconta questa coppia straordinaria anche attraverso altri sguardi di famiglia, quelli della costumista Elisabetta Montaldo, che Vera Pescarolo ha avuto da un precedente matrimonio e Giuliano Montaldo ha adottato e il nipote Inti Carboni, assistente alla regia e produttore. «Sono persone meravigliose che si compensano come lo yin e yang» dice Elisabetta Montaldo. Una tensione intima e creativa che emerge nelle conversazioni tra moglie e marito, che ripercorrono i loro anni di cinema ,tra ricordi, aneddoti e incontri come l'incursione nella loro camera da letto d'albergo in piena notte di Gian Maria Volonté, che chiese alla coppia come facesse a dormire pensando che il giorno dopo lui sarebbe finito al rogo (in Giordano Bruno, ndr): «Alla fine Gian Maria si mise vicino a me e dormì fino alla mattina». (ANSA).
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