Equivoco in un'intervista Woody Allen: «Mai detto che vado in pensione»

SDA

19.9.2022 - 18:30

Woody Allen smentisce: "Mai detto che vado in pensione". Dopo l'intervista a un giornale spagnolo che ieri ha fatto il giro del mondo, l'86enne regista americano ha fatto diffondere una precisazione ufficiale.
Woody Allen smentisce: "Mai detto che vado in pensione". Dopo l'intervista a un giornale spagnolo che ieri ha fatto il giro del mondo, l'86enne regista americano ha fatto diffondere una precisazione ufficiale.
Keystone

Woody Allen smentisce: «Mai detto che vado in pensione». Dopo l'intervista a un giornale spagnolo che ieri ha fatto il giro del mondo, l'86enne regista americano ha fatto diffondere una precisazione ufficiale.

«Non ha mai detto che si ritira, né ha detto che sta scrivendo un altro romanzo. Ha detto che stava pensando di non fare film perché fare film che vanno direttamente o molto velocemente in streaming non lo diverte, visto che è uno che ama l'esperienza del cinema al cinema».

Nel comunicato si aggiunge che Woody «non ha al momento intenzione di andare in pensione ed è molto contento di essere a Parigi a girare il suo nuovo film, che sarà il 50esimo della sua carriera».

L'equivoco sembra essere nato da una frase del regista al giornale «La Vanguardia». A proposito del film «Wasp 22», Woody avrebbe detto: «La mia idea, in linea di principio, è di non fare più film e concentrarmi nella scrittura».

Commenti simili in precedenza

Non è la prima volta che Woody Allen esprime pensieri di questo tenore. A fine giugno, in una conversazione video su Instagram con Alec Baldwin, il regista aveva detto che girare film non gli piaceva più «ora che non si esce più nelle sale».

L'obiettivo dell'attore era stato allora la promozione di «Zero Gravity», l'ultima raccolta di racconti pubblicata negli USA da Skyhorse, una casa editrice specializzata in autori «difficili».

Composto di brani scritti anni fa per il settimanale «New Yorker» e altri durante la pandemia, il volume in Italia è uscito con «La Nave di Teseo», ma negli Stati Uniti era stato virtualmente ignorato. Più o meno come «Rifkin's Festival», il film n. 49, che aveva fatto tonfo a fine gennaio durante una presenza lampo nelle sale americane.