Héctor non le manda a dire Bellerín critica i governi del pallone: «Il calcio diventa sempre più elitario»

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3.3.2024

Hector Bellerin.
Hector Bellerin.
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Héctor Bellerín, dopo una vita spesa all'Arsenal, oggi gioca in Spagna per il Betis. Un club che rappresenta le sue idee di sostenibilità e socialità, come ha raccontato alla «BBC», in un'intervista che in genere i calciatori non rilasciano.

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Dopo nove anni in Inghilterra Héctor Bellerín è tornato a casa in Spagna. Un difensore divenuto grande all'Arsenal, dove ha giocato quasi 200 partite in Premier League, calcando i palcoscenici più illustri e luccicanti del calcio inglese ed europeo.

Oggi, senza più i capelli perfetti, il viso pulito e le incursioni nel campo della moda, il 28enne sembra più la replica di Frank Zappa in versione moderna. Uno che si distingue per ciò che è, e meno per quello che la società si aspetta che sia.

«Difficile accettare che siamo più interessati a questa guerra che ad altre»

Héctor Bellerín

Calciatore spagnolo

Uno che dice quello che pensa, e il più delle volte, le sue, sono opinioni che fanno arrabbiare chi è abituato a farsi dar retta. Anche se in parte cerca di capire e giustificare chi ha meno coraggio nel farlo.

«Quando si vive in una società che non accetta nemmeno un piccolo errore, diventa più difficile per le persone esporsi».

Invece, nel 2022, all'indomani dello scoppio della guerra russo-ucraina, lui aveva detto: «È un po’ difficile da accettare che siamo più interessati a questa guerra che ad altre. Non so se è perché (gli ucraini) sono più simili a noi o se a causa di un conflitto che può riguardarci più direttamente, dal punto di vista economico o da quello dei rifugiati. Ma non si parla più della guerra in Palestina, né di quella in Yemen, in Iraq… Anche il fatto che la Russia non sia stata ammessa ai Mondiali è qualcosa che non capisco».

Oggi predica bene e cerca di razzolare bene

Nel Betis, Bellerín ha trovato un società con la sua stessa direzione morale, impegnata a sostenere la sostenibilità e ad affrontare le questioni sociali.

Il 28enne si sente a suo agio nel discutere di questi argomenti, al contrario di molti altri colleghi. Nell'intervista rilasciata alla «BBC» il difensore si sofferma sul ruolo della mascolinità e della salute mentale, suggerendo che non tutti i calciatori vogliono «guidare auto enormi ed essere così forti e virili».

Per Bellerín la questione della sostenibilità ambientale è sempre stata una cosa importante.

Oggi, da uomo, più di prima quando da ragazzo era preda di mode e pazzie, dice: «È qualcosa di cui tengo conto in ogni singola decisione della mia vita e far parte di un club calcistico che è consapevole di questo, che sta cercando di mettere in atto sistemi per i tifosi, per i lavoratori, per il personale e anche per i giocatori, per rendere le cose più facili al fine di avere uno stile di vita più verde, è importante e fonte di ispirazione».

Nell'intervista ammette i "peccati" di gioventù, con maturità: «In passato, parlavo di sostenibilità, poi compravo molti vestiti, ma questo non significa che voglia farlo oggi».

Oggi, infatti, Bellerín si reca al lavoro in bicicletta dalla sua casa nel centro di Siviglia, ricicla, segue una dieta vegana, utilizza i mezzi di trasporto pubblici e studia attentamente ogni acquisto.

«Votare» è una delle cose più 'verdi' che si possono fare

Una delle cose più «verdi» che incoraggia maggiormente, tuttavia, è votare. «Votare significa dare il potere a qualcuno che metterà in atto queste iniziative verdi. Ogni volta che votiamo abbiamo la grande opportunità di assicurarci di creare un futuro più sostenibile».

I tanti spostamenti effettuati per giocare partite nazionali o internazionali, di squadre e tifosi, sono oggetto di una sua costante riflessione.

«In quasi tutti i Paesi europei possiamo viaggiare in treno», spiega alla BBC. «Con Arsène Wenger, ai tempi dell'Arsenal, ogni volta che dovevamo andare a Manchester o a Liverpool viaggiavamo in treno e queste sono opzioni molto semplici e pulite».

La critica diretta alla FIFA

E da qui, il salto alla continua espansione dei tornei internazionali e all'organizzazione della Coppa del Mondo in più Paesi e continenti, è obbligato.

Non si tratta solo di impatto ambientale, per Bellerín, ma anche di grosse conseguenze sociali.

«Il calcio è sempre più una questione di margini, di possibilità di fare più soldi e meno di chi lo sostiene e di chi rende veramente grande il calcio», dice.

«Questo sport sta diventando ogni giorno qualcosa di più elitario, a mio parere, e il fatto che si giochi in tre Paesi diversi rende più difficile per i tifosi seguire la propria nazione».

Per colui che ha anche giocato con la maglia della sua Nazionale, si tratta anche di perdere «un po' l'essenza di ciò che è veramente il calcio e di chi sono le persone che lo fanno davvero, cioè le persone che ci seguono e ci guardano ogni fine settimana».