«Rendere possibile l'impossibile» Ci sono favole sportive da raccontare, quella del Mjällby le batte tutte

bfi

23.10.2025

I giocatori e lo staff del Mjällby festeggiano a Goteborg la conquista del massimo titolo svedese, campioni di Allsvenskan.
I giocatori e lo staff del Mjällby festeggiano a Goteborg la conquista del massimo titolo svedese, campioni di Allsvenskan.
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Con tre giornate d'anticipo sulla fine del massimo campionato svedese, il Mjällby ha già fatto suo lo scettro nazionale. Parliamo del club di un paesino di 1'400 abitanti, che ha un budget molto inferiore agli altri, che 10 anni fa giocava in terza divisione e oggi fa giocare i suoi ragazzi. Una storia da raccontare.

Igor Sertori

Hai fretta? blue News riassume per te

  • Il presidente, l'allenatore e alcuni dei giocatori del Mjällby sono figli del paese, Hällevik, rurale e discosto ina Svezia e che conta 1'400 abitanti.
  • Il club, con tre giornate di anticipo, ha fatto l'impossibile: laurearsi campione di Svezia.
  • Con un budget 9 volte inferiore al Malmö, vincitori lo scorso anno, i giocatori del presidente Emeus hanno compiuto un'impresa quasi impossibile.
  • Il mantra del presidente, un locale tornato a casa dopo aver lavorato in tutta Europa è una delle componenti del successo: «Possiamo avere uno spirito di squadra migliore del Real Madrid... possiamo prepararci meglio per una partita del Manchester United».
  • L'assistente dell'allenatore è Karl Marius Aksum, dottore in Percezione visiva nel calcio d'élite. «Non è una sorpresa che stiamo giocando un buon calcio».
  • Ma vincere è davvero un favola, per tutta la comunità che si ritrova allo Strandfallen, il piccolo stadio del Mjällby.
  • 49 reti segnate (finora) e 17 subite in 27 partite di campionato. Tre stranieri in squadra, e nessuno di loro è una star.
  • «Abbiamo dimostrato che un collettivo può portarti molto lontano, abbiamo molti giocatori che danno tutto per il Mjällby, è fantastico», ha detto Bergström, autore della prima rete contro il Goteborg, che ha consegnato la sicurezza matematica di aver vinto il titolo. 

«Rendere possibile l'impossibile» è uno dei mantra che si trovano sulle pareti e sulle diapositive PowerPoint del piccolo club svedese Mjällby. Ed è proprio quello che è successo.

A quattro giornate dalla fine del massimo campionato svedese, il Mjällby ha battuto l'IFK Göteborg per 2 a 0, conquistando un sensazionale primo titolo della Allsvenskan (la massima lega di Svezia), con tre giornate di anticipo sulla fine della stagione.

Jacob Bergström ha segnato con un calcio al volo da distanza ravvicinata e Tom Pettersson ha segnato il secondo gol sette minuti dopo, consentendo alla sua squadra di conquistare un vantaggio insuperabile di 11 punti sull'Hammarby, secondo. 

Tom Pettersson 
Tom Pettersson 
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«È qualcosa che non avrei mai pensato potesse accadere nella mia vita», ha detto Bergström al «The Guardian».

«Sono incredibilmente grato a questo gruppo: abbiamo dimostrato che un collettivo può portarti molto lontano, abbiamo molti giocatori che danno tutto per il Mjällby, è fantastico».

Ma questa è solo la fine di un'incredibile, unica storia da raccontare. 

Un paese di 1'400 anime 

Parliamo dei neo campioni di Svezia, una squadra composta principalmente da giocatori nati nella zona, che giocano le partite in casa in un villaggio di circa 1'400 abitanti, sulla costa meridionale della Svezia – un po' più piccolo di Airolo, per intenderci.

L'allenatore è un docente e il talent scout è un postino. Solo nove anni fa il club era a una partita dalla retrocessione nella quarta serie nazionale.

«Non riesco a immaginare nulla che possa eguagliare questo risultato», ha dichiarato Magnus Emeus, presidente del Mjällby, all'Associated Press.

«Le dimensioni del club, le nostre condizioni, la nostra forza finanziaria: battere tutti gli altri in un solo anno, penso che nessuno ci sia mai andato vicino».

Molto oltre l'impresa del Leicester nel 2016

L'incredibile percorso del Mjällby, viene paragonato per certi versi all'incredibile titolo della Premier League conquistato dal Leicester nel 2016, sotto la guida dell'italiano Claudio Ranieri.

Ma qui c'è di più: Leicester conta 388'000 abitanti, una cittadina media in termini inglesi, ma comunque un gigante paragonata a Hällevik.

Questa è una storia che parla di duro lavoro, buon senso e decisioni coraggiose basate sui dati, sia dentro che fuori dal campo, in un club che è il cuore pulsante di una piccola comunità molto unita.

Non centrano gli sceicchi

Non è il Newcastle, il Parma o il Lugano, il Mjällby non è stato acquisito da uno sceicco mediorientale o da un gruppo americano.

Il fatturato dello scorso anno del piccolo club è stato di circa 85 milioni di corone (8 milioni di franchi), e il budget del suo club è pari a un ottavo di quello del Malmö, campione in carica, ora quarto a 21 punti dai trionfatori di stagione.

Jacob Lennartsson, all'AP ha tentato di spiegare il segreto: «Ci viene chiesto spesso: come ci riuscite? È importante precisare che non abbiamo iniziato solo quest'anno, ma che ci lavoriamo da molti anni».

I tifosi del paese arrivano allo stadio Strandvallen, un luogo di ritrovo per la piccola comunità locale.
I tifosi del paese arrivano allo stadio Strandvallen, un luogo di ritrovo per la piccola comunità locale.
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Strandvallen e lo spirito imprenditoriale di chi è isolato

Lo stadio Strandvallen di Mjällby, con una capienza di 6'000 posti, situato nel villaggio di Hällevik, è considerato «lo stadio di calcio più bello della Svezia», ha detto il presidente Emeus.

«Se calci la palla con forza e la mandi oltre la porta, potrebbe finire nel Mar Baltico», dice scherzando.

La pesca è da tempo l'industria predominante in questo angolo di mondo, dove ci sono anche vaste distese di terreni agricoli e uno spirito imprenditoriale che contribuisce a trainare l'economia locale.

La svolta nel 2015

Fondato nel 1939, il Mjällby non ha mai vinto un trofeo importante e ha sempre giocato fuori dalla massima serie, passando da un campionato regionale all'altro.

La grande svolta è arrivata nel 2015 con l'arrivo di Emeus, un imprenditore nato nella zona e tornato a casa dopo aver lavorato in tutta Europa.

Ha accettato l'offerta di diventare presidente del club, che all'epoca militava in seconda divisione e registrava perdite finanziarie anno dopo anno, e, secondo le sue parole, riportate da «AP News», «ha stabilito una metodologia che avevo imparato nella mia vita lavorativa».

Il mantra vincente

«Un altro mantra di cui parlo è che dobbiamo essere i migliori nelle cose che sono gratuite», ha detto Emeus. «Possiamo avere uno spirito di squadra migliore del Real Madrid... possiamo prepararci meglio per una partita del Manchester United».

Il Mjällby ha vinto l'ultima partita della stagione 2016 rimanendo in terza divisione, poi ha conquistato due promozioni consecutive nel 2018 e nel 2019, arrivando su fino all'Allsvenskan.

Anders Torstensson, docente locale, è stato assunto nel 2023 come allenatore e presto è stato affiancato da un assistente, Karl Marius Aksum, che ha un dottorato in Percezione visiva nel calcio d'élite, ma non aveva mai allenato a questo livello.

«Non è una sorpresa che stiamo giocando un buon calcio», ha dichiarato il dottore alla «CNN». «È una sorpresa, ovviamente, che siamo in testa alla classifica. Per tutti nel villaggio è come vivere in una favola».

Con soli tre 3 stranieri - un pakistano nato in Danimarca, un finlandese e uno dalla Guinea - il resto della squadra è composto da giocatori svedesi, locali.

Numeri alla mano il Mjällby non presenta nemmeno un bomber di razza, ma si affida alla forza del collettivo: nessuno ha fatto più di 7 gol, sui 49 totali.

Anche il portiere Noel Tornqvist, coadiuvato da una difesa stagna, ha i suoi meriti: sono solo 17 le reti subite in 27 incontri sin qui disputati. L'Hammarby, secondo in classifica, ne ha subite 10 in più. 

Insomma, nessun miracolo, ma una favola che valeva la pena raccontare.