Assente nelle prime due partite dell'anno della Nazionale svizzera, ma sotto i riflettori per i suoi recenti problemi giudiziari, Breel Embolo esce dal suo silenzio. L'attaccante del Monaco ha parlato a lungo con Keystone-ATS della sua situazione col club monegasco, dei suoi pensieri sulla Coppa del Mondo in Qatar, della sua terra natia in Africa e della recente condanna.
Hai fretta? blue News riassume per te:
- Breel Embolo ha rilasciato una lunga intervista.
- Il 26enne ha parlato delle aspettative col Monaco, delle recenti esperienze con la Nazionale e della sua visita in Camerun.
Al Monaco ritroverai Adi Hütter, colui che è stato il tuo allenatore al Mönchengadbach nella stagione 2021/2022. Che ricordi hai di lui?
Ricordo un allenatore che ha riposto tutta la sua fiducia su di me, che mi ha capito. Da un anno siamo in contatto telefonico regolare. Al Monaco troverà una situazione simile a quella vissuta due anni fa al Gladbach. Prima di tutto dovrà "inventare" una nuova difesa. La nostra ha fatto troppa acqua la scorsa stagione.
Qual'è il bilancio di questa prima stagione col Monaco?
I primi passi non sono stati facili. Ho completamente mancato la prima amichevole giocata contro il Southampton. Ho capito subito che la chiave era riuscire a leggere il gioco dei miei compagni il più velocemente possibile. Ho chiesto agli analisti video di fornirmi filmati di ogni giocatore della squadra.
In seguito abbiamo capito che non sono un attaccante destinato a giocare da solo là davanti. Sono un classico numero 9. Murat Yakin lo ha capito, come Adi Hütter prima al Gladbach.
La tua ultima partita con la Nazionale è stata quel disastroso ottavo di finale di Coppa del Mondo contro il Portogallo...
È stata una delusione immensa. Dopo la partita, sono andato in vacanza con la famiglia di Granit Xhaka. I primi quattro giorni ero completamente a terra, scoraggiato. Abbiamo perso 6-1 contro il Portogallo che comunque giocava senza Ronaldo e Cancelo. Non potevo credere che questi due giocatori fossero relegati in panchina. Abbiamo perso un'occasione unica.
Cosa è successo?
Ci sono diverse ragioni che possono spiegare questo tracollo. Diversi giocatori erano svuotati. Inoltre c'è stata anche la decisione di giocare con tre difensori dietro. Alcuni non erano a proprio agio con questo sistema. Ma abbiamo commesso errori che non c'entravano assolutamente con il sistema di gioco, inoltre, i portoghesi non ci hanno minimamente sottovalutato, come hanno invece probabilmente fatto i francesi nel 2021 a Bucarest (agli Europei quando la Svizzera si è qualificata per i quarti di finali ndr.).
I portoghesi sono andati a tutto gas e praticamente non hanno mai tolto il piede dall'acceleratore. Sapevano che avremmo potuto, in una serata importante, battere qualsiasi squadra. In qualche modo, il rispetto ricevuto dai lusitani mostra quanto siamo stati in grado di progredire negli ultimi anni. Ma alla fine, il risultato è stato brutale.
Prima della partita contro il Portogallo hai segnato reti decisive, col Camerun e la Serbia...
Dopo il mio gol siglato contro il Camerun ho pianto. I compagni di squadra mi hanno poi circondato per quasi 2 minuti. Sapevano come trovare le parole in modo che potessi davvero assimilare quello che era successo. Ero scosso. Questa rete ha risvegliato in me tanti ricordi, ha suscitato naturalmente emozioni incredibili.
Contro la Serbia, siamo riusciti a unirci alle spalle di Granit. Sono successe tante cose in campo. Durante questo incontro c'era davvero qualcosa di malsano nell'aria. Eravamo felici di aver vinto. Ma allo stesso tempo ci siamo resi conto che un gol in più ci avrebbe portato al primo posto nel girone e agli ottavi di finale contro la Corea del Sud...
Hai appena trascorso alcuni giorni nella tua terra natia. Com'è andata in Camerun?
La partita dei Mondiali ha cambiato molte cose. La percezione di me è completamente diversa. Per quattro giorni ho sentito ogni sorta di cose. C'erano persone felici, altre totalmente arrabbiate che li avessi eliminati dal torneo. Molti mi seguono, sono orgogliosi del mio percorso. Altri si allontanano e non vogliono più essere fotografati con me.
In Africa l'importanza del calcio è gigantesca. Per novantasei ore ho sentito molto intensamente come questo sport faceva vibrare il Camerun, forse in un modo che non avevo mai provato prima.
Sei stato accolto dal presidente della federazione camerunese, Samuel Eto'o...
Parlare con lui mi ha fatto bene. Non mi ha biasimato per il gol. "Non sono arrabbiato con te, Breel. Avremmo dovuto fare meglio il nostro lavoro", mi ha detto. Mi ha colpito vedere in quali misere condizioni versa la federazione, quanto tutto sia così modesto. Gli ho detto che vorrei restituire qualcosa.
In che modo?
Bisogna immaginare l'ampiezza del fenomeno. Nella terra dei miei genitori, centinaia di migliaia di persone sono interessate al calcio, al mio sport, al mio percorso. Alcuni indossano la maglia della Svizzera perché sono tifosi, perché mi augurano successo. Molti non hanno niente, solo la speranza di tempi migliori, di un possibile sviluppo. Lo sport dà loro forza, e anche a me. Il loro entusiasmo e la loro volontà di vedere il lato positivo sono contagiosi. Porto molto di questo con me in Europa.
Cosa ti ha toccato particolarmente?
Sono grati di poter vedere uno sportivo internazionale, di poter parlare con lui. È importante essere presenti, mostrarsi e non nascondersi dietro a vetri oscurati. Questo non sarebbe nemmeno nel mio carattere. Sono una persona con i piedi per terra, anche se a volte devo prendere le distanze perché ognuno arriva con un proprio problema.
Cosa ti porta a tornare con regolarità nella tua città natale, Yaoundé?
I legami familiari e naturalmente anche perché è da lì che vengo. Inoltre è bello rompere ogni tanto con il nostro sistema europeo, immergersi in un mondo completamente diverso e confrontarsi con una delle realtà di questo continente. È importante per me non dimenticare mai da dove vengo, dove ho trascorso i primi anni della mia vita. Io voglio sempre prendermi del tempo per questo.
Inoltre, ho un progetto, un grande obiettivo: organizzare una partita di beneficenza in Camerun con Granit (Xhaka), Manu (Akanji), Yann (Sommer), e altri giocatori africani della Ligue 1. Dovrebbero sacrificare due giorni della loro vita. Il denaro è effimero, ecco perché voglio regalare alla gente una storia speciale. Qualcosa che ricorderanno per sempre, a cui potranno aggrapparsi, che rafforzi la loro fiducia nel poter raggiungere grandi cose.
Ho vissuto in Camerun fino all'età di sei anni. La vita che ho avuto dopo mi sembrava lontana anni luce. Sognavo di essere come il grande Samuel Eto'o. Mi ha ispirato. Lui è una delle ragioni per cui sono arrivato in alto. I sentimenti positivi sono incredibilmente importanti in questo paese, la fame è ovunque, e questo logora.
Tornando in Europa, il prossimo appuntamento per la Nati sono gli Europei del 2024 in Germania. Come vedi lo sviluppo della squadra dai Mondiali?
Ovviamente ho seguito le partite delle qualificazioni a Euro 2024, ma anche la fase finale degli Europei Under 21. Zeki Amdouni è un giovane giocatore che ha fatto il grande passo. Sarà un vantaggio per la selezione nazionale. Sono impressionato dalla qualità dei suoi movimenti e dalla sua visione di gioco.
Ci sono altri giocatori che hanno attirato la tua attenzione?
Sì, Aurèle Amenda con l'Under 21. A 19 anni ha già tutto per farcela: statura, velocità e un buon recupero. Mia madre conosce sua madre ed è per questo che la seguo con attenzione. So che ci sono già club stranieri che sono interessati a lui. Sono sicuro che lo vedremo presto nella Nazionale maggiore.
Usciamo dal campo per tornare sui tuoi contenziosi con la giustizia. Quali insegnamenti trai da questi episodi, che ti sono valsi una multa di 45 aliquote di 3'000 franchi?
Sono pronto a pagare il prezzo del mio comportamento (il basilese è stato accusato di minacce plurime ndr.). So di essere un personaggio pubblico, che in un certo modo rappresento la Svizzera e che ci sono comportamenti che devo evitare. Il calcio è lo sport più popolare al mondo. Io sono uno dei suoi attori. Ora tocca a me rispettare le regole».
ATS - fon