Hleb, il calciatore più popolare di sempre della Bielorussia, ha parlato di sè e del campionato di calcio che nella sua nazione non smette, nonostante la pandemia.
Dopo 22 anni di carriera, Alexander Hleb ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Lo ha annunciato pochi giorni fa, a 38 anni.
Dinamo Minsk, Bate Borisov, Stoccarda, Arsenal, Barcellona, questi i grandi team che hanno reso immortale il giocatore nato a Minsk, in Bielorussia. Le ultime stagioni della sua carriera Hleb le ha trascorse in patria passando ancora dal Bate Borisov per poi indossare l'ultima maglia ancora a Minsk, quella della sconosciuta formazione del Isloch Minsk Raion.
Mentre il calcio si è fermato in tutta Europa - e quasi in tutto il pianeta - in Bielorussia si continua a giocare, nonostante il coronavirus abbia già contagiato 81 persone persone, stando ai dati - poco attendibili - rilasciati dal ministero della salute bielorusso.
«La Bielorussia è complicata da spiegare»
«Spiegare il nostro paese è complicato. Tutti i campionati hanno chiuso, ma noi sembra che da noi non sia un problema da affrontare - ha commentato Hleb in un'intervista rilasciata al britannico Sun - perché? Non lo so…».
A 38 anni l'ormai ex calciatore ha deciso di smettere.
«Sono stanco. Il mio corpo non può più riprendersi come una volta. Ma mi manca già il calcio, ogni volta che lo vedo in TV» ha detto l'ex di Arsenal e Barcellona.
Già, guardare il calcio live in TV. Lo si può fare solo nella sua Bielorussia
«Il coronavirus ha fatto smettere la Champions League e l’Europa League. Il che è un bene aggiunge il 38enne - bisogna cercare di fermarne la diffusione; credo che la UEFA ha fatto la cosa giusta. Ma in Bielorussia la situazione è incredibile. Magari tra un paio di settimane fermeremo il calcio anche qui, magari il nostro presidente sta aspettando di vedere che succede col virus. Tutti quanti sanno quello che succede in Italia, in Spagna e nel resto del mondo, e non promette bene».
«Per l'amministrazione presidenziale la situazione non è così grave»
Il presidente bielorusso Lukaschenko ha minimizzato, asserendo che il buon cibo, alcuni bicchieri di vodka e una costante attività fisica possono prevenire il contagio.
«L'amministrazione presidenziale del nostro paese non crede che sia una cosa così grave come riportano le notizie da tutto il mondo - ha continuato Hleb - anche molti giovani e studenti la pensano così. Io sto a casa con la mia famiglia, ma quando esco le strade e i ristoranti sono pieni di gente. A loro non interessa».
Secondo l'ex stella del Barcellona la cosa più importante in questo momento è trovare il vaccino contro il coronavirus e riportare tutto alla normalità.
Quella normalità che oggi stona in Bielorussia.
«Tutto il mondo adesso guarda il campionato bielorusso. Quando la NHL ha sospeso la stagione, molti giocatori di hockey su ghiaccio sono andati in Russia per giocare. Forse anche Lionel Messi e Cristiano Ronaldo potrebbero venire in Bielorussia per continuare a scendere in campo, no?».
Aleksander Hleb termina con una provocazione all'indirizzo del suo governo: «La Bielorussia è l’unico posto in Europa in cui si può ancora giocare a calcio. Se ci venissero Messi e Ronaldo almeno la gente sarebbe contenta…».
«Wenger e il suo Arsenal sono stati il meglio che mi poteva capitare»
Per tornare alla carriera del più grande giocatore che la Bielorussia ha mai conosciuto, Hleb non ha dubbi in merito al momento più bello:
«Lavorare con Wenger all'Arsenal è la cosa migliore che mi sarebbe potuta accadere. Ha valutato e supportato ogni giocatore in un modo speciale e si è preso cura di noi. Ha fatto il meglio per ogni singolo giocatore».