I bianconeri hanno vinto il titolo nazionale che mancava da 29 anni, e lo hanno fatto con una prestazione davvero convincente anche grazie al sostegno dei numerosissimi tifosi. Ci sono tutte le premesse per un periodo di splendore calcistico in salsa ticinese.
Se a San Gallo e nella Svizzera Orientale c'era grande euforia alla vigilia della finale di Coppa Svizzera tanto da vendere i 12'000 biglietti a disposizione dei biancoverdi in pochissimo tempo, anche a Lugano e in Ticino i preparativi non sono stati da meno: quasi 10mila sono stati i tifosi bianconeri che si sono spostati a Berna per assistere alla finale di Coppa, la nona nella storia del club sottocenerino.
Sei i treni speciali per i tifosi del San Gallo che hanno fatto la spola tra San Gallo e Berna, quattro quelli partiti da Lugano alla volta di Ostermundingen, dalla quale stazione, a piedi, si raggiunge facilmente il Wankdorf.
Euforia, canti e solo tre colori hanno invaso i piazzali fuori lo stadio di Berna prima dell'inizio della sfida: il verde del San Gallo, il nero del Lugano e l'acromatico bianco, presente in entrambe le bandiere e tifoserie, quasi a rappresentare un punto d'incontro.
Dentro lo stadio - divisi e accomunati dalla passione per il calcio - c'erano più di 29mila spettatori, con l'onda biancoverde a rappresentare la maggioranza dei presenti.
Una maggioranza che non ha saputo far pendere dalla sua l'ago della bilancia: da subito - al quinto minuto di gioco lo sloveno Žan Celar ha portato in vantaggio il Lugano - si ha avuto l'impressione che una squadra era più in palla dell'altra, che Davide potesse sopraffare Golia.
Con il passare dei minuti - mentre le due tifoserie scolpivano l'aria a suon di canti ed inni - l'impressione ha preso vieppiù consistenza: la rete di Custodio allo scadere del primo tempo ha regalato il secondo vantaggio al Lugano dopo che il gigante Maglica aveva incornato al 21esimo portando i sangallesi momentaneamente di nuovo in pareggio. Bottani - al 58esimo - e il neo entrato in campo Haile-Selassie - 11 minuti più tardi - hanno confezionato il trionfo della formazione del duo ticinese Croci-Torti e Ortelli, sprofondando la maggioranza nell'incredulità e nel silenzio.
Incredulità nel vedere Davide sopraffare Golia, in fatto di atletismo, creatività ed energia. Silenzio per un risultato di 4-1 che non faceva una grinza.
«È un'enorme delusione non solo per i tifosi. Dobbiamo analizzare perché non abbiamo dato il meglio di noi nel momento decisivo. Ci è mancata la scioltezza e la volontà di rischiare», ha commentato a fine partita l'allenatore dei sangallesi Peter Zeidler.
«Abbiamo fatto gol su schemi provati e riprovati. È dal 2 settembre che ci credo - ha commentato il tecnico del Lugano ai microfoni della RSI a fine partita - il fatto che mi rende orgoglioso e che io so perché mi hanno scelto a guidare questa squadra ed è perché io ho avuto fiducia in loro dal primo all'ultimo giorno e questa fiducia me l'hanno sempre ripagata».
Il presidente della Confederazione, l'onorevole Ignazio Cassis, ha consegnato la Coppa Svizzera a Mattia Croci-Torti e ai suoi uomini. Tutti rappresentanti di una minoranza. Il bianconero ha prevalso sul biancoverde, i canti in lingua italiana hanno riempito lo Stade de Suisse, la minoranza a sud delle Alpi ha avuto il suo momento di gloria nella nostra capitale, garante di un plurilinguismo e multiculturalismo di cui tutti andiamo fieri.
È stata una una grande giornata di calcio, l'apice - fin qui - di un processo a volte sottovalutato al nord del Paese: il Football Club Lugano è il vincitore della Coppa Svizzera.
Dal ritorno in Super League al trionfo di Coppa
Con grandi nomi come lo Young Boys, il Basilea, i neo campioni svizzeri dello Zurigo e i vallesani del Sion specialisti di Coppa, il Lugano non rientrava tra le favorite al titolo.
Ma non certo una sorpresa dell'ultima ora, per chi segue i destini dei bianconeri e abbassa lo sguardo della classifica di Super League sotto le prime due linee. Infatti, da quando i ticinesi sono tornati in Super League nel 2015 non hanno mai sfigurato, nonostante le critiche entro i confini cantonali e la sottovalutazione a livello nazionale: nel 2016 l'allora tecnico Zdenek Zeman portò i bianconeri in finale di Coppa, persa di misura (1-0) contro lo Zurigo.
Dal ritorno nella massima serie solo una volta il Lugano ha fatto peggio del quinto posto in campionato (ottavo nel 2017/18), due volte ha concluso la stagione al terzo posto e due volte al quarto. La stagione in corso, a due giornate dal termine, vede i bianconeri ancora al quarto posto, a soli 5 lunghezze dalla superpotenza Young Boys, a sette dal sempre competitivo Basilea.
Un futuro tutto da scrivere
Dopo 29 anni - era il 31 maggio del 1992 quando al Wankdorf di Berna, davanti a 20mila spettatori, la formazione allora diretta da Karl Engel vinse la Coppa Svizzera - il Lugano torna a vincere un titolo nazionale.
Un ulteriore indizio per credere che la società oggi di proprietà dell'americano Joe Mansueto stia per aumentare il periodo di splendore calcistico iniziato nel 2015?
Non è certo da escludere, visto pure che le condizioni generali sono migliorate notevolmente negli ultimi tempi: nel corso dell'estate dello scorso anno la società del miliardario statunitense aveva rilevato la società da Angelo Renzetti, la prima squadra è stata affidata al ticinese Mattia Croci-Torti, mentre a novembre è stata approvata la costruzione di un nuovo stadio - e non solo.
Al momento il Lugano e i suoi tifosi si godono la Coppa. Il presente è da campioni, il futuro sembra roseo.