È solo l'inizio? Il Lugano e il Ticino del calcio non possono più essere sottovalutati

La redazione

16.5.2022

L'euforia di Croci-Torti e dei suoi uomini è alle stelle.
L'euforia di Croci-Torti e dei suoi uomini è alle stelle.
KEYSTONE

I bianconeri hanno vinto il titolo nazionale che mancava da 29 anni, e lo hanno fatto con una prestazione davvero convincente anche grazie al sostegno dei numerosissimi tifosi. Ci sono tutte le premesse per un periodo di splendore calcistico in salsa ticinese.

La redazione

16.5.2022

Se a San Gallo e nella Svizzera Orientale c'era grande euforia alla vigilia della finale di Coppa Svizzera tanto da vendere i 12'000 biglietti a disposizione dei biancoverdi in pochissimo tempo, anche a Lugano e in Ticino i preparativi non sono stati da meno: quasi 10mila sono stati i tifosi bianconeri che si sono spostati a Berna per assistere alla finale di Coppa, la nona nella storia del club sottocenerino.

Sei i treni speciali per i tifosi del San Gallo che hanno fatto la spola tra San Gallo e Berna, quattro quelli partiti da Lugano alla volta di Ostermundingen, dalla quale stazione, a piedi, si raggiunge facilmente il Wankdorf.

Euforia, canti e solo tre colori hanno invaso i piazzali fuori lo stadio di Berna prima dell'inizio della sfida: il verde del San Gallo, il nero del Lugano e l'acromatico bianco, presente in entrambe le bandiere e tifoserie, quasi a rappresentare un punto d'incontro.

Dentro lo stadio - divisi e accomunati dalla passione per il calcio - c'erano più di 29mila spettatori, con l'onda biancoverde a rappresentare la maggioranza dei presenti.

Una maggioranza che non ha saputo far pendere dalla sua l'ago della bilancia: da subito - al quinto minuto di gioco lo sloveno Žan Celar ha portato in vantaggio il Lugano - si ha avuto l'impressione che una squadra era più in palla dell'altra, che Davide potesse sopraffare Golia.

Con il passare dei minuti - mentre le due tifoserie scolpivano l'aria a suon di canti ed inni - l'impressione ha preso vieppiù consistenza: la rete di Custodio allo scadere del primo tempo ha regalato il secondo vantaggio al Lugano dopo che il gigante Maglica aveva incornato al 21esimo portando i sangallesi momentaneamente di nuovo in pareggio. Bottani - al 58esimo - e il neo entrato in campo Haile-Selassie - 11 minuti più tardi - hanno confezionato il trionfo della formazione del duo ticinese Croci-Torti e Ortelli, sprofondando la maggioranza nell'incredulità e nel silenzio.

Incredulità nel vedere Davide sopraffare Golia, in fatto di atletismo, creatività ed energia. Silenzio per un risultato di 4-1 che non faceva una grinza.

«È un'enorme delusione non solo per i tifosi. Dobbiamo analizzare perché non abbiamo dato il meglio di noi nel momento decisivo. Ci è mancata la scioltezza e la volontà di rischiare», ha commentato a fine partita l'allenatore dei sangallesi Peter Zeidler.

«Abbiamo fatto gol su schemi provati e riprovati. È dal 2 settembre che ci credo - ha commentato il tecnico del Lugano ai microfoni della RSI a fine partita - il fatto che mi rende orgoglioso e che io so perché mi hanno scelto a guidare questa squadra ed è perché io ho avuto fiducia in loro dal primo all'ultimo giorno e questa fiducia me l'hanno sempre ripagata».

Il presidente della Confederazione, l'onorevole Ignazio Cassis, ha  consegnato la Coppa Svizzera a Mattia Croci-Torti e ai suoi uomini. Tutti rappresentanti di una minoranza. Il bianconero ha prevalso sul biancoverde, i canti in lingua italiana hanno riempito lo Stade de Suisse, la minoranza a sud delle Alpi ha avuto il suo momento di gloria nella nostra capitale, garante di un plurilinguismo e multiculturalismo di cui tutti andiamo fieri.

È stata una una grande giornata di calcio, l'apice - fin qui - di un processo a volte sottovalutato al nord del Paese: il Football Club Lugano è il vincitore della Coppa Svizzera.

Dal ritorno in Super League al trionfo di Coppa

Con grandi nomi come lo Young Boys, il Basilea, i neo campioni svizzeri dello Zurigo e i vallesani del Sion specialisti di Coppa, il Lugano non rientrava tra le favorite al titolo.

Ma non certo una sorpresa dell'ultima ora, per chi segue i destini dei bianconeri e abbassa lo sguardo della classifica di Super League sotto le prime due linee. Infatti, da quando i ticinesi sono tornati in Super League nel 2015 non hanno mai sfigurato, nonostante le critiche entro i confini cantonali e la sottovalutazione a livello nazionale: nel 2016 l'allora tecnico Zdenek Zeman portò i bianconeri in finale di Coppa, persa di misura (1-0) contro lo Zurigo.

Dal ritorno nella massima serie solo una volta il Lugano ha fatto peggio del quinto posto in campionato (ottavo nel 2017/18), due volte ha concluso la stagione al terzo posto e due volte al quarto. La stagione in corso, a due giornate dal termine, vede i bianconeri ancora al quarto posto, a soli 5 lunghezze dalla superpotenza Young Boys, a sette dal sempre competitivo Basilea.

Un futuro tutto da scrivere

Dopo 29 anni - era il 31 maggio del 1992 quando al Wankdorf di Berna, davanti a 20mila spettatori, la formazione allora diretta da Karl Engel vinse la Coppa Svizzera - il Lugano torna a vincere un titolo nazionale.

Un ulteriore indizio per credere che la società oggi di proprietà dell'americano Joe Mansueto stia per aumentare il periodo di splendore calcistico iniziato nel 2015?

Non è certo da escludere, visto pure che le condizioni generali sono migliorate notevolmente negli ultimi tempi: nel corso dell'estate dello scorso anno la società del miliardario statunitense aveva rilevato la società da Angelo Renzetti, la prima squadra è stata affidata al ticinese Mattia Croci-Torti, mentre a novembre è stata approvata la costruzione di un nuovo stadio - e non solo.

Al momento il Lugano e i suoi tifosi si godono la Coppa. Il presente è da campioni, il futuro sembra roseo.