
Alle 21:00, a Cracovia, il Real Betis scenderà in campo contro il Chelsea, per tentare di vincere il primo titolo europeo. Una storia singolare, quella del club meno conosciuto di Siviglia.
Il Chelsea di Enzo Maresca può ritagliarsi sì una fetta di storia mercoledì, diventando la prima squadra a vincere tutte e cinque le principali competizioni maschili dell'UEFA.
Ma è il Real Betis di Manuel Pellegrini, la vera sorpresa in campo a Cracovia: i reali disputeranno la loro prima finale continentale. L'unica spagnola in finale non è infatti il Real, il Barca, il Siviglia o l'Atletico Madrid.

Il Real Betis ha una storia gloriosa e curiosa da raccontare.
Le origini, il patrocinio reale
Le origini del club risalgono al 1907, quando un gruppo di studenti formò il «Sevilla Balompie». Dopo un disaccordo sulla partecipazione delle comunità operaie, alcuni membri si separarono dal Sevilla FC nel 1909 per formare il Betis Balompie Club.
Nel 1914, nonostante fosse il club più piccolo dei tre grandi di Siviglia, il Betis Football Club ricevette un patrocinio reale che gli permise di fregiarsi del titolo di «Real».
Re Alfonso XIII, noto sostenitore del calcio, concesse il titolo di «Real» al Betis: una designazione onorifica che indica il legame del club con la casa reale. Anche dopo l'abolizione della monarchia in Spagna, il club ha mantenuto il titolo di «Real», a dimostrazione dell'impatto duraturo del patrocinio del re sul club.
Betis deriva invece da Baetis, il nome romano del fiume che attraversa Siviglia. Balompie, sta per il gioco del calcio, in lingua andalusa.
I colori verde e bianco
La storia, o la leggenda, racconta che uno dei fondatori del club si recò a Glasgow e trovò interessante i colori del Celtic, tanto che gli furono regalate alcune vecchie casacche e pantaloncini. Tornato a casa, propose la divisa agli altri soci, che accettarono di buon grado anche perché verde e bianco sono i colori dell'Andalusia.
Ancora oggi, il Betis e il Celtic sono club amici, tanto che a Siviglia non è raro trovare bandiere del club scozzese.
L'unico titolo nazionale e una vita di sali e scendi
Il periodo di maggior successo fu quello degli anni Trenta, quando la squadra vinse il campionato nazionale, nel 1935. Questo rimane l'unico titolo nazionale.
Il Betis ha poi fatto sali-scendi per la maggior parte della sua storia, tra la massima serie del Paese e la seconda divisione, tanto che uno dei canti dei suoi tifosi, ne riconosce questo aspetto, con orgoglio: «Che sia in alto o in basso, sempre Betis».
I problemi economici
Nel 2011, il club, a fronte di grossi problemi economici, fu sottoposto a un processo di bancarotta, ma evitò la liquidazione, rimanendo però gestito da rappresentanti giudiziari fino all'estate del 2015.
Il minuto 26
In ogni partita casalinga, i tifosi applaudono al minuto 26 per onorare Miki Roque, giovane difensore che perse la battaglia contro il cancro nel 2012, a soli 24 anni.
Gli «eliopolitani»
Il Real Betis è una delle squadre de LaLiga che ha una grande varietà di soprannomi.
Alcuni di essi, come «verderones» o «verdiblancos» (bianchi e verdi), si riferiscono ai loro colori. Altri, come nel caso di «El Glorioso» (il Glorioso), commemorano il loro successo storico.
Tra tutti, ce n'è uno che spicca come il più curioso: gli «eliopolitani». La squadra andalusa è conosciuta così per la posizione del suo stadio, il Benito Villamarin, che si trova nel quartiere sivigliano di Heliopolis.
La storia del club è da sempre legata a questo quartiere, che ha dato il nome alla sua sede dal 1939 al 1961, quando l'attuale stadio Villamarin era conosciuto come stadio Heliopolis, che in greco significa «città del sole».