L'ex nazionale italiano Andrea Carnevale ha descritto l'orribile omicidio della madre. Il colpevole: suo padre.
In Italia si ripetono episodi di violenza domestica, che purtroppo si concludono anche con dei morti. Proprio di recente a Nuoro (Sardegna), un uomo ha ucciso la moglie e i due figli, ha sparato alla madre e a un vicino di casa e poi si è tolto la vita.
Anche Andrea Carnevale ha vissuto uno scenario simile.
Il 63enne ha giocato con Diego Maradona al Napoli. Con gli azzurri ha festeggiato anche i suoi più grandi successi: due volte campioni, una volta vincitori di Coppa Italia e di Coppa UEFA.
Ai Mondiali di casa del 1990, sembrava destinato a diventare il partner di Gianluca Vialli nell'attacco della Nazionale Azzurra, ma il recentemente scomparso Salvatore Schillaci lo superò.
Carnevale è ora capo scout dell'Udinese, club di Serie A, da oltre dieci anni. In relazione al femminicidio di Nuoro, Carnevale ha parlato delle proprie dolorose esperienze.
Una tragedia annunciata
La sua tragica storia era inevitabile, ha ricordato in un servizio de «La Stampa» (via fanpage.it). «Mio padre, tornato a casa dopo un anno in Germania - dove lavorava per le ferrovie - diventava sempre più strano e confuso. Picchiava nostra madre davanti a noi, anche quando mangiavamo insieme la sera. Poteva farlo in qualsiasi momento».
«Sono andata più volte dai carabinieri per sentirmi dire che non potevano fare nulla se non vedevano il sangue... In casa c'era sempre un clima di paura, perché da un momento all'altro diventava violento, soprattutto nei confronti di mia madre, che soffriva di questi scatti d'ira. Per anni mia mamma è stata schiaffeggiata e picchiata davanti a noi», ha raccontato Carnevale.
All'epoca era ancora un ragazzino e nel suo quartiere, in un piccolo paese, non c'era praticamente consapevolezza della violenza domestica.
«Tutto era tenuto un po' nascosto. Mia madre era una donna per bene, ma mio padre era fissato con l'idea che lei lo tradisse. Ma il capo della polizia della caserma disse che non poteva intervenire finché non avesse visto il sangue».
Il 25 settembre 1975 la tragedia: il padre Gaetano uccide la madre Filomena, che oltre all'allora quattordicenne Andrea ha altri sei figli. «Una mattina mio padre si svegliò, prese l'ascia e andò a uccidere mia madre mentre stava lavando i panni vicino al fiume vicino a casa», ha proseguito l'ex calciatore.
«Una delle mie sorelle era presente, io stavo giocando a calcio lì vicino. Ho raccolto il cervello di mia madre dal fiume e l'ho portato in caserma: «Hai visto cosa è successo adesso?», ho detto al capo della polizia.
«Quante volte sono venuto qui, ora si vede il sangue».
Oggi, però, non serba più rancore verso nessuno: suo padre era un uomo malato che non era stato curato.
L'uomo si è poi suicidato in carcere.