Da quasi due mesi senza squadra, il recordman di presenze con la maglia del Lugano, Jonathan Sabbatini, ha parlato del suo presente, del futuro e del grosso rammarico del passato in esclusiva a blue Sport.
A fine giugno il Lugano aveva fatto sapere che Jonathan Sabbatini non aveva accettato l’offerta del club, che gli proponeva un contratto con mansioni diverse da quelle di calciatore.
Il 36enne aveva così deciso di lasciare la società bianconera per continuare a giocare.
L'ex capitano se n'è andato dopo 12 anni, una Coppa Svizzera vinta e altre due finali giocate, da recordman di presenze con la maglia bianconera, con 437 partite disputate. Una vita.
Jonathan Sabbatini, ti vedremo ancora sui campi di calcio svizzeri?
Certo che sì! È quello che voglio, ci sono dei contatti, mi auguro di poter trovare un club, ma non ho fretta.
Si dice che Lucerna, Sion, GC e Thun siano interessati a te. Qual è la verità?
Sono aperto a tutte le squadre in Svizzera, ma come detto, non c'è premura. Valuterò insieme al mio procuratore, cosa è meglio per me e la mia famiglia.
Giocare all'estero è un'opzione? Forse in Italia?
Non escludo offerte dall'estero. Attendo la soluzione migliore. Io sono pronto a trasferirmi, ma certo i miei figli sono «luganesi'». Dovremo valutare insieme le diverse opzioni.
A 36 anni il ritiro non è un'alternativa?
No, perché ho dimostrato sul campo che ho ancora tanto da dare. Il Lugano non ha basato la sua scelta su valori di rendimento o su performance fisiche, ci sono altri motivi.
Altri, alla mia età, vorrebbero avere questa mia condizione fisica. Voglio continuare a godermi il calcio fino a quando durerà, sapendo che il tempo a disposizione è sempre meno.
Sei deluso per come sono finite le cose con il Lugano?
L'elaborazione della perdita l'ho già fatta. Sono in pace con me stesso e con il mio ex club. Posso anche dire che mi ero preparato, avevo intuito che stava per succedere, anche se un po' di speranza certo la cullavo.
Ho accettato la loro decisione, così come ho sempre accettato i destini del Lugano anche negli anni difficili. Non ho sbagliato le mie scelte. Continuo dunque così, seguendo la mia via.
Quanto ti manca lo spogliatoio del Lugano, i tuoi ex compagni e il club?
Vado ancora a trovarli di tanto in tanto. E tifo per loro. Poi non nego che un giorno mi piacerebbe tornare nel club, in un'altra veste ovviamente, o magari chissà, come giocatore... nella vita non si sa mai (ride).
Cosa pensi dell'ottimo inizio di stagione della tua ex squadra?
Non sono sorpreso... per questo avevo voglia di continuare. So che sono un'ottima squadra, anche se lo Young Boys è ancora la favorita. A Lugano sono arrivati giocatori importanti, mentre i più giovani si sentono più sicuri, hanno accumulato esperienza.
Young Boys a parte, sono dell'idea che l'unico avversario del Lugano sia sé stesso.
Come e dove ti tieni in forma?
Mi tengo in forma da solo mentre il preparatore atletico del Lugano, che è un mio amico, mi aiuta passandomi dei programmi di allenamento. Ho amici nel Vedeggio-Calcio che mi hanno permesso di usare le loro strutture, così faccio allenamento con loro per ringraziarli e per continuare la mia preparazione.
Credi che Mattia Croci-Torti possa diventare un coach di un qualche top club europeo un giorno?
La scelta migliore per lui credo sia stata quella di rimanere a Lugano. Al termine di questa stagione, se continuerà così, avrà le carte in regola per ambire a panchine più importanti.
Oggi leggiamo tantissime notizie di sport, dimentichiamo anche in fretta. Dimmi una cosa, su tutte, che non dimenticherai del tuo periodo con i bianconeri?
Il rigore sbagliato nella finale di Coppa Svizzera... avrei chiuso nel modo migliore. Era tutto perfetto. Io ho avuto la mia possibilità. Avrei potuto chiudere il cerchio in maniera perfetta.
Ma questo grosso rammarico mi dà una carica in più per continuare, e magari per poter in futuro segnare il prossimo rigore decisivo.