Manca al calcio svizzero, è visto come un eroe in Croazia ed è uno dei grandi nomi del Barcelona da un po' di anni. La redazione di Bluewin ha incontrato Ivan Rakitic per un'intervista esclusiva.
Ivan Rakitic, l'estate scorsa con la nazionale croata, lei e i suoi compagni avete raggiunto la finale della Coppa del Mondo. Quanto tempo le ci è voluto per digerire la sconfitta patita contro la Francia?
Non è stato facile. Una sconfitta così non la digerisci, la puoi solo dimenticare. Il tutto è stato più di un sogno. Ad un certo punto l'orgoglio per quanto raggiunto ha preso il sopravvento sulla frustrazione legata alla sconfitta.
Ha ancora guardato le immagini di quella finale?
Assolutamente no. Il tutto è ancora troppo fresco.
Negli ottavi di finale di Champions League affronterete il Lione. Voi siete i grandi favoriti. Pericoloso?
Il ruolo di favorito non è più lo stesso rispetto ad alcuni anni fa. Il Lione ha una gran squadra, dei giocatori interessanti e un allenatore che cura molto i dettagli. Non è un caso che siano approdati agli ottavi di finale. Nella fase a gironi sono stati costanti e per noi non sarà assolutamente facile avere la meglio, questo ci è chiaro.
Un giornale spagnolo ha citato una sua dichiarazione: "Vorrei giocare ancora molti anni per il Barca". Proprio a centrocampo però la società ha fatto importanti acquisti: Rafinha, Arthur e Arturo Vidal. Poi è arrivato anche Carles Aleñà e a luglio arriverà Frenkie de Jong. Sarebbe contento di rimanere a Barcellona anche rimanendo seduto sulla panchina?
Sì, il 'vecchiaccio' rimane (ride). Ora seriamente. È chiaro che la società cambia, arrivano giovani interessanti. I bravi giocatori sono sempre i benvenuti. Il mio obiettivo però non cambia: sono qua per giocare e se un giorno non dovesse più essere così allora dovrei parlare con l'allenatore. Sono felice qui a Barcellona. Mi godo ogni giornata, ogni allenamento e certamente tutte le partite. Da parte mia non cambierei nulla. Se i giovani vogliono ritagliarsi un posto dovranno cercarlo in un'altra posizione (ride).
Dopo Basilea lei ha giocato nella Bundesliga, poi è arrivato in Spagna, otto anni fa. Non sente il richiamo di un'altra sfida, magari in Premier League, in Serie A o nella Ligue 1?
Ho paura che non mi rimanga così tanto tempo (ride). Sono molto contento in Spagna. Certo guardo con piacere i match di Premier League e di Serie A, ma al momento non ho cambiamenti in programma.
A 30 anni si è negli anni migliori, ma non si è più giovanissimi. Xavi ora gioca in Qatar, Iniesta in Giappone. Due leggende del Barca che hanno deciso di tentare un'avventura fuori dai confini europei, sfruttando economicamente la loro grande popolarità. Potrebbe immaginare 'un'avventura' di questo genere?
Non posso dire né sì né no. Dovrei pensarci bene, con la mia famiglia. Dovremmo capire cosa è meglio per tutti. La famiglia viene prima di tutto; è sempre stato così. Prima del calcio.
Cosa le manca della Svizzera?
Molte cose! Rivella, Snacketti, Basler Läckerli, bere il caffè sul «Barfi». La carriera di un calciatore va per conto suo, ma non si dimentica mai da dove si proviene.
Una volta lei disse che Cristian Gross è stato il suo allenatore più importante. Nel frattempo lei ha lavorato con molti grandi nomi: Luis Enrique, Unai Emery, Felix Magath e ora Ernesto Valverde. Qual'è stato colui che l'ha influenzata di più, e perché?
Ognuno ha avuto la sua importanza in quel determinato momento della mia carriera. A 17-18 anni Christian Gross fu per me estremamente importante. Anche in Germania ho avuto la fortuna di lavorare con dei grandi allenatori, ognuno dei quali mi ha insegnato qualcosa.
Potrebbe immaginare di diventare lei stesso un allenatore, un giorno?
Non lo so. Non voglio guardare così avanti. So che rimarrò sempre legato al mondo del calcio, in una qualche maniera.
Lei ha avuto il privilegio di giocare per anni con il miglior giocatore del pianeta. Cosa ha imparato da Lionel Messi?
Se fosse così facile giocare la palla come la gioca lui lo farei anch'io (ride). Lui mi ha impressionato da subito, e ancora oggi mi stupisce, allenamento dopo allenamento, in ogni partita. Ha già vinto così tanto. Il suo atteggiamento è unico, esemplare.
Nessuna falsa modestia. Cosa sa fare lei meglio di Messi?
Cucinare oppure colpire i pali. Forse sono anche migliore nel colpire di testa (ride).