Gelson Fernandes si racconta «Sono cresciuto molto povero, senza acqua corrente in casa»

bfi

24.5.2019

Gelson Fernandes si è raccontato.
Gelson Fernandes si è raccontato.
Keystone

Il suo Eintracht è stato eliminato in semifinale di Europa League dal Chelsea e si trova al settimo posto nel campionato di Bundesliga. Lui, Gelson Fernandes, ne è il capitano, oltre che ex giocatore della Nazionale elvetica. Qui in un'intervista intima concessa al Blick. 

Gelson Fernandes sarà presto padre. La coppia, che vive a Francoforte, ha nel frattempo costruito una casa in Vallese, nei pressi di Sion, da dove si vede il Tourbillon. La compagna Tiffany, è la figlia del fondatore di Laurastar, multinazionale attiva nel settore dei ferri da stiro.

Il giornalista del Blick scherza sul fatto che i due non sono sposati e che se il calciatore dovesse sposare la compagna si metterebbe apposto per tutta la vita - alludendo alla fortuna economica della famiglia di Tiffany. 

«Si dice sempre che i calciatori devono stare attenti alle spese delle mogli, nel mio caso non è così (ride). Ma sapete, sono cresciuto molto povero, senza acqua corrente in casa. Questo mi ha segnato molto».

«Mio padre lavorava sull'isola di Capoverde come autista di politici locali. Un giorno annunciò che si prendeva delle ferie. Volò in Portogallo e non fece più ritorno sull'isola. Mia madre rimase incinta prima che lui partisse. Io nacqui lì, nel 1986».

«Mio papà poi salì su di un bus per venire in Svizzera, anche se non aveva documenti. Arrivò in maniera illegale. Trovò lavoro come contadino nei pressi di Sion. In seguito ricevette un permesso di lavoro, allora mia madre lo raggiunse. Io avevo due anni e rimasi con mia nonna».

Un giovane Gelson Fernandes con la maglia del Sion.
Un giovane Gelson Fernandes con la maglia del Sion.
Keystone

Il bambino viveva con la nonna, non gli mancava nulla. All'età di cinque anni i genitori decisero che il piccolo Gelson doveva vivere con la sua famiglia. «Io non volevo andare in Svizzera, stavo bene a Capoverde; a volte la sogno ancora».

Il ricongiungimento con i genitori è una storia a sé.
«Mio padre e mia madre vennero a prendermi all'aeroporto di Parigi. Io non avevo mai visto mio padre prima di allora.  'Chi è questo uomo?' chiesi a mia madre quando li incontrai».

Contadino, manovale, fabbro e infine, dal 2004, bidello del Tourbillon, lo stadio del FC Sion. Papà Fernandes è un tipo che si dà da fare. 

«Oggi i miei genitori sono separati: agli uomini di Capoverde piacciono molto le donne (sorride). Hanno comunque un bel rapporto».

Dal passato al presente. Quanto felice è Fernandes di essere ancora a Francoforte?
«Molto contento. Nel 2018 ricevetti diverse offerte, per esempio dall'Atalanta e dagli USA. Kovac andò al Bayern e da noi arrivò Adi Hütter. Pensai allora che forse non avrebbe più avuto bisogno di un 32enne. Non vorrei mai essere una palla al piede. Fredi Bobic, il nuovo direttore sportivo, mi disse che ero ancora importante per il club. Finora è andata molto bene».

Il contratto di Fernandes scadrà nel 2020, con l'opzione di rinnovare per un ulteriore anno.

Potrebbe tornare a giocare per il Sion?
«No, non vorrei più giocare in un piccolo campionato. Al limite, nel club dominante dello stesso».

«In una piccola società dovrei occuparmi della difesa e propormi in attacco. Questo non può funzionare. Qui a Francoforte sono contento: abbiamo un forte reparto offensivo e dunque io posso concentrarmi sulla difesa».

Gelson realizza l'unica rete di Svizzera-Spagna ai Mondiali del 2010.
Gelson realizza l'unica rete di Svizzera-Spagna ai Mondiali del 2010.
Keystone

Il capitolo Nazionale
Dopo 12 anni e 68 partite giocate con la maglia della nazionale elvetica Gelson Fernandes decise di rinunciare alla Nazionale al termine dei campionati del Mondo del 2018.

Non si pente di questa scelta? 
«No, anzi, forse quest'anno gioco così bene perché non devo più affrontare tutti i viaggi con la Nati».

Fernandes ripensa agli ultimi Mondiali, al fatto che la Nazionale avrebbe potuto fare di più.

«Forse ci è mancata la freschezza mentale. Forse, in occasione della terza partita contro Costa Rica, avremmi dovuto innescare forze fresche, permettendo una rotazione. Ma l'allenatore aveva molto rispetto di loro».

Fu anche il Mondiale dell'Aquila dalle due teste... «Fu qualcosa che arrivava dal più profondo, dalla famiglia, dalla storia, dal loro orgoglio. Credo però che abbiano imparato qualcosa da quell'episodio». 

Fernandes è convinto che la Federazione avrebbe dovuto agire, che i giocatori in questione avrebbero dovuto esporsi. «Ma nessuno si prese la responsabilità di ciò».

La Nazionale dovrebbe avere un Manager al posto di un allenatore?
«Certo, ma la domanda di fondo rimane la stessa: quali compiti e responsabilità deve assumersi?»

Cosa toglie il sorriso a Gelson Fernandes?
«Con la mia ex compagna decidemmo di separarci nel 2015. Ho una figlia di nove anni che non vedo spesso, in quanto vive in Vallese con la mamma. Il sorriso me lo tolgono pure gli episodi di razzismo che avvengono nel mondo del calcio».

Il razzismo che toglie il sorriso. Ecco cosa fare. Fernandes un'idea chiara a proposito ce l'ha. «Interrompere subito il gioco, come promosso da Gianni Infantino. Io andrei oltre: il club dovrebbe perdere la partita a tavolino. In questa maniera i tifosi ci penserebbero due volte prima di svilire qualcuno per il colore della pelle. I club inoltre, sarebbero forzati a fare di più per evitare che ciò accada».

Sono cose che Fernandes ha vissuto sulla sua pelle, in Germania ma anche in Italia, quando giocava per il Chievo. «Mai nessun uomo dovrebbe vivere ciò».

Fernandes è un leader indiscusso del Francoforte.
Fernandes è un leader indiscusso del Francoforte.
Keystone
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