Martin Blaser «Stadio nuovo? Siamo fiduciosi. Ne va dell'immagine di tutto il Ticino»

Igor Sertori

19.10.2021

Martin Blaser, nuovo CEO del FC Lugano
Martin Blaser, nuovo CEO del FC Lugano
KEYSTONE

Blue Sport ha incontrato Martin Blaser, nuovo CEO del Lugano, per parlare degli obiettivi della nuova società, del suo ruolo, delle ultime scelte, del calcio giovanile e anche del nuovo stadio.

Igor Sertori

Le nubi si sono diradate, il cielo autunnale è blu sopra Cornaredo. Con Martin Blaser, al comando del nuovo progetto del FC Lugano da poche settimane, ci sediamo fuori. Il nuovo CEO si mostra accogliente, con le idee chiare che lasciano poco spazio all'interpretazione.

GC, Basilea e ora Lugano, queste alcune delle tappe ‹sportive› nella carriera professionale dello specialista in marketing. «Sono contesti diversi, ma in particolare il mio primo compito, non per ordine d'importanza, ma per priorità cronologiche, riguarda la trasformazione del club, quello che in parte ho dovuto fare anche nel ‹grande› Basilea».

Blaser racconta di aver trovato un buon team, e non si riferisce ai giocatori, dei quali non si occupa direttamente: «Qui la gente è volenterosa e mette molto impegno in ciò che fa. A Lugano in questi anni si è investito molto nel capitale umano che scende in campo. Il mio compito è invece quello di fare chiarezza tra i ruoli dei vari collaboratori, in maniera tale che vi sia una suddivisione chiara dei compiti: così si lavora in maniera più efficiente e professionale».

«Il mio obiettivo? Riuscire a fare tanto con poco, metaforicamente»

Il cambio di proprietà ha generato grande entusiasmo tra i tifosi, anche perché la dirigenza è ambiziosa. «Sì, abbiamo importanti obiettivi: lavorare al meglio con ciò che si ha. Un progetto ambizioso, così lo intendo io, significa andare in campo per vincere, ogni volta che se ne ha l'opportunità».

Ambizioni non solo sul campo però: «Il mio obiettivo qua, ma un po' ovunque, è quello di riuscire a far tanto con poco. Avere alle spalle una società forte aiuta per poter avere una visione a lungo termine, ma ripeto, per me il primo passo importante è quello di riuscire a trasformare l'organizzazione del club, professionalizzarla diciamo».

Blaser ritorna poi su un aspetto fondamentale: «Ho trovato dei collaboratori molto impegnati, che ci mettono il cuore; atteggiamento essenziale sul quale costruire».

L’importanza dell’identità territoriale

La nomina di Croci-Torti come allenatore potrebbe essere vista come una chiara intenzione di voler dare un'impronta di identità territoriale al nuovo FC Lugano. «Anch'io, per una questione di prossimità e territorialità, sposterò a breve il mio domicilio, attualmente in Svizzera Interna, a Paradiso. Questa è identificazione con il territorio».

Queste parole ci fanno pensare per un istante all'approccio del 'dare il buon esempio per indicare la direzione da seguire'. Tornando sulla conferma del nuovo allenatore, Blaser chiarisce: «Innanzitutto alla base della decisione di affidare la squadra a Mattia Croci-Torti vi è la certezza che le sue competenze ci hanno convinto».

«Il parametro prioritario quando bisogna fare delle scelte à la qualità. Se a parità di qualità mi trovo con un professionista nato a 200 metri da qui e un altro che arriva dall'altro capo del mondo allora la scelta cade sul locale. Ovvio».

Fiducia per il nuovo stadio

La conversazione, diretta e piacevole, si sposta sul nuovo stadio, le cui sorti saranno decise dal voto popolare. Il richiamo di un club non dipende (solo) dal successo sportivo: uno stadio più moderno e attraente fa vendere più abbonamenti e biglietti. «Certo, come ad esempio è successo in Belgio e in Olanda in occasione degli Europei, dove furono costruiti diversi nuovi stadi. Va tuttavia detto che a medio-lungo termine le sole infrastrutture non bastano, i risultati sportivi devono andare di pari passo».

Se il 28 novembre i cittadini di Lugano dovessero affossare il progetto del polo sportivo il Lugano si troverebbe nei guai: la federazione svizzera aveva già concesso delle proroghe, e se non vi fosse più un progetto ‹vivo› verrebbe molto probabilmente ritirata la licenza per poter giocare la Super League a Cornaredo.

La nuova proprietà si accolla quindi un forte rischio. In un mondo che rivolve sempre più attorno a statistiche e promesse di guadagni sicuri, sembra invece prevalere la ‹fiducia›.«Certo, ci siamo (af)fidati alla bontà del progetto. Siamo molto positivi sul fatto che la popolazione di Lugano accetterà il progetto riguardante la realizzazione del nuovo polo sportivo».

«Come Martin Blaser, invece, sono inoltre convinto che la gente della città capisca l'importanza del progetto, e non solo per il FC Lugano, ma per dare nuovo slancio all'immagine della regione, a tutto il Ticino, in particolare per le nuove generazioni. Non posso immaginare diversamente».

Il settore giovanile

La discussione si sposta sulla politica delle giovani leve. Molti grandi club hanno la loro scuola, ma altri, come ad esempio il Brentford, squadra inglese di Premier League, ha deciso di seguire una filosofia diversa. Acquista giovani a basso costo per poi rivenderli quando il loro valore di mercato è salito. Un modello apprezzato da molti dirigenti e proprietari di club.

«Una academy costa. I ritorni sono tutt'altro che assicurati. Sono un uomo di numeri e statistiche: il Ticino nelle ultime due decadi ha fornito pochi giocatori alla squadra nazionale: Behrami, Padalino, Lustrinelli e Gavranovic. In primo luogo vorrei capire perché. Anche sotto questo aspetto c'è molto lavoro da fare. Un farm team di Challenge League potrebbe aiutare. Non di proprietà, ma con il quale collaborare».

Citando Berhami & Co, il determinato e pragmatico Blaser ci fornisce un assist per l’ultima parte dell’incontro. I due campioni sono stati allenati da Carlo (Cao) Ortelli, la cui passione ed esperienza sono riconosciute da 40 anni con i giovani di tutto il Ticino. Uomo che fino a ieri era coordinatore del settore giovanile, ma che siede ora a fianco di Croci-Torti.

«L’esperienza di Carlo Ortelli è preziosa»

Sembra strano privare il settore giovanile di un professionista di tanta qualità. «Carlo Ortelli e Croci-Torti è un duetto che funziona a meraviglia, dunque sembrava logico non dividerli. Ma nel calcio si sa, non ci sono sicurezze... Per questo mi piacerebbe molto che Carlo Ortelli potesse lavorare almeno per dieci anni con i nostri giovani, con i loro formatori. Non è mai scontato trovare una persona pronta a condividere il proprio sapere e le proprie esperienze con gli altri in modo tale da farli crescere».

Il tempo a disposizione è finito. Salutando il sempre sorridente e disponibile Martin Blaser, un pensiero ci attraversa la mente. La prossima volta che lo incontreremo sarà nel nuovo stadio? Lo decideranno le urne. Per ora il cielo autunnale sopra il vecchio Cornaredo è ancora blu.