L'allenatore senza squadra Zdenek Zeman ha parlato della corsa allo scudetto, secondo lui ancora aperta, e degli stadi vuoti.
Nel calcio degli urlatori e dei commedianti, il silenzio assordante di Zeman – con la solita sigaretta in bocca – è sempre stato ascoltato.
Da sempre combattente per un calcio pulito, proponendosi in prima linea nel denunciare illeciti sportivi e abusi dilaganti (su tutti il caso di doping in casa Juventus nel 1998), anche a costo di rimettercene personalmente la carriera, il 73enne continua a dispensare pillole di calcio.
Intervistato da Radio 1, l'ex allenatore di Roma, Napoli, Foggia, Pescara e anche Lugano, tra le altre, Zeman ha speso due parole sul vantaggio della Juventus a 11 giornate dalla fine del campionato di Serie A.
«La Juventus non sta bene»
«Vince sempre la Juve? La Lazio ieri le ha dato una mano, l’ha aiutata. Dopo lo 0-2 pensavo la potessero chiudere. Il campionato però è da giocare perché anche la Juve non sta tanto bene».
La formazione di Sarri, vincendo oggi a Lecce potrebbe scavare stasera un buco di sette lunghezze dalla Lazio, che giocherà domani contro la Fiorentina.
Poi c'è l'Atalanta dei miracoli, quarta forza del campionato (-12 dalla Juve), ancora in corsa anche in Champions League.
«L’Atalanta per ora sta ancora correndo, stranamente, visto che viene da Bergamo dove ci sono stati più problemi che altrove».
Perché “stranamente”?
«Perché coi problemi che c'erano a Bergamo pensavo che non avessero molto tempo per prepararsi e lavorare. La Dea mi ha stupito. Se poi Malinovskyi indovina quei gol…».
«Il calcio così è come il cibo senza sale: insipido»
Anche in merito alle partite giocate in stadi vuoti - una delle conseguenze della pandemia - Zeman ha qualcosa da dire.
«Il calcio così è senza sale, è come un piatto insipido, senza la gente non c'è spettacolo, non c'è piacere».
Ma lo spettacolo deve andare avanti, lo sa bene il 73enne boemo, che oggi si trova ai margini dello stesso, senza panchina. Dopo aver lasciato Lugano a Zeman fu affidata la guida del Pescara, terminata con il licenziamento a marzo del 2018, dopo una sconfitta patita in casa contro il Cittadella.
«Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire».