Seppelliamo il Polentagraben e il Röstigraben Nell'impresa della Nazionale c'è anche tanto Ticino

La redazione

2.7.2021

Super Mario Gavranovic è stato decisivo nella vittoria contro la Francia, autore della rete del 3-3 e primo rigorista della Nati.
Super Mario Gavranovic è stato decisivo nella vittoria contro la Francia, autore della rete del 3-3 e primo rigorista della Nati.
Getty

La Nazionale elvetica ha compiuto l'impresa di eliminare la Francia e di prendersi i quarti di finale. Un'impresa frutto di un collettivo forte e coeso, nel quale il Ticino ha diversi rappresentanti. Sperando in un ulteriore colpaccio questa sera contro la Spagna... conosciamoli meglio. 

La redazione

Seppelliamo il Polentagraben e il Röstigraben!

La Nazionale svizzera si è qualificata per la prima volta nella storia ai quarti di finale di un campionato europeo. Un successo giunto grazie all'impegno messo in campo da Sommer, Elvedi, Widmer, Akanji, Rodriguez, Xhaka, Freuler, Schär, Shaqiri, Seferovic, Gavranovic, Mehmedi, Vargas, Embolo, Zuber e Mbabu e al lavoro dalla panchina di Petkovic, Manicone, Foletti, Riedwyl e Tami.

Un'impresa di squadra, come non potrebbe essere diversamente, e che ben rappresenta il tessuto sociale elvetico tradizionale, storico e sempre più multiculturale, quello contemporaneo. 

La Svizzera italiana, il Ticino in particolare, si può prendere dei grossi meriti nonostante la sua oggettiva posizione minoritaria nel contesto nazionale. 

Ticinese - d'adozione - è il tecnico Vlado Petkovic, il firmatario del gol della speranza Mario Gavranovic, il preparatore dei portieri Patrick Foletti, il direttore sportivo Pierluigi Tami, il coordinatore sportivo Vincent Cavin - anche egli ticinese d'adozione -  e Mauro Lustrinelli, l'allenatore della selezione Under 21 che negli ultimi anni ha rifornito la Nazionale maggiore di forze nuove.  

Vladimir Petkovic

Vladimir Petkovic ha cominciato la sua carriera di allenatore in Ticino sulla panchina del Bellinzona. In Svizzera, l'ex centrocampista nato a Sarajevo, ci era arrivato già nel 1987, accettando l'offerta del Coira. Nel 1993 Vlado arrivò in Ticino - come giocatore - da allora terra di amici, casa. Proprio nell'ACB aveva mosso i primi passi, diventando giocatore-allenatore, in seguito si era completamente dedicato la panchina col Malcantone Agno, poi Lugano, per poi tornare nella capitale dove con i colori granata aveva centrato la promozione in Super League. L'attuale comandante della Nati era poi giunto a Berna, dove con lo Young Boys aveva sfiorato il titolo svizzero nella stagione 2010-2011. Dopo una breve avventura di 22 partite nella massima lega turca con il Samsunspor, Vlado era tornato in Svizzera nel 2012, prendendo in mano il Sion a quattro riprese e salvandolo dalla relegazione nella sfida di barrage contro l'Aarau.

Poco tempo dopo è arrivata la chiamata della Lazio. Nella capitale italiana il tecnico di Sarajevo si è cimentato coi i migliori, terminando la sua prima stagione in Serie A con un settimo posto. È però il 26 maggio 2013 che Vlado Petkovic ha compiuto il grande exploit: quando vincendo la Coppa Italia in una finale tutta romana è assicurato un posto di rilievo nei libri di storia della Lazio. Nonostante ciò la sua parentesi con i biancocelesti si è prematuramente chiusa pochi mesi dopo, nel dicembre 2013, ma da l'estate successiva si è seduto sulla panchina della Nazionale elvetica.

Con Vlado la Svizzera è arrivata agli ottavi di finale degli Europei del 2016 (eliminati ai rigori dalla Polonia), agli ottavi di finale dei Mondiali del 2018 (sconfitti per 1-0 dalla Svezia) e pure nelle finali di Nations League (dove la Svizzera si è piazzata quarta dopo Portogallo, Olanda e Inghilterra). Ora a EURO 2020 il primo colpaccio con la Francia è già stato realizzato, questa sera ci aspetta la Spagna...

Vlado in allenamento.
Vlado in allenamento.
Keystone

Vincent Cavin

Vincent Cavin vive in Ticino da molti anni e dopo aver lanciato e diretto con notevole successo il Team Ticino,  adesso ricopre la carica di 'talent manager' della nazionale svizzera di calcio. Allo stesso tempo il ticinese di adozione si occupa di aiutare il Team della Nazionale anche per quanto riguarda le analisi video delle avversarie,... Un ruolo da stratega. 

Pierluigi Tami

Pierluigi Tami è giocatore e allenatore che ha speso le prime vite in Ticino, prima di entrare nei quadri della Nazionale. Il Ticino calcistico gli deve molto, e dopo aver sfiorato la panchina della Nati, è diventato il direttore delle squadre nazionali. Dopo una vita da allenatore - passato da Locarno, Lugano, Svizzera Under 17, Under 18, Under 21, Grasshopers e infine di nuovo Lugano - Tami ha ora il compito di coordinare il lavoro della Nazionale di Vladimir Petkovic e della selezione Under 21 di Mauro Lustrinelli. Si tratta di un affare ticinese dopotutto...

Patrick Foletti

Patrick Foletti; Mendrisio, Coldrerio, Mendrisio, prima di spiccare il volo oltre Gottardo, a vent'anni. L'allenatore di Yann Sommer ha imparato a parare alla scuola dei Momò. Entrato nella Nazionale come allenatore dei portieri nel 2011, in piena gestione Hitzfeld, il ticinese è diventato una figura chiave in seno al gruppo, non solo per quello che riguarda palloni e estremi difensori.

Il duo Foletti-Sommer.
Il duo Foletti-Sommer.
Keystone

Mauro Lustrinelli

Mauro Lustrinelli, nato sotto l'ombra dei castelli del borgo-capitale ha segnato 109 reti con i granata prima di girare la Svizzera, approdare anche a Praga e poi tornare alla sua Bellinzona. La 'Lustrimania' colpì il Ticino alla fine degli anni '90: simbolo del centravanti fatto in casa. Dopo aver mosso i primi passi come allenatore nelle giovanili del Thun il bomber ticinese, si è inserito anche in Nazionale dove - dopo aver fatto la gavetta - gli è stata affidata la Under 21, selezione indispensabile per rifornire le prime linee. Per fare solo un nome, pensiamo a Rubén Vargas. L'attaccante dell'Augusta è entrato a partita in corso contro la Francia, giocando un eccellente tempo supplementare e segnando il quarto rigore elvetico: anche lui è passato dalla "Lustri-scuola".

Admir Mehmedi

Per lunghi anni colonna portante della Nati anche Admir Mehmedi ha un'anima ticinese. È infatti nel settore giovanile del Bellinzona che l'attaccante del Wolfsburg ha iniziato a giocare a calcio, prima di trasferirsi a Winterthur ed entrare qualche anno più tardi nel settore giovanile dello Zurigo. Mehmedi, che ancora parla correntemente italiano, nella partita degli ottavi di finale contro la Francia è entrato all'87esimo, segnando il pesantissimo quinto rigore. Palla da una parte, Hugo Lloris dall'altra: un tiro dagli undici metri calciato con una freddezza da veterano.

Mario Gavranovic

Il più decisivo, Mario Gavranovicsi è fatto strada in Ticino, dov'è nato e dove ha imparato l'arte dell'attesa, a ridosso delle linee nemiche. Il fiuto, quello per la porta, è forse materia di genetica. Poco importa: l'ex bomber del Team Ticino ha permesso alla Svizzera di pareggiare il conto con i galletti francesi, prima di caricarsi la squadra sulle spalle e battere Lloris per primo, dando il via alla serie di calci di rigore diventata già leggenda del calcio svizzero. 

Tutti figli, questi, del calcio ticinese, dei suoi allenatori e della sua gente. Figli di una nazione che comprende Verbier, Mouton, Wil, Frick, Lumnezia, Stampa, Obersaxen, Flüelen, Schindellegi, Gstaad, Lyss, Haldenstein,  Brütten, Schelten, Bister... e tanti altri ancora. 

Che oggi scriveranno, tutti assieme, un'altra incredibile pagina di storia del calcio elvetico?🤞🏼

Hopp Schwiiz!