È diventato campione del mondo, ha giocato in NHL, ha vinto due volte il campionato svizzero con il Lugano e poco tempo fa è stato inserito nella Hall of Fame della IIHF. Stiamo parlando di Petteri Nummelin, che è stato intervistato da MySports.
Le ultime partite da professionista le ha giocate a 46 anni, in Giappone.
Ma dalla scorsa stagione è tornato in Svizzera, dove ha lavorato come assistente di Christian Wohlwend sulla panchina dell'Ajoie.
In Svizzera, per la precisione a Lugano, Petteri Nummelin è ricordato come una leggenda, tanto che sotto le volte della Corner Arena, insieme alle maglie di Bertaggia e Molina, c'è il numero 33 del finlandese, che in Ticino ha giocato per dieci stagioni, conquistando il titolo nazionale nel 2003 e nel 2006.
Intervistato da MySports, dopo aver servito anche sulla panchina della Lettonia agli ultimi campionati del mondo in veste di assistente, il 52enne ha parlato del recente inserimento nella Hall of Fame dell'hockey mondiale.
«È un grande onore. Non so se esista un onore più grande per un giocatore di hockey. Naturalmente sono stato fortunato a giocare con buoni giocatori e grandi squadre. Ho avuto una carriera perfetta e il tempo di andare ai Campionati del Mondo ogni anno. Ci sono molte cose che si sommano per questa nomina, ma è un onore enorme».
Nummelin ha trascorso molto tempo sui campi da hockey di Finlandia, Svezia, Svizzera, Stati Uniti e persino Norvegia e Giappone, anche perché non ha sempre inseguito il denaro: «Naturalmente bisogna pensare ai soldi, ma per me è più una questione di passione e di lavoro».
Questo spiega la lunga carriera e forse l'unica ragione per aver smesso di giocare a 48 anni nella terza divisione finlandese è da ricercare nella passione.
Oggi non gli manca giocare a hockey in quanto sa di essere oramai troppo vecchio per farlo.
La collaborazione con Wohlwend funzione bene, come ha ammesso lui stesso: «È fantastico. A volte basta guardarsi senza dire nulla».