Igor Larionov «Rispettiamo l'hockey nordamericano, noi abbiamo la nostra cultura di gioco»

bfi

5.2.2020

Igor Larionov, prima della premiazione nella Hall of Fame
Igor Larionov, prima della premiazione nella Hall of Fame
Getty

L'ex campione russo di hockey ed ex stella dei Red Wings di Detroit ha seguito i Giochi Olimpici della Gioventù ed è certo che l'hockey russo è in buona forma.

Rispondono ai nomi di Murashov, Safin, Sapunov, Rogovski, Gulayev, Grigoriev, Gazizov, Kvochko, Duda, Malov, Ivanov...

Nomi sconosciuti ai più. E come potrebbe essere diversamente. Sono alcuni dei membri della nazionale russa juniores che a Losanna - in occasione dei Giochi Olimpici per la Gioventù - ha battuto 4-0 gli Stati Uniti in finale, aggiudicandosi la medaglia d'oro.

Tra gli spettatori seduti sulle tribune della nuovissima Vaudoise Arena di Losanna ce n'era uno dal cognome indimenticato.

L'uomo in questione risponde al nome di Igor Larionov. Non certo uno qualunque per chi mastica hockey su ghiaccio da una vita ed è nato almeno quattro decenni or sono. 

Ai Giochi Olimpici invernali della Gioventù la nazionale russa ha riportato - una volta ancora - l'equilibrio tra i poteri dell'hockey mondiale. Una sfida che si ripete da decenni quella tra la Russia e i due grandi Paesi nordamericani; e parliamo di hockey.

L'inarrivabile quintetto

Ad osservare i giovani talenti russi, c'era appunto Igor Larionov, che con i compagni Fetisov, Kasatonov, Krutov e Makarov, ha formato la linea più forte della storia dell'hockey - e non ce ne vogliano gli estimatori dell'hockey canadese.

Il cervello della superlinea dell'allora URSS ha vinto in carriera 2 medaglie d'oro alle Olimpiadi, 4 Coppe del Mondo, 2 Coppe del Mondo Juniores e 4 Stanley Cup, prima di ritirarsi e mettersi a produrre vino, tra le altre cose.

Il 'professore', come veniva definito Larionov, per la sua intelligenza e quell'aria da accademico, non ha però smesso di seguire l'hockey.

Nulla di strano dunque che la Federazione russa di hockey gli abbia chiesto di visionare i giovani talenti russi.

La cutura hockeystica russa continua a vivere

«Sono rimasto impressionato dal pattinaggio e dalla mobilità dei giovani statunitensi - ha commentato il 59 ex campione - ma io devo concentrarmi sui giovani russi. Rispettiamo l'hockey nordamericano, e molto - ha continuato colui che vive a cavallo tra la Russia e gli Stati Uniti d'America - ma noi dobbiamo prenderci cura della nostra cultura hockeystica, non possiamo permetterci che l'hockey russo sia oggi solo un relitto o un lontano ricordo di quello del passato».

Alla fine degli anni settanta e per tutti gli anni ottanta i russi dominarono la scena dell'hockey internazionale. La citata super-linea, affiancata da altri eccellenti giocatori e diretta con pugno di ferro da Valery Tikhonov, fu l'espressione di enormi individualità.

Il collante dell'hockey russo, quello di allora e quello di oggi, non è basato sul sistema di gioco, ma sulle strabilianti capacità dei singoli intessute da chi a turno ne sa cogliere l'esigenza sul momento per renderla efficiente e micidiale.

Igor Larionov era il direttore d'orchestra di una linea di straordinari solisti: Fetisov il roccioso difensore dal cervello fine, Kasatonov, il suo gemello con il quale formava una linea difensiva invalicabile. All'ala sinistra impazzava Sergei Krutov, capace di segnare quanto di servire i suoi due compagni, mentre sull'altra ala vi era Sergei Makarov, tutto talento e fiuto del gol.

Larionov (11), Kasatonov (dietro), Makarov e Krutov (di schiena)
Larionov (11), Kasatonov (dietro), Makarov e Krutov (di schiena)
Getty

A Losanna, c'era anche Thomas Roost, esperto di NHL nonché scout della stessa per l'Europa, il quale ha così condensato il suo giudizio sulla formazione russa: «I russi si concentrano sugli skills, skills e ancora skills... mentre un vero sistema di gioco non l'ho potuto riconoscere. È una squadra votata all'attacco, il quale obiettivo ultimo è vincere grazie alla bellezza delle giocate. Entusiasmante vedere le combinazioni piene di talento e fantasia».

I complimenti ai giovani russi sono arrivati anche dal 'professor' Larionov, che ha apprezzato il buonissimo stato di forma della cultura hockeystica russa.

Il dopo Tretiak

Vladislav Tretiak fu il portiere della nazionale dell'Unione Sovietica e del CSKA di Mosca per 15 anni. Un carriera sufficientemente lunga da permettergli di vincere 3 ori olimpici, 10 Coppe del Mondo e quattordici titoli nazionale con la squadra di Mosca. Un portiere rimasto una leggenda, in Russia e nel Mondo. Iniziò a giocare a hockey a soli 11 anni e smise - per dedicarsi alla famiglia - a 32 anni. Dopo di lui la nazionale russa non ha più avuto un portiere davvero eccezionale.

Invece...

Le evidenze sembrano dimostrare invece che negli ultimi anni i portieri di enorme talento stiano crescendo come funghi in Russia. Alla domanda sul perché di questa 'tardiva' ma impressionante crescita anche Igor Larionov non ha risposte, o non lo vuole dare. 

Il presidente della Federazione Russa di Hockey è oggi il suo ex compagno Vladislav Tretiak, e chissà che questo non abbia un poco influito sul boom di ottimi portieri nella grande nazione a cavallo tra Europa e Asia. 

Un nome su tutti da ricordare?

Larionov punta il dito sul Vyacheslav Malov, 15 anni, solo 170 cm per 62 chilogrammi di peso. «È piccolo ma molto intelligente, e poi ha anche segnato». Un nome tra i tanti da ricordare. Tra alcuni anni vedremo se il professore avrà avuto buon fiuto e se l'hockey russo continuerà a deliziare gli appassionati di questo sport. 

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