NHL Roman Josi e il lungo stop: «Ho temuto che il mio cervello fosse danneggiato»

fon

17.6.2025

Roman Josi ha mesi difficii alle spalle.
Roman Josi ha mesi difficii alle spalle.
Imago

Dopo mesi di sofferenze e timori per la salute, Roman Josi ha ritrovato fiducia grazie a una diagnosi precisa e a una terapia efficace.

Nicolò Forni

Hai fretta? blue News riassume per te

  • Dopo un duro colpo subito a febbraio, Roman Josi ha sofferto per settimane di forti mal di testa e ha temuto danni cerebrali.
  • Gli esami hanno escluso lesioni al cervello, ma hanno evidenziato una sindrome rara chiamata POTS, che provoca aumento della frequenza cardiaca e sintomi debilitanti.
  • Grazie a cure mirate e terapie, Josi è in netto miglioramento e ha ripreso gli allenamenti sul ghiaccio.

Lo scorso 25 febbraio Roman Josi ha subito una commozione cerebrale durante una partita contro la Florida, a seguito di un violento check. Non è la prima volta che accade al roccioso difensore bernese. Da allora però non ha più disputato alcuna partita, dovendo rinunciare anche ai Mondiali con la maglia rossocrociata.

Ora sulle colonne del «Blick», il 35enne ha raccontato di soffrire quasi quotidianamente di forti mal di testa, un fatto che lo ha molto preoccupato: «Negli ultimi mesi ho temuto più volte che il mio cervello fosse danneggiato».

Un esame medico completo effettuato a Denver ha infine escluso danni cerebrali. Ma a Josi è stato diagnosticato la cosiddetto sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTS).

Si tratta di una condizione in cui la frequenza cardiaca aumenta in modo anomalo quando ci si alza dalla posizione seduta - ciò causa fra le altre cose vertigini, stordimento e mal di testa.

«Ho ritrovato la convinzione di poter tornare al 100%»

La madre Doris, sempre sulle pagine del «Blick», ha raccontato che da bambino, Roman aveva perso più volte conoscenza, apparentemente senza motivo.

All'epoca non era mai stata fatta una diagnosi precisa. È possibile che ciò fosse già collegato a un problema di origine cardiaca.

Oggi il capitano dei Predators sta molto meglio. Nelle ultime settimane ha seguito una terapia e ha assunto anche dei beta-bloccanti. I sintomi stanno gradualmente diminuendo. E presto potrà tornare ad allenarsi sul ghiaccio.

Questo lo rende fiducioso: «Ho ritrovato la convinzione di poter tornare al 100% della forma e di poter dare il massimo il prossimo inverno con il Nashville e la nazionale svizzera».

Ora il difensore svizzero guarda con ottimismo al futuro, determinato a tornare al massimo della forma con Nashville e con la Nazionale, anche in vista dei Giochi Olimpici del prossimo anno.