Per fermare l'emorragia Il calcio europeo ha bisogno del Salary Cap. Di cosa si tratta? 

bfi

8.7.2023

Da sinistra: Neymar, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, tre dei giocatori che più di altri hanno intascato salari milionari nel corso delle loro carriere.
Da sinistra: Neymar, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, tre dei giocatori che più di altri hanno intascato salari milionari nel corso delle loro carriere.
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Il calcio europeo regge, ma l'esodo di grandi campioni è iniziato. La Premier League monopolizza il mercato europeo. Qualcuno lancia l'allarme: ci vorrebbe il tetto salariale (Salary Cap) come negli Stati Uniti. Ma di cosa si tratta?

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Non è certo un discorso nuovo quello del tetto salariale - o Salary Cap - nel mondo del calcio europeo.

Il momento certo è significativo per parlarne: i sauditi fanno incetta di campioni vecchi e meno, pagandoli a peso d'oro, il PSG e il City, con denaro qatariota, hanno speso cifre astronomiche negli ultimi anni, la Juve è alle prese con problemi di Fair Play Finanziario. Il Newcastle - di proprietà saudita - ma anche tanti altri club di Premier League, stanno impoverendo gli altri campionati e il presidente della Serie A italiana, Lorenzo Casini storce il naso. «Bisognerebbe introdurre un salary cap sofisticato come nelle leghe americane», ha detto.

In effetti, quello della Major League Soccer è un caso di gestione economica diversa da ciò che succede in Europa. Il calcio, o soccer, sta riprendendo quota, dopo un quarto di secolo di buio dopo l'era del Cosmos e affini.

Premessa fondamentale

Prima di tutto, pare fondamentale fare una premessa: la cultura sportiva americana e quella europea sono molto diverse, sotto diversi aspetti. Uno, su tutti, in questo discorso fondamentale, riguarda il fatto che in MLS, ma anche in NBA, NHL e NFL, non esistono promozioni e retrocessioni da una categoria all'altra. Ciò che più interessa in Nord America, è lo spettacolo, che si traduce in interesse e dunque monetizzazione.

Ma come funziona il Salary Cap in in MLS?

Il regolamento MLS in fatto di salari è complicato, sofisticato, ma si può riassumere in questi punti importanti, basilari.

In MLS si usa il nome franchigia perché fa parte di un sistema chiuso e non è strettamente legata alla città in cui gioca - altra differenza fondamentale con il panorama sportivo europeo - dispone di una cifra massima da spendere per i giocatori in rosa. Per il 2023, la cifra concordata è di circa 5,2 milioni di dollari.

Non sono tantissimi, se si pensa che lo Young Boys, in Svizzera, versa circa 23 milioni  di stipendi all'anno, le grandi squadre europee dunque, molto di più.

La «Beckham Rule»

E come farà dunque Lionel Messi a guadagnare una cifra sicuramente altissima? Con la «Beckham Rule».

L'inglese è stato il primo grande campione ad aver giocato in MLS, nel 2009. Da allora ogni franchigia ha tre giocatori ai quali può versare qualsiasi stipendio, senza limiti. I Designated Players. Da un giocatore, nel 2009, si è poi passati ai tre attuali «Designated Player».

Scottati nel passato: nascita e morte della NASL

Gli americani hanno dovuto imparare a spese loro, prima di mettere in piedi un modello che per ora sembra funzionare.

All'inizio degli anni '70 gli States tentarono di far innamorare gli americani del soccer. Pelè, Crujiff, Chinaglia, sono solo alcuni degli illustri calciatori che terminarono la loro carriera nei Cosmos e non solo. Per alcuni anni il modello funzionò, anche se distogliere l'attenzione del pubblico da basket, baseball, football e hockey fu un'impresa che riuscì solo in parte.

Inoltre, all'inizio degli anni '80 la NASL (North America Soccer League) risentì dell'eccessiva espansione e della recessione economica. L'economia  statunitense entrò in crisi, con un tasso di disoccupazione che nel 1982 raggiunse il 10,8%, il livello più alto dalla Seconda Guerra Mondiale.

I proprietari della NASL spendevano per gli stipendi dei giocatori somme che non potevano essere coperte dalle entrate della lega - in media oltre il 70% del budget era dedicato agli stipendi dei calciatori. Inoltre, un altro problema per la NASL fu la concorrenza della Major Indoor Soccer League, che crebbe rapidamente e all'inizio degli anni '80 aveva una media di oltre 8'000 tifosi a partita.

Di conseguenza, nel 1980 la NASL registrò un deficit collettivo di circa 30 milioni di dollari. Ogni squadra era in perdita. Molti proprietari non erano uomini di calcio e, una volta che la popolarità e le entrate cominciarono a diminuire, molti se ne andarono con la stessa rapidità con cui erano entrati. Nel 1984, la moribonda NASL cessò di esistere.

La nascita della MLS

Nel 1993, sulla scia dell'entusiasmo per la Coppa del Mondo che si sarebbe giocata negli Stati Uniti l'anno successivo, fu fondata la MLS (Major League Soccer). Il campionato comprende oggi 29 squadre, 26 negli Stati Uniti e 3 in Canada. Le 29 squadre della Major League Soccer sono divise tra la Eastern e la Western Conference. È previsto l'ingresso di una squadra di San Diego nel 2025.