Rominger è stato l'ultimo dei tre svizzeri capaci di vincere il Giro d'Italia. Un ricordo dell'ex ciclista - recordman sull'ora - che oggi compie 59 anni.
Tony Rominger è stato uno degli atleti svizzeri più popolari e vincenti della storia del ciclismo.
Nato il 27 marzo 1961 in Danimarca - figlio di un cittadino svizzero e di mamma danese - Rominger è stato protagonista di molte corse a tappe, grazie alle sue qualità di scalatore, di cronoman e per la sua capacità di resistenza allo sforzo prolungato.
Un impiegato di commercio prestato al ciclismo, che ha sempre vissuto la fama con distanza e un certo riserbo.
I grandi successi
Nel 1989 Rominger si mette in luce vincendo la Tirreno-Adriatico (successo che ripeterà l'anno seguente) e il Giro di Lombardia. Nel 1991 si aggiudica la Parigi-Nizza (vincendola per la seconda volta del 1994) e il Giro di Romandia ( che vincerà ancora nel 1995). Nel 1992, dopo aver vinto la sua prima Vuelta di Spagna, si ripete ancora nel Giro di Lombardia.
Nel 1994, alla matura età di 33 anni, Tony trionfa per la seconda volta alla Vuelta, conquista il del Giro d'Italia e il Grand Prix des Nations.
Il suo miglior piazzamento al Tour de France avviene nel 1993, quando arriva secondo alle spalle dello spagnolo Miguel Indurain, vincendo la classifica del miglior scalatore.
Dal giugno del 1994 al settembre del 1996 è stato il detentore del record dell'ora, con il primato di km 53,832 prima, migliorato pochi giorni percorrendo la distanza di 55'291 metri in 60 minuti.
Impiegato d'ufficio anche al Tour de France
Mentre i vari Indurain, Pantani e Armstrong si godevano la celebrità ostentando l'immagine di 'idolo delle due ruote', Tony Rominger si muoveva sempre con circospezione, calibrando le parole e soprattutto organizzando la sua vita da ciclista professionista come si organizza un ufficio. Il suo collega Udo Bölts disse a proposito: «Tony appartiene ad un altro mondo».
Un mondo fatto di tabelle di misurazioni dei suoi valori vitali, della quantità di cibo da assorbire, del genere di liquidi da ingerire e dei km da percorrere in allenamento; tutto razionato per rispettare meticolosamente i programmi ferrei che lui stesso si imponeva.
«Vestire la maglia gialla anche solo una volta ti fa diventare un uomo», aveva detto una volta l'ex ciclista italiano Claudio Chiappucci.
Un uomo, non un idolo.
Rominger, come anche i tennisti Michael Stich e Pete Sampras, o il pilota di Formula 1 Michael Schumacher, ha fatto parte di coloro che hanno dimostrato grande talento senza portarsi dentro il carisma di Pantani, McEnroe o anche di Paul Gascoigne.
Lo svizzero apprezzava il fatto di non dover sedere in ufficio per otto ore, con grande umiltà sorrideva leggermente quando la gente lo riconosceva, quando la folla lo salutava ai bordi della strada.
I magnifici Indurain e Pantani gli riservavano il rispetto che le leggende riservano ai loro pari.
Gettando un occhio alle sue gambe, prima che scivolasse via per farsi massaggiare e per riposare quelle smorfie di dolore che spesso gli dipingevano il volto, si potevano riconoscere il musculus vastus medialis, il musculus vastus lateralis, e qualsiasi altro muscolo dei quadricipiti che raccontavano la storia di ogni pedalata e restituivano allo schivo personaggio il titolo di campione.
Buon compleanno Tony.