
Jessica Pegula ha denunciato il sistema antidoping nel tennis, definendolo incoerente e inaffidabile, mentre cresce la polemica tra i giocatori dopo i casi di Sinner e Swiatek.
Hai fretta? blue News riassume per te
- La WADA ha ritirato il ricorso sul caso Sinner, dopo aver raggiunto un accordo con l’italiano per una squalifica di tre mesi, suscitando polemiche.
- Jessica Pegula ha attaccato il sistema antidoping, affermando che manchi trasparenza e che i giocatori non possano fidarsi del processo.
- Pure Iga Swiatek aveva accettato una squalifica di un mese in silenzio, fatto che ha alimentato i dubbi sulla coerenza delle decisioni antidoping.
- Anche Stan Wawrinka ha dichiarato pubblicamente di non credere più in uno sport pulito, sollevando ulteriori interrogativi sul sistema.
La tennista statunitense Jessica Pegula ha criticato duramente il sistema antidoping, definendolo «completamente fallimentare» e sostenendo che non sia affatto affidabile.
Negli scorsi mesi si è discusso a lungo su cosa sarebbe successo durante l'udienza di Jannik Sinner al TAS, un colloquio previsto per il mese di aprile. Poi, lo scorso fine settimana, la WADA ha improvvisamente annunciato di aver ritirato il ricorso contro la decisione dell'ITIA dopo aver raggiunto un accordo direttamente con il tennista l'italiano per una squalifica di tre mesi.
Come ci si poteva aspettare, la notizia ha fatto scalpore anche fra gli stessi tennisti, che si sono fatti sentire in coro per denunciare l'episodio, sottolineando quanto non tutti gli atleti ricevano lo stesso trattamento.

Alla fine del 2024, era stato rivelato che anche Iga Swiatek aveva accettato una squalifica di un mese, dopo aver già scontato in silenzio una sospensione provvisoria per un test antidoping fallito.
Interpellata da «thenationalnews» sulle indagini antidoping nel tennis, Jessica Pegula non ha usato giri di parole: «Il processo sembra semplicemente non essere un vero processo».
«Sembra che prendano decisioni e fattori in considerazione a loro discrezione, e poi si inventano la propria sentenza. Non capisco davvero come possa essere equo per gli atleti, come possa essere giusto, quando c’è così tanta incoerenza e non si ha idea di cosa aspettarsi», ha raccontato l'americana.
Con queste parole, la giocatrice numero 5 del mondo ha sostanzialmente affermato che non esiste un criterio chiaro per giudicare i casi di doping e che ogni situazione viene trattata in modo diverso.
«Che tu sia pulito o no, il sistema è completamente corrotto - ha proseguito la nativa di Buffalo - credo che si debba analizzare seriamente e rivedere tutto il meccanismo».
«In questo momento, nessuno tra i giocatori si fida del processo antidoping. Nessuno. È semplicemente un danno d'immagine terribile per il nostro sport», ha infine concluso la 30enne, che come molti colleghi e colleghe ha voluto spezzare una lancia in favore a un sistema per lottare contro il doping che sia coerente e trasparente.
Sabato fra gli altri anche l'elvetico Stan Wawrinka ha voluto dire la sua tramite i social media. Il vincitore di tre titoli del Grande Slam ha commentato senza mezzi termini che non crede più in uno sport pulito.
Il tennis sembra avere un problema da risolvere.