In occasione degli Swiss Open di Basilea Roger Federer parla del suo rapporto con la Svizzera, con il luogo che lui chiama Patria.
Roger Federer è di nuovo a Basilea, in Svizzera per un paio di settimane. Prima, per mesi, come da anni a questa parte, Roger era a New York, Tokio, Schanghai, Melbourne e ancora Dubai. Un giramondo al quale rimangono sempre solo settimane da trascorrere in Patria, alla quale l'ex numero 1 del mondo è molto legato.
E pensare che all'età di 14 anni il giovane Roger soffrì di malinconia per quasi due anni, quando lasciò casa per frequentare l'accademia del tennis in Svizzera romanda. Oggi, il 37enne padre di famiglia ricorda quel periodo come il più formativo e importante della sua vita.
Nonostante oggi Roger sia un cittadino del Mondo a tutti gli effetti e possa annoverare decine di milioni di tifosi in tutti i continenti, il basilese rimane molto attaccato alla Svizzera e ai suoi valori.
A Valbella porta i bambini alla scuola di sci, frequenta il carnevale di Basilea, viaggia in tram, bus o in treno. Lo si può incontrare in piscina durante un qualsiasi mercoledì pomeriggio d'estate.
Intervistato ai margini dello Swiss Open 2018, Federer parla del suo rapporto intimo con la Svizzera.
Cosa significa per Lei la Patria?
-La Svizzera. Ritornarci. Arrivare. Essere in giro in automobile. Patria è per me il luogo dove vive la mia famiglia e dove risiedono gran parte delle mie memorie. Indipendentemente se si tratti di Basilea, Biel oppure Valbella, dove risiediamo da un po' di anni. In questi luoghi mi sento a casa.
Cosa accomuna alla Svizzera?
-L'aria fresca (ride di gusto). Sono stato in giro quasi per gli ultimi tre mesi: Shanghai, Tokio, Chicago e New York. Sono tornato a casa solo per pochi giorni tra i vari appuntamenti. Qui posso aprire la finestra e quando sono fuori, posso respirare aria fresca a pieni polmoni: è una sensazione fantastica. Sono le piccole cose che rendono speciale il nostro Paese.
Quando la si vede in Cina, in Australia oppure anche negli States si ha sempre l'impressione che lei senta un po' a casa, ovunque. Impressione corretta?
-Certo, sì. Mai come in Svizzera però, non potrebbe essere diversamente. Io non ho mai vissuto negli altri Paesi. Nei momenti trascorsi all'estero io sono la superstar del tennis, è come se vivessi in una specie di bolla. Dunque, fuori dalla Svizzera cerco di fare ciò che mi riesce meglio: giocare a tennis. I contorni fanno parte del gioco.