ReligioneL'Arcidiocesi di New York «raggirata» condanna le esequie di una trans a St. Patrick
SDA
18.2.2024 - 16:03
Ammettendo di esser stata raggirata, l'arcidiocesi di New York ha condannato il funerale di una attivista trans celebrato giovedì scorso nella cattedrale di St. Patrick.
Keystone-SDA
18.02.2024, 16:03
18.02.2024, 16:16
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«Sapevamo soltanto che famiglia e amici avevano richiesto una messa funebre per un cattolico. Non avevamo idea che il nostro benvenuto e le nostre preghiere sarebbero state degradate in modo così sacrilego e ingannevole», ha dichiarato il parroco Enrique Salvo facendo proprie le proteste di gruppi di cattolici tradizionalisti.
Il variopinto funerale di Cecilia Giudici, ex prostituta e attivista per i diritti dei trans e dei malati di Aids, aveva attratto un migliaio di persone del tipo che raramente frequenta le navate neo gotiche della cattedrale sulla Fifth Avenue: «Non vedevamo tanta gente dal giorno di Pasqua», aveva commentato durante l'omelia il celebrante Edward Dougherty.
A New York ci sono una decina di parrocchie che hanno aperto ai gay, ma la cattedrale non è una di queste. Cheyenne Doroshow, che aveva organizzato il funerale, ha detto di aver scelto proprio la cattedrale «perché è un'icona, come era lei», ma ha aggiunto di non aver menzionato che Cecilia fosse transgender.
Una messa senza precedenti nella Chiesa
La Giudici era atea dichiarata, un tema su cui aveva costruito un monologo in scena in un teatro off Broadway. La messa, con il suo pubblico di trans in minigonna, lustrini e boa di struzzo che ha pregato pubblicamente per il riconoscimento dei diritti di persone come lei, è stata in effetti senza precedenti nella storia della chiesa.
Non più tardi di una generazione fa, all'apice della crisi dell'Aids, la cattedrale di St. Patrick fu l'epicentro di un conflitto tra gerarchie cattoliche e attivisti gay che in una celebre protesta del 1989 si incatenarono alle panche o si gettarono a terra fingendosi morti.
Hanno applaudito al funerale di Cecilia molti cattolici liberal tra cui padre James Martin, un noto gesuita che si batte per una chiesa aperta ai gay e che di questo ha più volte parlato con Papa Francesco: «Celebrare il funerale di una donna trans a St. Patrick è stato un potente segnale che le persone Lgbtq sono parte della Chiesa come chiunque altro».
Di tutt'altro avviso conservatori come quelli di CatholicVote, secondo cui il funerale è stato «nauseabondo e una presa in giro per la chiesa cattolica».