Ucraina Amnesty accusa Kiev: «Avete messo in pericolo i civili». Ma Zelensky non ci sta

SDA

5.8.2022 - 09:17

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto d'archivio)
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto d'archivio)
KEYSTONE/EPA/SERGEY DOLZHENKO

In Ucraina, i militari «hanno messo in pericolo la popolazione civile, installando basi e sistemi d'arma in aree residenziali, inclusi scuole e ospedali, nella loro azione per respingere l'invasore russo»: un duro documento, frutto di un'indagine, quello diffuso da Amnesty International che ha fatto infuriare Kiev.

«Così si alimenta la propaganda» degli invasori, mentre «i criminali – ha rimarcato Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky – sono i russi», che bombardano i centri abitati.

Secondo l'organizzazione umanitaria internazionale, «le tattiche dell'Ucraina hanno violato le leggi umanitarie internazionali, trasformando strutture civili in obiettivi militari. I conseguenti bombardamenti russi su aree popolate hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili», anche se poi Amnesty precisa che «non tutti gli attacchi russi documentati da noi hanno seguito questo schema».

«Fra aprile e luglio i ricercatori di Amnesty hanno speso molte settimane a indagare sui raid russi nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv (...) ispezionando siti colpiti, parlando con i sopravvissuti, i testimoni e i parenti delle vittime, analizzato le armi impiegato e esaminandone le tracce radar.

Con queste indagini Amnesty ha trovato prove che le forze ucraine hanno lanciato attacchi dall'interno di aree residenziali, piazzandosi a volte in edifici civili in 19 fra cittadine e villaggi in quelle regioni».

«Si potevano scegliere delle alternative fattibili»

Il comunicato dell'ong aggiunge che «molte zone residenziali dove i soldati si sono piazzati distavano chilometri dalle linee del fronte, mentre si potevano scegliere delle alternative fattibili che non avrebbero messo in pericolo i civili», come ad esempio le foreste. Inoltre, scrive Amnesty non risulta che i militari abbiano intimato ai civili di allontanarsi per la loro sicurezza.

«I militari – è la testimonianza citata nel rapporto di una madre ucraina di 50 anni di un villaggio vicino a Mykolaiv – stavano nella casa accanto alla nostra e mio figlio portava spesso cibo ai soldati. Li ho implorati diverse volte di tenersi lontani da lì perché temevo per la sua incolumità».

Poi, nel pomeriggio del 10 giugno, «quando c'è stato il bombardamento, mio figlio era nel cortile di casa nostra e io ero in casa. Lui è rimasto ucciso, ridotto in brandelli e la nostra casa in parte distrutta».

«L'essere in una posizione difensiva non esenta i militari ucraini dal rispetto della leggi umanitarie internazionali», ha sottolineato Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International.

La risposta di Kiev non si è fatta attendere

La risposta di Kiev non si è fatta attendere: «È una vergogna che un'organizzazione come Amnesty International stia partecipando a questa campagna di disinformazione e propaganda», ha detto Podolyak: «L'Ucraina rispetta le leggi di guerra e il diritto umanitario internazionale. La priorità assoluta per le forze armate è preservare la vita e la salute di ogni cittadino».

Al contrario, «vediamo regolarmente l'esercito russo che bombarda aree residenziali a circa 500 chilometri dal fronte, uccidendo civili e bambini», ha aggiunto Podolyak, mentre il ministro degli Esteri, Dmitro Kuleba si è detto «indignato» e ha bollato il rapporto «ingiusto».