Eliseo 2022 La scommessa vinta del tribuno Mélenchon

SDA

10.4.2022 - 22:28

Jean-Luc Mélenchon ha gridato quattro volte con quanto fiato aveva in gola dal palco del Cirque d'Hiver, eletto a suo quartier generale: «Non un voto deve andare a Marine Le Pen! Non un voto deve andare a Marine Le Pen!».
Jean-Luc Mélenchon ha gridato quattro volte con quanto fiato aveva in gola dal palco del Cirque d'Hiver, eletto a suo quartier generale: «Non un voto deve andare a Marine Le Pen! Non un voto deve andare a Marine Le Pen!».
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Resterà probabilmente come l'immagine più forte di questa serata del primo turno delle presidenziali: Jean-Luc Mélenchon ha gridato quattro volte con quanto fiato aveva in gola dal palco del Cirque d'Hiver, eletto a suo quartier generale: «Non un voto deve andare a Marine Le Pen! Non un voto deve andare a Marine Le Pen!».

Keystone-SDA

Entusiasmo alle stelle, grida, slogan e in pochi minuti ha perso consistenza l'ipotesi che gran parte della France Insoumise, la sinistra burbera e radicale di Mélenchon, finisse per votare Le Pen al ballottaggio come arma anti-Macron.

Per quanti antimacroniani convinti, gilet gialli, anticasta e complottisti ci siano nelle file del partito di Mélenchon, il grido del «tribuno» questa sera è apparso un ordine: «Noi sappiamo – ha detto – per chi non voteremo mai. Non bisogna dare voti a Le Pen. Credo che il messaggio, per questa parte, sia stato compreso».

«Conosco la vostra rabbia – ha continuato rivolto ai «camarades» che lo applaudivano – non vi abbandonate a essa, che rischia di farvi commettere errori che sarebbero definitivamente irreparabili».

«Come vi ho già detto cinque anni fa – ha continuato il candidato che uscì quasi 15 anni fa dal Partito socialista – ricordate che ci fu qualche problema dopo la nostra dichiarazione?».

Il riferimento è alle parole pronunciate nel 2017 dopo il primo turno, che non furono chiare come quelle di questa sera. «Ma i francesi, per chi li prendono? – ha continuato – Sono capaci di sapere da soli cosa fare. Sono capaci di decidere quello che va bene per il paese».

«Il polo popolare esiste!»

«Detto questo – ha continuato parlando del proprio risultato, che, per quanto straordinario, non gli ha consentito di arrivare al ballottaggio – non ci nascondiamo la violenza della delusione. Innanzitutto pensando a tutto quello che sarebbe stato fatto e che non sarà invece fatto. Ma al tempo stesso, come nascondersi l'orgoglio per il lavoro fatto?».

Si è posto poi, stavolta chiaramente, come guida della sinistra che deve rinascere dalle sue macerie: «Il polo popolare esiste! – ha detto – se non ci fossimo stati, cosa resterebbe? Cosa avremmo in mano? Niente! E abbiamo costruito questa forza. Allora – ha proseguito mentre alcuni sostenitori erano in lacrime – certo che alcuni fra i più giovani mi diranno: ok, va bene, ma non siamo ancora arrivati! Ebbene, non siamo lontani... stasera ho un bel colorito, non ho bisogno di essere consolato, la lotta continua».