Chiazze nere che galleggiano su acque cristalline e minacciano paradisi di sabbia bianca: le immagini che arrivano da Mauritius sono quelle che nessuno avrebbe mai voluto vedere, e lasciano intravedere un enorme rischio ambientale.
Il tutto rischia di trasformarsi in un vero e proprio disastro, tanto da indurre il governo a dichiarare lo «stato di emergenza» e a lanciare un appello alla Francia a mandare aiuti con Parigi che ha già disposto l'invio di barriere galleggianti.
L'incubo nell'Oceano Indiano è cominciato due settimane fa, in sordina, quando il cargo MV Wakashio, battente bandiera panamense ma di proprietà di un armatore giapponese, si era incagliato sugli scogli della costa sud-orientale dell'isola situata 550 chilometri ad est del Madagascar.
I 20 componenti dell'equipaggio erano stati tratti in salvo senza grandi problemi ma giovedì scorso il governo di Mauritius aveva annunciato una falla dalla nave, con la fuoriuscita di combustibile. La nave-cisterna da 101 mila tonnellate di stazza varata nel 2007 trasportava 200 tonnellate di diesel e aveva a bordo altre 3'800 tonnellate di carburante per uso proprio, secondo quanto hanno riferito i media locali.
Colpita la costa di Pointe d'Esny
Ad essere colpita è la costa di Pointe d'Esny, zona protetta dalla Convenzione di Ramsar sulle zone umide: è vicino all'aeroporto di Mauritius ma soprattutto al parco marino di Blue Bay, altro ecosistema a rischio. Riprese aeree mostrano un'enorme chiazza marrone tra acque turchesi e spiagge e mangrovie già intaccate.
Con una decisione senza precedenti, uno «stato di emergenza ambientale» è stato dichiarato nelle ultime ore dal premier mauriziano Pravind Jugnauth il quale ha confermato che la marea nera rappresenta «un rischio per Mauritius». Il Paese infatti vive di pesca ma soprattutto di turismo.
«Quando la biodiversità è in pericolo, c'è urgenza di agire. La Francia è là. Al fianco del popolo mauriziano», ha twittato il presidente francese Emmanuel Macron mentre Parigi annunciava l'invio per via aerea di soccorsi dalla relativamente vicina isola francese di Reunion: essenzialmente barriere galleggianti. Un aiuto di Parigi, che dopo l'Olanda e prima dell'Impero britannico fu colonialista dell'isola, era stato invocato da Mauritius giovedì.
Preoccupazione degli ambientalisti
Una speranza che il disastro ecologico possa essere limitato è stata suscitata dal portavoce della società giapponese che opera la nave, la Mitsui OSK Lines, sostenendo che parte del carico è stivato in serbatoi separati e quindi non a rischio di fuoriuscita.
Gli ambientalisti però temono da giorni che il cargo possa spezzarsi. Una prospettiva evocata dal premier sottolineando il maltempo previsto per questo fine settimana e ammettendo: «non so cosa succederà alla nave».
Mare grosso e vento forte avevano già ostacolato o vanificato tentativi di raccogliere il gasolio con elicotteri e di arginarlo piazzando galleggianti, ha segnalato all'Afp il portavoce della Mitsui.
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