Il virus continua a spaventare Pechino, che oggi ha isolato il Peking University International Hospital: giovedì un'infermiera è risultata positiva ai test dopo essere entrata a stretto contatto il 14 giugno con un paziente del distretto di Haidian.
L'incidente è stato annunciato dalle autorità municipali a diverse ore dal rilascio da parte della Cina della sequenza del genoma del Covid-19 tracciato al mercato all'ingrosso di Xinfadi, e dalla relativa trasmissione dei dati all'Oms, tra le crescenti pressioni perché fossero rese pubbliche le evidenze trovate.
In arrivo dall'Europa?
Secondo le ricerche «preliminari», il virus viene addirittura dall'Europa, ma da un ceppo precedente a quello che sta colpendo il Vecchio Continente. Tesi confermata dalla stessa Organizzazione mondiale della Sanità, che sostiene che «l'origine» del focolaio nel mercato della capitale cinese «è europea».
L'ipotesi è stata avanzata da Zhang Yong, vicedirettore dell'Institute of Viral Diseases che fa capo al Centro cinese di controllo e prevenzione delle malattie (Cdc), ed è inclusa in un contributo inconsuetamente postato sul sito della Commissione centrale per l'ispezione e la disciplina, l'Anticorruzione del Pcc. Zhang osserva che il virus ha un'origine europea, ma «non è del tutto dello stesso ceppo europeo» e che «un gran numero di campioni dello Xinfadi indica che il virus era presente lì già da tempo».
La convinzione è che «se fosse arrivato in città da un breve periodo, non ci sarebbe stato un consistente numero di campioni positivi raccolti. Ad ogni modo, abbiamo bisogno di più dati prima di prendere una decisione documentata sulle origini».
Importato con il cibo congelato?
Su come sia arrivato a Pechino, la spiegazione è che possa essere stato importato con il cibo congelato sopravvivendo nel buio, in un ambiente umido non propriamente disinfettato prima di essere esposto al mercato di Xinfadi.
Il cibo congelato per il trasporto ha evitato la mutazione del virus ed è per questo, secondo Zhang, che il genoma è molto più simile a quello originario europeo, mentre i test di laboratorio potranno aiutare a comprendere le modalità della trasmissione.
Nel mirino è ritornato il salmone, ma anche la carne dopo il grave focolaio in un centro di lavorazione tedesco: le regole sull'import di generi alimentari richiedono ora il certificato 'Covid-19 free' e sui social media si sono moltiplicati i video di denuncia sulle presunte pessime condizioni degli allevamenti di salmone norvegesi.
I media ufficiali hanno ben segnalato, secondo la vulgata uniforme, il legame del focolaio di Pechino con il ceppo europeo, ben guardandosi dal chiarire che il virus, rilevato per la prima volta nella città di Wuhan, capoluogo dell'Hubei, potrebbe aver ragionevolmente raggiunto l'Europa per poi tornare di nuovo in Cina.
Il bilancio dei contagi continua ad aumentare
Intanto, il bilancio dei contagi nella capitale è aumento giovedì di altri 25 casi, a quota 183: due sono i pazienti in condizioni critiche e 11 in condizioni ritenute gravi. Il conto degli asintomatici, dopo i due nuovi casi scoperti, è salito a 15, tutti sotto osservazione. In città poi prosegue a ritmo serrato il piano di tamponi a tappeto e disinfezione di mercati e luoghi pubblici ad alta frequentazione.
Le autorità di Pechino stanno mettendo a punto un modello ad hoc di contrasto, il 'lockdown soft', evitando di schiacciare la città e il suo rilancio economico con le pesanti restrizioni. L'approccio contrasta con i precedenti sforzi di contenimento del virus, non solo a Wuhan e nell'intero Hubei, ma anche nei focolai più recenti nelle province di Heilongjiang e Jilin.
Il blocco ha contribuito a controllare il ritorno della pandemia, ma ha anche fermato l'economia. In caso di successo, il nuovo approccio di Pechino potrebbe diventare un modello futuro per la Cina nella gestione di ulteriori focolai che molti esperti ritengono quasi certi.
La vittoria della 'guerra di popolo' contro il Covid-19, dichiarata solennemente dalla leadership cinese, è destinata a restare sotto costante attacco per diverso tempo ancora.
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