Pandemia Decade lo stato di necessità in Ticino, Merlani avverte: «La partita non è finita» 

pab

17.6.2020

Il medico cantonale ticinese Giorgio Merlani
Il medico cantonale ticinese Giorgio Merlani
Ti-Press / archivio

Il Canton Ticino esce dallo stato di necessità dal 30 giugno. Cambieranno quindi i ruoli dello Stato maggiore cantonale di condotta, così come quello del medico cantonale, che avverte in modo chiaro: «La partita con il virus non è per nulla finita, una ripartenza è possibile in ogni momento».

Il presidente del Governo ticinese Norman Gobbi ha aperto la conferenza stampa a Bellinzona andando direttamente al punto più importante: «Il Consiglio di Stato ha deciso oggi, come aveva previsto durante la crisi, che con il 30 di giugno decade lo stato di necessità».

Il ministro ha poi ricordato come la Confederazione uscirà dallo stato straordinario il 19 di giugno, ossia questo venerdì. «Il Ticino ha invece bisogno di qualche giorno in più per agevolare il passaggio di consegne tra le varie istituzioni. Torneremo però anche noi a una certa normalità, che non è, e non sarà, quella che abbiamo conosciuto fino all’inizio dell’anno».

Le tappe intermedie della crisi

Gobbi ha poi ricordato le tappe fondamentali del cammino che hanno contraddistinto la storia recente, partendo da quel 25 febbraio, data nella quale si è registrato il primo caso in Svizzera, proprio in Ticino.

«Siamo stati il primo organo statale ad aver imposto la restrizione di grandi eventi il 26 di febbraio: vietando gli eventi sportivi con il pubblico e chiudendo tutti i carnevali. Dieci giorni dopo abbiamo deciso la chiusura delle frontiere, in risposta al decreto dell’8 marzo da parte italiana».

Il 16 marzo sono state chiuse le scuole post obbligatorie e poi, solo qualche giorno dopo, anche quelle obbligatorie. «Sfruttando il ponte di San Giuseppe - ha ricordato ancora Gobbi - abbiamo chiuso le industrie e poi chiesto la finestra di crisi a Berna».

«In pratica abbiamo fermato per un mese tutto il Cantone. Dal 20 aprile invece abbiamo iniziato ad allentare le misure restrittive. Dal 4 maggio abbiamo iniziato ad adeguarci alle esigenze federali, meno restrittive di quelle che avevamo stabilito da noi».

«Il Ticino - ha infine affermato Gobbi - ha funzionato come sistema paese e il gioco di squadra ha permesso di vincere questa prima parte di partita, una partita che però non è ancora terminata». Il passo ticinese è la logica conseguenza della fine della situazione straordinaria nella Confederazione, prevista per venerdì 19 giugno.

Merlani: «La partita non è ancora finita»

Dopo il presidente del Governo, ha preso la parola il medico cantonale Giorgio Merlani, che ha esordito in maniera seria: «La partita non è ancora finita. Si fa molto in fretta a ricominciare da capo».

«Questa discussione di oggi, - ha proseguito riferendosi alle parole di Gobbi - sembra un bilancio finale che invece io non mi sento ancora di fare. È giusto dire che abbiamo raggiunto delle tappe intermedie, ma non vorrei dare la falsa impressione che sia finita, che chiudiamo e si va tutti a casa. La popolazione è giusto che sappia che se tutto sta andando bene è anche merito suo. Alcuni paesi vicini e lontani lo dimostrano».

Lo SMCC messo in stato di prontezza

Matteo Cocchi, capo dello Stato Maggiore Cantonale di Condotta (SMCC), parlando tra gli interventi di Gobbi e quello di Merlani, ha spiegato che il compito durante la crisi è stato essenzialmente quello di fornire il supporto necessario alle strutture governative  e sanitarie, soprattutto in favore dei servizi del medico cantonale. «Dal 1° luglio però le cose cambieranno, lo SMCC si mette in "stato di prontezza", il che significa che in caso di necessità lo SMCC potrà essere riattivato in tempi molto brevi».

Questo lunedì, ha poi detto Cocchi, «primo giorno di completa riapertura delle frontiere con l’Italia, sono stati registrati 156’000 passaggi giornalieri in entrata e in uscita dai valichi ticinesi. Un dato che rappresenta circa il 90% dei 170’000 transiti quotidiani precedenti la pandemia».

Nella fase più acuta della crisi sanitaria erano circa 25’000. «È quindi molto importante tenere presente le regole sanitarie», ha concluso il capo dello SMCC.

Le competenze tornano al medico cantonale

«In termini informatici si potrebbe dire che lo SMCC passa sulla modalità “stand-by”, che basta toccare un tasto della tastiera e si riparte» ha spiegato il medico cantonale, riprendendo il filo del discorso iniziato da Cocchi, parlando del ruolo che assumerà li SMCC da giugno.

Ciò significa, ha spiegato Merlani, che «la gestione, la pianificazione e l’approfondimento di una serie di punti tornano di competenza dell’Ufficio del medico cantonale e del gruppo di coordinamento, che già si era riunito il 22 gennaio per la prima volta, dopo che abbiamo avuto un’intuizione purtroppo rivelatasi profetica. Il compito principale sarà quello di monitorare e identificare i segnali di una ripartenza nel modo più rapido ed efficace possibile».

Merlani: «Non voglio spaventare nessuno, ma...»

Ringraziando il Governo per aver messo in atto le misure sanitarie proposte dal suo ufficio, Merlani ha poi ribadito che la situazione non è finita: «Il lavoro del medico cantonale è quello di fare il pessimista: guarda solo i segnali potenzialmente negativi e cerca di capire cosa potrebbe succedere di preoccupante».

«Non voglio spaventare nessuno, ma dopo una settimana in cui abbiamo avuto diversi giorni con nessun contagio, questa settimana abbiamo iniziato ad averne 4 o 5 al giorno. Si parte sempre da zero, ma è molto facile, soprattutto in un contesto come il nostro, dove è tornata la mobilità, ripartire, anche rapidamente».

Merlani: «Prudenza soprattutto all'estero»

«I dati che osserviamo non sono motivo di preoccupazione, ma di alta vigilanza. Il cittadino deve però sapere che non siamo a zero - ha martellato il medico cantonale - ci sono posti in cui il virus è più presente che in altri. Per fortuna abbiamo riacquistato una certa autonomia e possiamo tornare a incontrare partenti e amici».

«Ma invito a estendere questa prudenza anche e soprattutto in caso di viaggi all’estero», ha proseguito Merlani, aggiungendo: «Se il Ticino è stato uno dei punti caldi nel mese di marzo all’interno dell’Europa, subito dopo la Lombardia, il Ticino adesso ha una bassa prevalenza del virus, rispetto a paesi a noi vicini».

«Va bene dirsi di essere in vacanza, ma le misure di igiene rimangono fondamentali e vanno applicate con maggior rigore all’estero. Anche in caso di minimo sintomo ci si deve annunciare subito al proprio medico e effettuare il test».

«In Svizzera siamo forti: per trovarne uno positivo dobbiamo fare 145 test. Solo ieri nel nostro paese son stati fatti più di 4'300 test. Si cerca molto, il virus c’è ancora, ma si trova per ora poco e non si propaga in maniera fuori controllo», ha aggiunto Merlani.

Il contact tracing rimane fondamentale

Uno degli elementi centrali per tenere sotto controllo l’evoluzione dell’epidemia è il contact tracing, la rintracciabilità delle persone. Lo ha ribadito lo stesso Merlani: «Identificare i casi e isolarli permette di rompere le catene di trasmissione e permette di continuare a vivere con questa normalità apparente nel modo più duraturo e sostenibile possibile».

«Attualmente ci sono 9 persone in isolamento, cioè 9 persone che hanno i sintomi della malattia o che sono risultati positivi al test e 14 in quarantena, che cioè sono entrate in contatto con una delle nove persone in isolamento».

Si tratta essenzialmente di persone che lavorano in ambiente sociosanitario. Sono però anche riapparsi casi importati dall’estero, nel dettaglio da Brasile e Messico.

Nella prima fase della pandemia, ha ricordato Merlani, «i contatti a rischio erano una decina per malato, ora siamo a due. Dall’inizio della nuova fase della crisi, cioè dall'11 maggio, sono state 53 le persone in isolamento e 108 persone in quarantena» ha aggiunto Merlani.

I risultati del test sierologico a inizio luglio

Nelle ultime due settimane non risultano ricoveri in ospedale, ha detto Merlani, ma questo si spiega anche con il numero di casi molto basso nonostante i numerosi test, che non vengono fatti solo in caso di sintomi gravi come a inizio crisi.

Per quanto riguarda il test sierologico volto a verificare la percentuale di popolazione entrata in contatto con il virus, sono finora 983 le adesioni e 900 i test effettuati. I risultati verranno verosimilmente resi noti in una conferenza stampa a inizio luglio, ha anticipato, in conclusione, il medico cantonale.

Due nuovi casi in Ticino

Sono due i contagi da Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore in Ticino, dopo tre giorni senza nuovi casi. Sono quindi 3'323 i contagi confermati dall'inizio dell'epidemia.

I Grigioni hanno invece registrato un'altra giornata a doppio zero. I contagiati totali dall'inizio dell'epidemia sono fermi a 830 dal 12 giugno, mentre il bilancio dei decessi è stabile a 50 dal 10 giugno.

In aumento i casi a livello nazionale

In Svizzera e Liechtenstein sono state segnalate nelle ultime 24 ore 37 nuove infezioni da coronavirus. Ieri, martedì, i nuovi casi di coronavirus erano stati 15, mentre lunedì se ne contavano 14.

Secondo l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) i casi complessivi di Covid-19 sono 31'183 .

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