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Monte Gambarogno Monte Gambarogno, quali le difficoltà per gli elicotteri e i Canadair?
SwissTXT / Red.
3.2.2022
L'incendio sul Monte Gambarogno è lungi dall'essere spento del tutto. Da martedì mattina, sono impegnati, oltre a diversi elicotteri svizzeri, anche degli aerei spegnifuoco Canadair della protezione civile italiana arrivati da Genova. Quali le difficoltà riscontrano i piloti in un terreno così difficile?
L’utilità dello rinforzo dei Canadair è stata spiegata alla RSI da Paolo Brusatori, il capo del servizio pompieri di Bellinzona: «Grazie alla polizia e alla protezione civile abbiamo potuto instaurare una collaborazione con i nostri colleghi italiani, che hanno messo a disposizione i Canadair. Questi aerei hanno una portata d’acqua di circa 6000 litri, una capacità ben superiore a un elicottero, quindi una maggiore "potenza di fuoco"».
Secondo Brusatori l'intervento dei Canadair è stato nei primi giorni molto efficace.
Un intervento lungo e difficile
Come riportato dalla RSI, si sta cercando di contenere l’incendio e di impedire che entri nei boschi di conifere, che – se dovesse succedere – renderebbe ancora più difficile le operazioni di spegnimento vista l’infiammabilità degli alberi resinosi. Inoltre si vuole evitare che l’incendio scollini e arrivi nel Gambarogno. Insomma, si prospetta ancora un intervento lungo e difficile.
Il tempo ventoso di questi giorni non aiuta, spiega Brusatori: «Difficile fare una valutazione, dipende molto dalla meteo». Senza vento si possono intensificare le operazioni di spegnimento con gli elicotteri. Se il vento si alza rischiamo che gli elicotteri non possano nemmeno volare, e quindi di conseguenza l’intervento si potrebbe allungare».
Oltre ai Canadair, un totale di sette elicotteri martedì
Insieme ai Canadair, che erano due martedì e tre mercoledì, nella giornata di martedì s'è raggiunta la cifra massima di sette elicotteri in volo nello stesso momento: i due Super Puma dell’esercito e cinque civili. Un notevole impiego di forze dall’alto, che con la trentina di pompieri che stanno lavorando sul terreno cercano di contenere l’espandersi dell’incendio.
Thomas Rossi, un pilota esperto di Eliticino, che ha volato sull’incendio negli ultimi tre giorni pensa che lui e i suoi colleghi lavoreranno almeno fino a venerdì. Ha detto di non avere paura, anche perché non è la prima volta che si trova confrontato con un incendio di queste dimensioni.
«Non abbiamo paura perché altrimenti alla mattina non decolli neanche. Ovviamente bisogna avere un maggiore rispetto verso l’elicottero e all’operazione di volo che si fa», spiega ai microfoni della RSI.
Qual è la difficoltà più grande in volo? «Il vento, il forte vento che c’è, e poi il fumo. Sono questi i due maggiori pericoli». Fumo e vento forte comportano dei rischi: «Si certo, la visibilità è garantita, anche perché non ci assumiamo rischi inutili volando in mezzo al fumo».
Uno sforzo tecnico e psicologico non indifferente
E qual è il tempo necessario per ricaricare d'acqua la benna dell'elicottero e tornare sul luogo dell’incendio? «Abbiamo diverse vasche da dove pescare l’acqua. I tragitti variamo dai 2 ai 5 minuti fino alla parte più lontana», spiega Rossi.
Lo sconforto sull'evolversi della situazione c'è stato i primi giorni: «Nel vedere che lunedì sera la situazione stava migliorando, e che poi martedì le fiamme sono ripartite, ha creato un po’ di sconforto», afferma Rossi.
La coordinazione con i Canadair, gli aerei antincendio italiani, non è stata difficile. Infatti Rossi chiarisce che: «Sui nostri elicotteri ci sono degli apparecchi radio che sono uguali a quelli che montano sugli aerei, e quindi è molto facile coordinarsi con loro».
Una collaborazione attiva su più fronti
Fabio Bardelli, il responsabile del servizio Antincendio boschivo – Comunità Montana Valli del Verbano, sta coordinando i rinforzi anche al di là del confine, dato che le fiamme si avvicinano sempre di più a Indemini.
Il Canadair è un mezzo che in Italia è usato spesso accanto agli elicotteri proprio per spegnere gli incendi: «Ha la capacità di sganciare i suoi 6000 litri d'acqua, che ovviamente incidono più efficacemente degli elicotteri, perché siamo in un ordine di grandezza di 1000 litri per l’Écureuil e 3000 litri circa per il Super Puma», spiega Bardelli.
Al momento la difficoltà di volo è data dal vento, un problema anche per il Canadair: «Si, ha i suoi limiti dati da fattori meteo-climatici, oltre al fatto che ha delle operazioni più lunghe per la sua messa in operatività rispetto a un elicottero», afferma Bardelli.
Limiti, che secondo Bardelli, subisce anche un elicottero: «Anche l’elicottero, là dove ci fosse un forte vento, avrebbe difficoltà di volo, così come spesso accade con la nebbia».
Quindi sebbene siano due mezzi differenti, sono assai interscambiabili: «Si, sono sicuramente intercambiabili in modo da avere un’efficacia completa, poi è logico che bisogna fare anche tener conto dei versanti della montagna sui quali si sta operando», conclude Bardelli.