Pareri a confronto Togliere le restrizioni? Regazzi: «È il momento», Lepori: «Omicron non è un raffreddore»

SwissTXT / red

26.1.2022

Immagine d'illustrazione
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Keystone

I numeri dei nuovi casi di Covid-19 restano alti e martedì gli esperti della Confederazione hanno ribadito che non è ancora il momento di togliere le restrizioni. Eppure martedì mattina un'alleanza di organizzazioni economiche, con l'appoggio di alcuni partiti di centro-destra, ha chiesto di revocare subito i provvedimenti restrittivi decisi per arginare la pandemia.

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Le misure, sostengono queste organizzazioni, tra cui l'Unione Svizzera Arti e Mestieri, non sarebbero «più economicamente e socialmente ragionevoli». La RSI ha deciso di intervistare, per un confronto sul tema, Mattia Lepori (capo area medica dell'Ente ospedaliero cantonale) e Fabio Regazzi (presidente USAM).

Karrer, tra gli esperti della Confederazione nella lotta alla pandemia, ha detto che vanno evitati danni inutili, che non è ragionevole lasciar scorrazzare il virus: Regazzi, è sicuro che sia il momento del liberi tutti?

«Sicurezze non ne ho, ma non ne ha neanche la task force federale e non le ha nessuno. Siamo in una situazione che richiede decisioni e, a nostro avviso, ci sono i presupposti per procedere con allentamenti. La nostra è una richiesta forte, chiara. Poi evidentemente spetta al Consiglio federale prendere decisioni, ponderando tutte le posizioni, la nostra come quella degli esperti. Però, se ascoltiamo questi ultimi, non esiste mai il momento buono per allentare le misure. Noi riteniamo che il momento sia arrivato. Altri Paesi lo hanno già fatto».

Mattia Lepori, non è mai il momento buono per voi?

«Al di là della legittimità delle richieste fatte dagli ambienti economici e industriali (che però non hanno competenze e autorevolezza per mettere in dubbio i provvedimenti e tanto meno hanno competenze sulla costituzionalità), fa specie l'argomento utilizzato, in particolare da una deputata zurighese, quando dice che il sistema sanitario non è sotto pressione. Lo stesso Berset nei suoi messaggi (anche se piuttosto ambigui, diciamolo pure) della scorsa settimana ha comunque riconosciuto che le strutture sanitarie sono in uno strato preoccupante. E io lo confermo. Abbiamo in Ticino 175 pazienti Covid, erano 130 all'inizio del mese. Oggi non vedo ancora una diminuzione dei ricoveri. La legittimità della richiesta non la metto in dubbio, ma metto in dubbio l'argomentazione. Non corrisponde alla realtà».

Secondo Lepori la pressione sugli ospedali è ancora forte. Abbiamo già vissuto allentamenti forti, per poi tornare quasi ai confinamenti perché le varianti del virus lo hanno imposto. Regazzi, è davvero l'ora di mollare tutto?

«Io non sto contestando che la situazione sia tesa. Però nella prima parte di questa pandemia l'aspetto drammatico erano le cure intense. Ora a me risulta che dei circa 170 pazienti ricoverati con un decorso critico, ma non tale da giustificare un trasferimento in cure intense, siano solo 14 o 15 (solo per dire, sono sempre troppi). Dimostra che Omicron, con il numero di contagi esploso nonostante le misure prese, è arrivata a livelli mai visti. Ma sia a livello di proporzioni sia a livello di ricoveri (soprattutto dei ricoveri in intensive) non siamo di fronte a una situazione così drammatica e insostenibile. La situazione va monitorata e gestita, però, per quel che ci riguarda, ora possiamo allentare le misure».

Omicron sembra dribblare le misure (mascherine e vaccino, anche se si è sempre detto che il vaccino non ripara dall'infezione, ma protegge dagli effetti gravi). Lepori, vanno mantenute tutte le misure, anche le quarantene, anche il certificato Covid?

«Mi sono già espresso in passato. Stamani è stato detto che il certificato Covid non serve a nulla... Ebbene, non serve a nulla se è applicato come da noi. Invece si dovrebbero fare le cose seriamente e diminuire la validità del certificato Covid a 6 mesi; non distribuirlo, per esempio, a chi ha semplicemente una sierologia con un test anticorpale non protettore positivo per la durata di 3 mesi, come avviene solo in Svizzera. Evidentemente la mia posizione è diametralmente opposta a quella di chi vorrebbe abolire del tutto il certificato Covid. Detto questo si continua a parlare della presunta benignità di Omicron, paragonandola addirittura a un raffreddore o a un'influenza. Purtroppo quest'affermazione è stata fatta anche ad altissimi livelli. Lunedì all'EOC c'erano 11 pazienti in intensiva con polmoniti da Covid, tra questi, gli ultimi 6 arrivati erano tutti con Omicron, tutti in intensiva con polmoniti gravi. E l'età media di questi pazienti è di 60 anni. Non è un influenza, non è un raffreddore. Togliamoci dalla testa quest'idea».