Svizzera-UEAccordo quadro CH-UE: riserve dei Cantoni
ATS
14.12.2018 - 17:42
I Cantoni desiderano relazioni stabili con l'Unione europea, sebbene vi siano ancora diverse riserve in merito ai negoziati sull'accordo quadro. La posizione formale della Conferenza dei governi cantonali (CdC) verrà espressa solo alla fine del prossimo marzo.
La Conferenza questa mattina ha fatto una prima valutazione dei risultati dei negoziati, ha spiegato a Berna il suo presidente e consigliere di Stato PPD sangallese Benedikt Würth. Il testo in francese è disponibile solo da una settimana e non è quindi stato possibile adottare una posizione definitiva.
I Cantoni avranno ora tempo fino al prossimo 29 marzo per trattare e valutare il dossier. Se il presente trattato verrà approvato da almeno 18 cantoni, la Conferenza adotterà una posizione ufficiale.
Würth, incalzato dalle domande dei giornalisti, non si è sbilanciato e non ha indicato da che parte pende l'ago della bilancia. Oggi, tra le altre cose, sono anche state discusse le possibili conseguenze negative di un eventuale rifiuto dell'accordo. Il presidente della Conferenza spera che un eventuale fallimento non porti a una "spirale di escalation", poiché ciò non sarebbe nell'interesse della Svizzera e va dunque evitato.
Würth ha poi sottolineato che i Cantoni considerano "elementari" condizioni quadro stabili a livello politico e normativo con l'Ue. Tuttavia, i governi cantonali nutrono riserve su questo accordo e devono ancora valutare se è opportuno accettarlo o meno.
Linee rosse
Alcune riserve sono state espresse in particolare sulla direttiva CE sulla libera circolazione dei cittadini Ue. Alla fine del 2013 il Consiglio federale, d'intesa con i Cantoni, ha stabilito delle linee rosse: l'adozione di questa direttiva non è però esplicitamente esclusa.
Secondo Würth, la Confederazione avrebbe un problema nel caso di un'approvazione completa. L'espulsione dei criminali stranieri nell'Ue è più complicata rispetto alla Svizzera e vi sono anche pratiche diverse di aiuto sociale nei confronti degli stranieri.
D'altro canto, i cantoni hanno reagito in modo "abbastanza sensibile" in merito a una modernizzazione dell'accordo di libero scambio e dell'articolo 23 del Codice frontiere Schengen. Quest'ultimo prevede che, in caso di minaccia grave per l'ordine pubblico o la sicurezza interna, uno Stato membro possa ripristinare i controlli sistematici alle frontiere interne. Questi accordi hanno un impatto considerevole in diversi settori e nella politica interna della Svizzera. L'accordo di libero scambio del 1972 non è tuttavia coperto dall'accordo istituzionale. Entrambe le parti si sono mostrate disponibili a una revisione più moderna.
Aiuti statali: legislazione europea "fitta"
Per quanto riguarda gli accordi sugli aiuti statali, la Conferenza eviterebbe modifiche sostanziali ai contratti in vigore attualmente, in particolare per la "fitta" legislazione europea in questo ambito. L'unica eccezione sarebbe legata a un accordo sul traffico aereo, ha indicato Würth.
Tra i successi negoziali per la Svizzera, il presidente della CdC ha annoverato l'impossibilità di appellarsi direttamente alla Corte di giustizia dell'Ue nella risoluzione di controversie.
In risposta a una domanda sulle conseguenze di una Brexit "disordinata", il segretario generale Roland Mayer ha precisato che in questo caso Confederazione e Ue avrebbero "pochi altri problemi" da risolvere. L'accordo quadro tra Svizzera e Ue dovrebbe a breve termine cedere il passo ad altri punti all'ordine del giorno dell'Unione europea. Anche nel caso di un successo nei negoziati sulla Brexit, viene precisato, per la Confederazione non cambierebbe nulla.
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