L’anno si apre con una visita importante: il 21 gennaio, la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga accoglie il presidente statunitense Donald Trump al WEF di Davos.
Il 10 febbraio viene svelato il caso Crypto. Secondo diversi media, la CIA e il BND tedesco erano coinvolti nella società Crypto AG e si sono accordati perché questa società di Zugo vendesse dei sistemi cifrati contenenti una chiave rubata a numerosi stati. Ciò ha permesso ai servizi segreti di spiare le comunicazioni malgrado la crittografia.
Dal mese di febbraio, appare sulle prime pagine dei giornali il tema dell’anno: la pandemia di coronavirus. Il 25 febbraio, in Ticino viene diagnosticato il primo caso svizzero di COVID-19.
Da questo momento, fioccano gli annullamenti. Il salone dell’automobile di Ginevra è una delle prime grandi manifestazioni a far spese della pandemia. Avrebbe dovuto cominciare il 5 marzo. I suoi preparativi erano già molto avanzati quando è stato annullato, una settimana prima della sua inaugurazione.
All’inizio della pandemia, la mascherina non è ancora la soluzione prescelta: quando la consigliera nazionale Magdalena Martullo-Blocher (UDC/canton Grigioni) si presenta con la mascherina alla sessione del 2 marzo, viene ripresa dalla presidente del Consiglio, Isabelle Moret (PLR/canton Vaud).
A partire da marzo, questi due uomini diventano imprescindibili: Daniel Koch (a sinistra), capo della divisione Malattie infettive all’Ufficio federale della salute pubblica, discute con il consigliere federale Alain Berset, il cui dipartimento dell’Interno si occupa ugualmente di salute.
Alla metà di marzo, improvvisamente, la situazione precipita: il Consiglio federale proclama lo «stato d'emergenza» e la Svizzera si impegna in uno stretto isolamento. Coloro che possono restano a casa – cosa che fa crollare il traffico stradale, ferroviario e aereo. Swiss parcheggia una gran parte della sua flotta a Dübendorf, con gli aerei che per il momento hanno perso la loro utilità.
Dal canto loro, le scuole e le università sospendono i corsi in presenza, ma l’insegnamento continua, semplicemente passando a Internet. Come qui all’ETH di Zurigo, dove il professore di fisica Thomas Ihn dà corsi online.
Idem nel tempo libero: improvvisamente, gli aperitivi tra amici si fanno via Zoom, ci si ritrova in videoconferenza piuttosto che al bar.
I residenti delle case di riposo non possono più ricevere visite, all’improvviso si ritrovano completamente isolati. Per rimediarvi, ci sono innanzitutto i cosiddetti parlatoi: grazie al vetro di separazione e a un telefono, Hanni Müller (90 anni), può di nuovo vedere sua figlia.
Le strette misure contro il coronavirus attivano un gran numero di invenzioni: i giovani nuotatori Micha e Dario Boxler, due fratelli, si allenano quotidianamente con l’aiuto di corde elastiche nella piscina di famiglia per restare in forma.
Il COVID-19 raramente è mortale. Ma per via del numero elevato di casi in primavera, per settimane si constata una maggiore mortalità. Le pompe funebri in alcuni casi sono sommerse di lavoro.
«Tornate indietro, per favore»: a Pasqua, la polizia del Gottardo tenta di far fare dietrofront ai turisti in viaggio per il Ticino, per non pesare maggiormente sulle capacità sanitarie nel cantone meridionale. Le autorità non possono proibire di recarsi nel sud.
Non tutti riescono a lavorare da casa. I commercianti, i medici o le persone incaricate della manutenzione devono recarsi sul posto di lavoro. Così come Candida Mendes: a maggio, durante la prima sessione delle camere federali dopo l’entrata in vigore di misure di protezione contro il Covid-19 a Bernexpo, si fa attenzione perché il pulpito sia disinfettato dopo ogni intervento.
Dopo diverse settimane di isolamento, una boccata d’ossigeno: tenuto conto della diminuzione del numero di casi, la Confederazione passa la palla ai cantoni, e a metà maggio, le aziende di ristorazione possono riaprire, ma con un piano di protezione chiaro e una capacità ridotta.
All’inizio di luglio, le manifestazioni Black Lives Matter si estendono anche in Svizzera in diverse città, come qui a Basilea: centinaia di persone manifestano contro il razzismo.
Durante l’estate, si ritorna a una certa normalità: certamente, come qui a Zurigo a metà luglio, le persone non sono così vicine sulla spiaggia, ma molte cose sono di nuovo possibili.
Infine, gli spettatori possono di nuovo entrare negli stadi – ma qui le regole sono rigide, come si può vedere durante la partita tra la FC Thun e la FC St.-Gall il 19 luglio: i tifosi devono sedersi e mantenere le distanze, solo una parte dei posti disponibili può essere realmente occupata.
Il primo settembre segna l’inaugurazione dell’ultima parte del cantiere più grande e più ambizioso della Svizzera: il tunnel di base del Ceneri, ultima tappa delle nuove linee ferroviarie attraverso le Alpi. C’è anche una linea di base continua attraverso le Alpi – e Lugano è accessibile da Zurigo in meno di due ore.
In Svizzera, le misure sanitarie – ad esempio l’obbligo della mascherina – restano in vigore. Ma esse non sono accettate da tutti: ci sono ancora manifestazioni contro l’orientamento del Consiglio federale. In alcuni casi, come qui, il 19 settembre a Zurigo, alcuni partecipanti vengono arrestati per violazione delle misure di lotta contro la pandemia.
Ma non ci sono soltanto i "coronascettici" che scendono in piazza. La gioventù per il clima manifesta di nuovo. Il 21 settembre, alcuni manifestanti occupano la Piazza federale durante la sessione delle camere federali.
Poiché le votazioni di maggio sono state rinviate a causa della pandemia, 5 temi nazionali arrivano alle urne il 27 settembre. Quello che suscita il maggior interesse è l’acquisto di nuovi aerei da combattimento. Qui le cose si giocano sul filo di lana: soltanto 5’000 voti circa alla fine a favore del sì. Invece, la nuova legge sulla caccia viene respinta, ma lo scarto di voti in quel caso è relativamente debole.
Le Camere ritornano a Palazzo federale per la sessione autunnale, dove ormai si applicano nuove misure di protezione: questa è la ragione per cui tutti i parlamentari sono seduti dietro vetri in plexiglas.
In autunno, riparte il picco dei contagi da COVID-19. L’aumento è più precoce e più violento di quanto si attendessero le autorità. Numerosi ospedali – come il CHUV, l’ospedale universitario di Losanna – raggiungono i limiti delle loro capacità.
Questo nuovo incremento di casi di COVID-19 causa la chiusura dei ristoranti in tutta la Svizzera a dicembre. I cantoni della Svizzera romanda hanno già adottato questa misura.
La Svizzera prepara la campagna di vaccinazione contro il Covid. Il 19 dicembre, Swissmedic autorizza un primo vaccino. A Zurigo, dove è stata scattata la foto, la campagna vaccinale inizia il 4 gennaio, data ufficiale scelta dalla Confederazione per la il via a livello nazionale. Anche in Ticino le prime vaccinazioni saranno effettuate quel lunedì.
Il 2020 della Svizzera in immagini
L’anno si apre con una visita importante: il 21 gennaio, la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga accoglie il presidente statunitense Donald Trump al WEF di Davos.
Il 10 febbraio viene svelato il caso Crypto. Secondo diversi media, la CIA e il BND tedesco erano coinvolti nella società Crypto AG e si sono accordati perché questa società di Zugo vendesse dei sistemi cifrati contenenti una chiave rubata a numerosi stati. Ciò ha permesso ai servizi segreti di spiare le comunicazioni malgrado la crittografia.
Dal mese di febbraio, appare sulle prime pagine dei giornali il tema dell’anno: la pandemia di coronavirus. Il 25 febbraio, in Ticino viene diagnosticato il primo caso svizzero di COVID-19.
Da questo momento, fioccano gli annullamenti. Il salone dell’automobile di Ginevra è una delle prime grandi manifestazioni a far spese della pandemia. Avrebbe dovuto cominciare il 5 marzo. I suoi preparativi erano già molto avanzati quando è stato annullato, una settimana prima della sua inaugurazione.
All’inizio della pandemia, la mascherina non è ancora la soluzione prescelta: quando la consigliera nazionale Magdalena Martullo-Blocher (UDC/canton Grigioni) si presenta con la mascherina alla sessione del 2 marzo, viene ripresa dalla presidente del Consiglio, Isabelle Moret (PLR/canton Vaud).
A partire da marzo, questi due uomini diventano imprescindibili: Daniel Koch (a sinistra), capo della divisione Malattie infettive all’Ufficio federale della salute pubblica, discute con il consigliere federale Alain Berset, il cui dipartimento dell’Interno si occupa ugualmente di salute.
Alla metà di marzo, improvvisamente, la situazione precipita: il Consiglio federale proclama lo «stato d'emergenza» e la Svizzera si impegna in uno stretto isolamento. Coloro che possono restano a casa – cosa che fa crollare il traffico stradale, ferroviario e aereo. Swiss parcheggia una gran parte della sua flotta a Dübendorf, con gli aerei che per il momento hanno perso la loro utilità.
Dal canto loro, le scuole e le università sospendono i corsi in presenza, ma l’insegnamento continua, semplicemente passando a Internet. Come qui all’ETH di Zurigo, dove il professore di fisica Thomas Ihn dà corsi online.
Idem nel tempo libero: improvvisamente, gli aperitivi tra amici si fanno via Zoom, ci si ritrova in videoconferenza piuttosto che al bar.
I residenti delle case di riposo non possono più ricevere visite, all’improvviso si ritrovano completamente isolati. Per rimediarvi, ci sono innanzitutto i cosiddetti parlatoi: grazie al vetro di separazione e a un telefono, Hanni Müller (90 anni), può di nuovo vedere sua figlia.
Le strette misure contro il coronavirus attivano un gran numero di invenzioni: i giovani nuotatori Micha e Dario Boxler, due fratelli, si allenano quotidianamente con l’aiuto di corde elastiche nella piscina di famiglia per restare in forma.
Il COVID-19 raramente è mortale. Ma per via del numero elevato di casi in primavera, per settimane si constata una maggiore mortalità. Le pompe funebri in alcuni casi sono sommerse di lavoro.
«Tornate indietro, per favore»: a Pasqua, la polizia del Gottardo tenta di far fare dietrofront ai turisti in viaggio per il Ticino, per non pesare maggiormente sulle capacità sanitarie nel cantone meridionale. Le autorità non possono proibire di recarsi nel sud.
Non tutti riescono a lavorare da casa. I commercianti, i medici o le persone incaricate della manutenzione devono recarsi sul posto di lavoro. Così come Candida Mendes: a maggio, durante la prima sessione delle camere federali dopo l’entrata in vigore di misure di protezione contro il Covid-19 a Bernexpo, si fa attenzione perché il pulpito sia disinfettato dopo ogni intervento.
Dopo diverse settimane di isolamento, una boccata d’ossigeno: tenuto conto della diminuzione del numero di casi, la Confederazione passa la palla ai cantoni, e a metà maggio, le aziende di ristorazione possono riaprire, ma con un piano di protezione chiaro e una capacità ridotta.
All’inizio di luglio, le manifestazioni Black Lives Matter si estendono anche in Svizzera in diverse città, come qui a Basilea: centinaia di persone manifestano contro il razzismo.
Durante l’estate, si ritorna a una certa normalità: certamente, come qui a Zurigo a metà luglio, le persone non sono così vicine sulla spiaggia, ma molte cose sono di nuovo possibili.
Infine, gli spettatori possono di nuovo entrare negli stadi – ma qui le regole sono rigide, come si può vedere durante la partita tra la FC Thun e la FC St.-Gall il 19 luglio: i tifosi devono sedersi e mantenere le distanze, solo una parte dei posti disponibili può essere realmente occupata.
Il primo settembre segna l’inaugurazione dell’ultima parte del cantiere più grande e più ambizioso della Svizzera: il tunnel di base del Ceneri, ultima tappa delle nuove linee ferroviarie attraverso le Alpi. C’è anche una linea di base continua attraverso le Alpi – e Lugano è accessibile da Zurigo in meno di due ore.
In Svizzera, le misure sanitarie – ad esempio l’obbligo della mascherina – restano in vigore. Ma esse non sono accettate da tutti: ci sono ancora manifestazioni contro l’orientamento del Consiglio federale. In alcuni casi, come qui, il 19 settembre a Zurigo, alcuni partecipanti vengono arrestati per violazione delle misure di lotta contro la pandemia.
Ma non ci sono soltanto i "coronascettici" che scendono in piazza. La gioventù per il clima manifesta di nuovo. Il 21 settembre, alcuni manifestanti occupano la Piazza federale durante la sessione delle camere federali.
Poiché le votazioni di maggio sono state rinviate a causa della pandemia, 5 temi nazionali arrivano alle urne il 27 settembre. Quello che suscita il maggior interesse è l’acquisto di nuovi aerei da combattimento. Qui le cose si giocano sul filo di lana: soltanto 5’000 voti circa alla fine a favore del sì. Invece, la nuova legge sulla caccia viene respinta, ma lo scarto di voti in quel caso è relativamente debole.
Le Camere ritornano a Palazzo federale per la sessione autunnale, dove ormai si applicano nuove misure di protezione: questa è la ragione per cui tutti i parlamentari sono seduti dietro vetri in plexiglas.
In autunno, riparte il picco dei contagi da COVID-19. L’aumento è più precoce e più violento di quanto si attendessero le autorità. Numerosi ospedali – come il CHUV, l’ospedale universitario di Losanna – raggiungono i limiti delle loro capacità.
Questo nuovo incremento di casi di COVID-19 causa la chiusura dei ristoranti in tutta la Svizzera a dicembre. I cantoni della Svizzera romanda hanno già adottato questa misura.
La Svizzera prepara la campagna di vaccinazione contro il Covid. Il 19 dicembre, Swissmedic autorizza un primo vaccino. A Zurigo, dove è stata scattata la foto, la campagna vaccinale inizia il 4 gennaio, data ufficiale scelta dalla Confederazione per la il via a livello nazionale. Anche in Ticino le prime vaccinazioni saranno effettuate quel lunedì.
Il 2020 ce lo siamo ormai lasciato alle spalle. Un anno assolutamente da dimenticare per i più, ma per alcuni anche un anno da ricordare per quello che ci ha insegnato e per le cose che ci ha permesso di (ri)scoprire.
Quel che è certo è che quello appena passato è stato l'anno del SARS-CoV-2, meglio noto come COVID-19, un virus scoperto in realtà alla fine del 2019 a seguito di un numero insolitamente elevato di casi di polmonite nella città di Wuhan, nella Cina centrale.
Un virus che ci ha costretti a cambiare totalmente le nostre abitudini, che ci ha impedito di dare baci e abbracci, che ci ha obbligati ad abituarci a rituali ormai noti (lavarci spesso le mani, tenere le distanze sociali e indossare la mascherina).
Ma il 2020 non è stato solo questo, o almeno non solo. Ripercorriamo quindi, in immagini, quanto è successo in Svizzera durante l'anno che abbiamo appena salutato.
Tornare alla home page