Stagione invernale Gli operatori turistici svizzeri sono fiduciosi

hm, ats

12.11.2021 - 16:00

Per i Grigioni comincia una stagione molto importante anche dal profilo economico.
Per i Grigioni comincia una stagione molto importante anche dal profilo economico.
Keystone

Da un'inchiesta dell'agenzia Awp la domanda interna per le regioni turistiche c'è, e nel contempo stanno tornando anche gli ospiti stranieri.

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Singole stazioni sono già aperte e gli appassionati di sport invernali non vedono l'ora che arrivi, abbondante, la neve. «La stagione invernale si sta sviluppando positivamente», fa sapere l'ente turistico del Vallese. Le prenotazioni per la seconda settimana di gennaio 2022 segnano già un +43% rispetto all'anno precedente. Gli ospiti svizzeri fanno la parte del leone, ma si ravvisa anche una «chiara ripresa» delle prenotazioni che giungono dall'estero. In particolare in Germania, Belgio e Olanda destinazioni come Crans-Montana, Verbier e Zermatt sono di nuovo richieste.

L'ottimismo è di casa anche nelle valli retiche. «Guardiamo alla stagione invernale con fiducia», ha detto un portavoce di Grigioni Turismo. Da un lato molti appassionati di sport invernali che non sono andati a sciare lo scorso inverno hanno voglia di recuperare, dall'altro i dati sui pernottamenti dell'estate e dell'autunno mostrano che i viaggi dai paesi vicini stanno aumentando. I sondaggi effettuati presso le singole destinazioni e nel settore alberghiero fanno pensare che l'inverno sarà migliore di quello 2020/2021. E con il bel tempo Grigioni Turismo si aspetta addirittura una stagione invernale ai livelli pre-Covid.

In gioco vi è molto: nel cantone trilingue circa il 30% del prodotto interno lordo è generato dal turismo e di questo una quota del 70% è rappresentata dagli sport invernali. Secondo i calcoli dell'associazione degli impianti di risalita Bergbahnen Graubünden (BBGR), il cantone ha evitato un danno un danno economico di circa un miliardo di franchi nella stagione invernale 2020/21, grazie all'apertura controllata delle aree sciistiche.

Per il settore in Svizzera potrebbe rivelarsi un vantaggio il fatto che – almeno finora – non è prevista l'introduzione dell'obbligo di un certificato Covid per accedere alle piste. Ciò significa che nella Confederazione le regole saranno meno severe che nelle vicine Austria e Germania, per esempio.

Per quanto la situazione possa sembrare promettente il turismo elvetico non ha comunque ancora superato la pandemia. L'ente di promozione grigionese sottolinea per esempio la dipendenza dalla meteo favorevole, soprattutto per chi fa escursioni giornaliere e nel fine settimana. Con la crisi del coronavirus molti operatori di impianti di risalita sono diventati più sensibili alle condizioni meteorologiche, essendo più dipendenti dagli ospiti svizzeri. Questi ultimi, contrariamente ai turisti asiatici, possono per esempio permettersi di prenotare solo all'ultimo momento la loro escursione sullo Jungfraujoch, evitando di spostarsi in caso di brutto tempo.

Le stazioni sciistiche cercano di reagire a questo stato di cose con i cosiddetti prezzi dinamici, cioè le tariffe che cambiano a seconda della meteo, del giorno della settimana o anche magari dell'affluenza. Un sistema che la stampa consumeristica – K-Tipp e Saldo in primis – ha più volte criticato, perché giudicato poco trasparente e sospettato di gonfiare i costi, creando un'imprevedibilità che, lungi dall'attirare nuovi clienti, rischia semplicemente di irritare gli abituali appassionati.

Il turismo invernale non è peraltro solo di montagna, ma il divario fra le zone alpine e quelle urbane, che tanto stanno soffrendo il calo dei viaggi d'affari, rischia di persistere. «L'inverno svizzero si trova principalmente nelle tradizionali destinazioni di montagna, che sarebbero anche le prime a beneficiare di un'eventuale ripresa», spiega Svizzera Turismo. Per gli agglomerati, invece, si prospetta un'altra stagione difficile.

Secondo l'Ufficio federale di statistica (UST) nell'inverno 2020/21 (cioè nel semestre che va da inizio novembre a fine aprile) la contrazione dei pernottamenti è stata particolarmente elevata nelle regioni turistiche urbane di Ginevra (-68%), Zurigo (-63%) e Basilea (-56%). Nelle comprensori di montagna del Vallese (-13%) e dei Grigioni (-7%), invece, la flessione è stata relativamente contenuta, grazie al maggiore afflusso di ospiti nazionali. Va ricordato anche come in contro tendenza si sia mostrato il Ticino (+88%), che è uscito come uno dei beneficiari della crisi Covid in ambito turistico.