Tragedia Mottarone A Tel Aviv la terza udienza sul caso di Eitan

SDA

10.10.2021 - 19:47

I famigliari del piccolo Eitan, il bimbo rimasto orfano di padre e di madre, entrambi morti, assieme al figlio maggiore, nella tragedia del Mottarone (I).
I famigliari del piccolo Eitan, il bimbo rimasto orfano di padre e di madre, entrambi morti, assieme al figlio maggiore, nella tragedia del Mottarone (I).
Keystone

Una lunghissima seduta sta segnando l'ultima delle tre udienze, a porte chiuse, dedicata dal Tribunale della Famiglia di Tel Aviv alla vicenda di Eitan, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone (I).

Keystone-SDA

La giudice Iris Ilotovich Segal, terminata l'udienza, avrà poi a disposizione due settimane – secondo gli avvocati – per far conoscere la sua decisione.

Anche il dibattimento di oggi – come i precedenti – si è svolto interamente sulla base della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione internazionale dei minori.

La Carta – di cui sono firmatari sia Israele sia l'Italia – è stata infatti invocata per l'immediato rientro in Italia di Eitan da Aya Biran, zia paterna e affidataria della sua tutela, contro il nonno paterno del bambino Shmuel Peleg che ha portato il bambino in Israele e che è indagato in Italia per il sequestro di Eitan.

In aula erano presenti – come nelle altre audizioni – sia la zia paterna sia il nonno materno, ma è stata sentita anche Gali Peleg, figlia di Shmuel e sorella della mamma morta del bambino, che nelle settimane passate ha annunciato di aver chiesto l'adozione del piccolo.

In questa terza udienza, cominciata questa mattina alle 13.30 – e ancora in corso – è stato ascoltato, su invito dei Biran, anche un avvocato esperto di diritto italiano.

Non è un mistero che tutto ruoti sui principi della Convenzione che, a giudizio dei legali di Aya Biran Nirko, si devono applicare al caso di Eitan e portare quindi al ritorno del bambino in Italia. Una tesi contrastata dai legali dei Peleg sotto alcuni aspetti, non ultimo – secondo quanto si è capito – la legittimità dell'affidamento (su cui è in programma una causa promossa in Italia nelle prossime settimane) e anche l'abituale residenza di Eitan.

Punti che sono stati i principali in discussione in tutte le sedute ma che nella prima ha registrato la clamorosa denuncia della nonna materna, Esther Cohen Peleg, di non essere stata ammessa dalla giudice in audizione. «L'Italia ha ucciso mio padre, mia figlia e mio nipote. Non possono prendere anche Eitan. Cosa mi è rimasto, capite?» ha detto la donna in quell'occasione sfogandosi con i giornalisti presenti in Tribunale.

Ora la giudice dovrà andare a sentenza sulla sorte di Eitan che continua – in base alla «intesa temporanea» delle due famiglie, favorita dalla giudice – ad essere affidato alternativamente tre giorni con la zia Aya Biran Nirko e tre giorni con il nonno Peleg.

Ma la decisione della giudice sarà nota solo nei prossimi giorni. Possibile – si è saputo dai legali – che o l'una o l'altra parte si appellino contro il verdetto. E questo potrebbe portare ad un possibile slittamento dei tempi sulla risoluzione della vicenda di Eitan.