InflazioneGli analisti non sono sorpresi dall'aumento del rincaro, la BNS sta a guardare
hm, ats
1.4.2022 - 17:01
L'aumento dell'inflazione in Svizzera (+2,4% in marzo, ai massimi dal 2008) non ha stupito gli analisti finanziari, che mettono in relazione il dato con gli sviluppi globali.
hm, ats
01.04.2022, 17:01
01.04.2022, 17:06
SDA
La Banca nazionale svizzera (BNS) non appare da parte sua eccessivamente preoccupata per gli sviluppi degli ultimi mesi.
Il tasso d'inflazione elvetico sembra quasi «bellino» nel confronto internazionale, affermano gli economisti di VP Bank. La forza del franco attenua notevolmente l'aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti semi-lavorati. Anche secondo Safra Sarasin la pressione generale dei prezzi rimane moderata e non si osserva un'eccessiva spirale a livello salariale.
Più cauti appaiono gli specialisti di UBS, che fanno notare come l'inflazione si stia estendendo e non sia più limitata al settore petrolifero. Questo a loro avviso aumenta il rischio di effetti secondari. D'altro canto il contesto economico generale si è fatto più difficile, il che dovrebbe avere un effetto frenante sulle richieste di adeguamento degli stipendi da parte delle maestranze.
Secondo gli economisti di Raiffeisen la forte crescita del costo delle materie prime si sta facendo sentire anche in altre categorie di beni. Malgrado ciò il franco forte e la dipendenza relativamente minore dal gas dovrebbero permettere di mantenere l'inflazione elvetica sotto controllo.
Intanto la BNS non si scompone: nell'ultimo esame trimestrale della situazione economica e monetaria, la settimana scorsa, ha deciso di mantenere la sua politica monetaria espansiva, con un tasso guida del -0,75%. Ha però ritoccato al rialzo le previsioni di inflazione, che ora è vista al 2,1% nel 2022.
Il dato è significativo, perché supera i due punti percentuali: va ricordato che nella sua strategia di politica monetaria l'istituto guidato da Thomas Jordan assimila la stabilità dei prezzi a un incremento annuo dell'indice nazionale dei prezzi al consumo inferiore al 2%. Gli economisti della banca centrale giudicano però a quanto sembra come meramente temporanea l'attuale fiammata dei prezzi: per il 2023 e il 2024 è infatti pronosticato un rincaro in entrambi i casi dello 0,9%.